ISSN 2039-1676


05 dicembre 2011 |

Arrestato e trasferito all'Aia l'ex Presidente della Costa d'Avorio

Laurent Koudou Gbagbo è stato consegnato alla Corte Penale Internazionale per essere processato per crimini contro l’umanità

Il 30 novembre scorso l’ex presidente della Costa d’Avorio Laurent Koudou Gbagbo è stato arrestato e trasferito all’Aia in esecuzione di un mandato d'arresto spiccato nei suoi confronti dalla Corte Penale Internazionale (ICC) il 23 novembre, ma reso pubblico solo al momento dell’esecuzione dell’arresto e della consegna del sospetto alla Corte da parte della autorità ivoriane.

Il mandato di arresto, la cui richiesta è stata avanzata dal Procuratore il 25 ottobre scorso, si colloca nell’ambito delle indagini in corso che si riferiscono ai crimini commessi durante i disordini e delle violenze avvenute a seguito delle elezioni presidenziali del dicembre 2010.

L’apertura delle indagini su iniziativa proprio motu del Procuratore, è stata formalmente autorizzata dai giudici della Pre-trial Chamber con decisione del 3 ottobre scorso, a norma dell’art. 15 dello Statuto della ICC.

La Costa d’Avorio non è Stato-membro della ICC, non avendo mai ratificato lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte; tuttavia le autorità ivoriane hanno accettato la competenza della ICC ai sensi dell’art. 12 comma 3 dello Statuto che prevede la possibilità di una accettazione ad hoc da parte di uno Stato: “Se è necessaria […] l’accettazione di uno Stato non Parte del presente Statuto, tale Stato può, con dichiarazione depositata in Cancelleria, accettare la competenza della Corte sul crimine di cui trattasi. Lo Stato che abbia accettato la competenza della Corte coopera con la Corte senza ritardo e senza eccezioni […]”. In applicazione di tale disciplina, il nuovo presidente ivoriano, Alassane Ouattara, depositava il 14 dicembre 2010 una dichiarazione di accettazione della competenza della Corte, che peraltro confermava una precedente dichiarazione in tal senso depositata il 18 aprile 2003 dall’allora Ministro degli Affari Esteri ivoriano (per fatti avvenuti nel 2002). Questo dettaglio, della accettazione ad hoc da parte dello Stato, non è irrilevante in quanto indica che, sebbene le indagini siano formalmente iniziate proprio motu dal Procuratore, in qualche modo tale passo è stato fatto in accordo (se non su richiesta) delle (attuali) autorità ivoriane.

La situazione in Costa d’Avorio è politicamente instabile e alquanto travagliata da decenni. Ogni transizione e passaggio di potere è segnato da scontri, violenze, commissione di gravi violazioni, fino a veri e propri massacri. Laurent Gbagbo stesso è stato presidente ivoriano per gli ultimi 10 anni ma è da oltre 30 anni sulla scena politica: dopo 20 anni  all’opposizione salì al potere nel 2000, sconfiggendo il leader militare Robert Guei che tentò invano di rovesciare i risultati elettorali con la violenza e la forza armata.

I fatti di cui Gbagbo è ora chiamato a rispondere davanti alla Corte dell’Aia risalgono esattamente ad un anno fa, quando le elezioni presidenziali, che vedevano confrontarsi Gbagbo e Oattara (l’attuale presidente in carica) si trasformarono in uno degli episodi di violenza più sanguinosi della storia del paese. Crimini furono commessi da entrambe le parti.  Si stima che oltre 3.000 persone furono uccise negli scontri tra le due fazioni. In particolare, la decisione di emissione del mandato di arresto nota che dal 28 novembre 2010 al maggio 2011 le forze pro-Gbagbo attaccarono la popolazione ritenuta essere dalla parte avversaria – ossia pro-Ouattara -, nelle maggiori città e nella parte ovest del paese, prendendo di mira specifici gruppi etnici e comunità religiose.

Le violenze si intensificarono a seguito delle manipolazioni e brogli connessi al risultato delle elezioni presidenziali che - a parere degli osservatori UN - assegnava la maggioranza a Outtara. A parere della Commissione elettorale ivoriana, invece, le irregolarità compiute al nord del paese, ove le forze di Ouattara avevano preso il controllo, sarebbero state così gravi che il risultato avrebbe dovuto essere annullato e la vittoria assegnata a Gbagbo.  Nelle settimane decisive per la presa del potere da parte di Ouattara (con l’aiuto di una milizia francese), intorno ad aprile 2011, furono denunciate indicibili violenze, compiute da entrambe le parti, anche con l’apporto di milizie straniere, tra cui mercenari liberiani al soldo di Gbagbo.

