ISSN 2039-1676


19 marzo 2014 |

A. Di Nicola, G. Musumeci, Confessioni di un trafficante di uomini, Chiarelettere, Milano, 2014, pp. 162

Recensione

[Questa segnalazione è in corso di pubblicazione nella Rivista del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti: l'autore ringrazia il Consiglio Direttivo de «People on the Move» per l'anticipata pubblicazione in Dir. Pen. Contemporaneo]

 

Il volume del criminologo (professore aggregato di criminologia) Andrea Di Nicola e del giornalista (nonché conduttore radiofonico) Giampaolo Musumeci costituisce una novità accattivante nel quadro delle indagini nel delicato e complesso fenomeno del contrabbando di migranti («smuggling»): la pubblicazione raccoglie e contiene la "viva", talvolta sprezzante, irriverente voce dei trafficanti (Aleksandr, siberiano: «Mosè per me è stato il primo scafista della storia! E io sono come lui, come Mosè!»; cfr. p. 21) offrendo un quadro d'insieme senza dubbio interessante nel comprendere un fenomeno attualissimo, poiché consente di "vivere" le modalità e le dinamiche criminali anche dalla visuale del trafficante. L'indagine svolta dagli autori nel corso del tempo, concerne le principali rotte del traffico "battute" da trafficanti senza scrupoli, svelando appunto un «sistema criminale» articolato che si basa, fondamentalmente, sulla fiducia reciproca (v., ad esempio, infra).

Lo stile scorrevole adottato rende piacevole la lettura di questo delicato e complesso fenomeno. Il contenuto dei capitoli offre la possibilità di conoscere la storia di diversi trafficanti (di cui uno particolarmente noto: v. p. 45 ss.), ma anche palesa le modalità operative applicate e le distinte fasi dello «smuggling», nonché i peculiari sistemi adottati per non lasciare (determinate) tracce significative. Emblematici di questi profili richiamati, appaiono rispettivamente: l'efficace descrizione delle distinte «fasi» dello «smuggling», ossia «il reclutamento, il trasferimento e l'ingresso nel paese di destinazione», che necessitano dell'apporto di adeguati strumenti di comunicazione (cfr. p. 111 ss.); il «sistema hawala» che si caratterizza poiché si basa «su una rete di dealer, gli hawaladar, e sulla fiducia. Il denaro si muove tra due dealer, ma mai fisicamente. (...)» (cfr. più diffusamente p. 34 ss.).

L'indagine desta senza dubbio la curiosità del lettore offrendo altresì spunti di riflessione. Gli autori richiamano l'attenzione, tra l'altro, sull'interesse delle «organizzazioni terroristiche internazionali» verso le «reti che trafficano clandestini» (v. p. 144, particolarmente p. 150 ss.).