ISSN 2039-1676


27 maggio 2014 |

Stefano Maria Corso, Codice della responsabilità  "da reato" degli enti - annotato con la giurisprudenza, II ediz., Giappichelli, 2014, pp. XIII-566

Presentazione del volume

 

Il «Codice della responsabilità "da reato" degli enti» di Stefano Maria Corso esce ora in una seconda edizione accresciuta e affinata, anche con novità grafiche, rispetto alla prima edizione del 2012 (pp. XIII-528), consolidandosi quale punto di riferimento utile per districarsi in una materia assai complessa e sempre più maneggiata dalla prassi giudiziaria. Nel contesto di una ampia e non omogenea letteratura, l'opera si distingue in quanto costituisce una rassegna di sola giurisprudenza relativa alle norme del d. lgs. n. 231/2001, mantenendo peraltro la scelta caratterizzante della pluralità di citazioni della dottrina di commento alle decisioni richiamate, come si legge nella premessa «al lettore» che apre il libro. Gran parte della giurisprudenza è accompagnata da rimandi alle note critiche o illustrative con cui le ordinanze e le sentenze sono state pubblicate nelle riviste, anche quelle on line.

Inoltre, ad essere riprodotte in molti casi non sono solo le massime ufficiali delle pronunce, né massime a tal fine elaborate dall'A. Per gli arresti più importanti il «Codice» propone una ricostruzione dei percorsi argomentativi seguiti dai giudici come premessa logica delle loro conclusioni, fungendo, così, da vera e propria bussola nell'attività di interpretazione, ma anche di applicazione delle norme al fatto. Si può dire che l'attenzione dedicata alla motivazione dell'atto giudiziale costituisca la cifra caratterizzante di questo prodotto editoriale, di evidente fruibilità estesa al mondo dei pratici, oltre che a quello degli studiosi. L'"annotazione" della legge, attraverso la giurisprudenza, fornisce un commento che agevola la ricostruzione del sistema alla luce del diritto positivo.

È significativo il titolo del libro. Sottintende una scelta di metodo, oltre che divulgativa, parlare di responsabilità degli enti «da reato». Dovendo individuare un criterio per selezionare il materiale giurisprudenziale disponibile, ormai imponente e in crescita parallela all'ampliamento del catalogo dei reati presupposto, l'A. impiega una prospettiva che guarda alla "sostanza" dei problemi affrontati nelle vicende giudiziarie di cui le pronunce incluse nel «Codice» sono un punto di emersione. Come si sa, la materia penale costituisce la "sostanza" di questo settore dell'ordinamento, peraltro caratterizzato da obiettivi propri anche sul fronte della prevenzione degli illeciti. Il processo destinato ad accertare la responsabilità degli enti guarda al reato, anche quando non ruota attorno alle vicende dell'imputato.

Il «Codice» non contiene solo la giurisprudenza, italiana e di matrice UE (si vedano, a questo riguardo, le decisioni della Corte di Giustizia dell'Unione Europea cui rinviano le annotazioni in calce alla parte del libro dedicata alle fonti sovranazionali). È arricchito da un'appendice in cui sono raccolte le leggi collegate al d. lgs. n. 231/2001, prima fra tutte la legge delega n. 300/2000 (a sua volta, la legge delega è annotata, in apertura del libro, con riferimenti giurisprudenziali). Compare la Relazione ministeriale al decreto; completano l'opera le fonti normative di allargamento dei reati da cui deriva la responsabilità amministrativa, i necessari riferimenti, fra l'altro, al Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (d. lgs. n. 385/1993), al Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (d. lgs. n. 58/1998), al Testo unico delle disposizioni in materia di spese di giustizia (d.P.R. n. 115/2002), al Testo unico delle disposizioni in materia di casellario giudiziale (d.P.R. n. 313/2002), al Codice dei contratti pubblici (d. lgs. n. 163/2006, anch'esso annotato con la giurisprudenza), ai regolamenti ministeriali e alla normativa regionale e provinciale