Quanto ai crimini attribuibili a Gbagbo, i giudici hanno ritenuto che dalle prove sinora prodotte dall’accusa si evince che gli attacchi furono commessi in modo esteso e sistematico e in esecuzione di un piano organizzato. Non si trattò quindi di una serie di episodi criminosi isolati, ma di un preciso piano criminale, orchestrato e diretto dall’indagato. Tra i crimini contestati vi sarebbero omicidi, stupri e altre violenze sessuali, atti inumani e persecuzione, tutti integranti la macrofattispecie di crimini contro l’umanità ai sensi dell’art. 7 dello Statuto.

Quanto alla responsabilità personale di Laurent Koudou Gbagbo, i giudici hanno per il momento accolto l’impostazione del Procuratore che ha definito Gbagbo come ‘indirect perpetrator’ ossia autore mediato, ai sensi dell’art. 25 comma 3 lett. a dello Statuto. Sebbene tale caratterizzazione legale della responsabilità dell’indagato sia passibile di rivisitazioni, come notato dai giudici, vi sarebbero allo stato elementi sufficienti per ritenere che esistesse un piano criminoso tra l’ex Presidente ivoriano ed il suo gruppo di fedelissimi, che insieme esercitavano il controllo sulla esecuzione dei crimini.

La prima udienza di comparizione dell’ex Presidente ivoriano è fissata per il 5 dicembre davanti alla Pre-trial Chamber III; in quell’occasione i giudici dovranno informare l’indagato delle accuse a suo carico ed assicurarsi che abbia compreso i suoi diritti, tra cui quello di essere assistito da un legale di fiducia e di chiedere la scarcerazione in attesa di giudizio, verificando anche la sua conoscenza di una delle lingue di lavoro della Corte (inglese e francese).

Spetterà poi alla medesima Pre-trial Chamber confermare o meno le accuse nei confronti dell’indagato, e quindi decidere se rinviarlo o meno a giudizio, all’esito di una successiva udienza (chiamata appunto ‘udienza di conferma delle accuse’), da celebrarsi a norma dell’art. 61 dello Statuto, la cui data dovrà essere fissata al più presto, presumibilmente già lunedì prossimo in sede di udienza di prima comparizione.

Il Procuratore ha chiarito che il mandato di arresto nei confronti di Gbagbo è solo il primo passo nel contesto delle indagini sui crimini commessi in Costa d’Avorio, crimini che sono stati commessi da entrambe le parti. Nonostante tale chiarimento, diverse voci critiche si sono già levate ad esprimere preoccupazione per una indagine che appare allo stato decisamente parziale e che rischia così di aumentare le divisioni all’interno del paese. Il consenso di cui gode l’ex Presidente, oggi detenuto in Olanda, è ancora molto forte: le stime dell’Onu informano che Gbagbo ottenne il 47% dei voti alle elezioni presidenziali dello scorso anno. Il suo arresto e consegna all’Aia è percepito da alcuni come ennesima dimostrazione che la giustizia può essere fatta solo da ‘vincitori’ sui ‘vinti’.

Non va infine dimenticato che, come denunciato dalla Croce Rossa Internazionale, anche le truppe dell’attuale Presidente Ouattara si sono macchiate della commissione di gravissimi crimini, tra cui numerose esecuzioni, in particolare durante la loro marcia di avanzata nella parte ovest del paese durante la scorsa primavera. Non resta pertanto che auspicare che il Procuratore della Corte sia al più presto in grado di aprire un secondo filone di indagini all’interno della medesima situazione ivoriana, in modo da scongiurare il rischio che la giustizia penale internazionale sia percepita come parziale e si dimostri invece uno strumento davvero super partes, in grado di tutelare le vittime e riaffermare il valore del principio di diritto infranto, indipendentemente dagli equilibri di potere all’interno dei singoli Stati e sul piano internazionale.

 

Per tutte le informazioni sul caso si può consultare la pagina dedicata sul sito della Corte Penale Internazionale:

www.icc-cpi.int/menus/icc/situations%20and%20cases/situations/icc0211/