ISSN 2039-1676


20 giugno 2014 |

Una nuova collana e un premio per 'lanciarla'

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il bando di concorso relativo alla terza edizione del premio indetto da Franco Angeli e "Studi di diritto pubblico" - Collana diretta da Roberto Bin e Aldo Sandulli e coordinata da Fulvio Cortese. 

Per scaricare il bando, clicca sotto su download documento.


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'Pubblicare' non è un verbo privo di implicazioni. Per noi giuristi pubblicare è l'unica strategia lecita per progredire nella carriera accademica. Tutte le regole, scritte e non, questo ci dicono, vali e vieni accreditato per ciò che pubblichi. Ma dove?

 

La domanda si pone soprattutto per le monografie, dato che per le riviste scientifiche l'Anvur ha già cercato di mettere ordine: un ordine discutibile quanto si vuole, ma pur sempre un ordine. Per le monografie mancano ancora dei criteri precisi. Siccome le urgenze della procedura dell'abilitazione fanno agio su ogni altro criterio, ecco che si è indotti spesso a pubblicare dove si può, nella compiacente collana di Dipartimento, da qualche editore che non va troppo per il sottile, dalla cooperativa libraria sotto casa. Si pubblicano così libri che non hanno circolazione, vengono "omaggiati" secondo il rituale accademico e letti soltanto dagli sventurati commissari. Ma è questo che significa 'pubblicare'?

 

Togliamo di mezzo la questione se vi siano editori più qualificati e qualificanti di altri: da quando le nostre case editrici "storiche" sono state comprate dai grossi gruppi internazionali, si è persa qualsiasi traccia degli antichi, prestigiosi editori giuridici, ormai assoggettati alle volontà del mercato. Se un editore pubblica perché è ricompensato dal dipartimento che sostiene la propria collana, o se pubblica perché in qualche modo chi scrive trova i fondi per ripagarlo, dove stanno le garanzie di qualità? Ecco che allora il messaggio che viene offerto allo studioso che licenzia il proprio libro è: pubblica dove puoi e non farti eccessivi problemi.

 

Sono problemi ben noti e in tanti abbiamo cercato di affrontarli promuovendo collane scientifiche che sottopongono le proposte editoriali a una valutazione anonima più o meno rigorosa. Certo, questo dovrebbe garantire una certa qualità dei volumi che superano il filtro del referaggio e, oltretutto, garantisce all'autore il vantaggio che il suo lavoro sia letto e commentato da qualcuno. Ma è davvero un vantaggio? Si perdono dei mesi in attesa del referto, si rischiano giudizi pesanti o anche richieste di apportare modifiche più o meno rilevanti. Dov'è il vantaggio, se la collana di dipartimento tutto questo ti risparmia o se il Maestro può piazzare il tuo volume in qualche collanina senza troppe pretese?

 

'Pubblicare', come si vede, è un problema serio, per il quale non ci sono risposte facili, purtroppo. Si va per tentativi, cercando di rendere attrattivo un certo tipo di "pubblicazione". Tra questi tentativi c'è l'esperimento condotto con la Collana di Studi di diritto pubblico, che abbiamo creato con Aldo Sandulli, Fulvio Cortese e uno stuolo di costituzionalisti e amministrativisti italiani e stranieri che hanno accettato di comporre il comitato scientifico. L'obiettivo è attrarre giovani studiosi verso una sede editoriale che punta alla qualità e pratica una double blind peer review che coinvolge anche, in via preliminare, il comitato scientifico. Siccome tutto ciò può essere letto come un inutile aggravio burocratico, abbiamo cercato di rendere il tutto più attraente ricorrendo a una parole che nella vita accademica ha rappresentato tutto e oggi non rappresenta quasi più niente: concorso. Ogni anno l'Editore, Franco Angeli, finanzia di tasca propria la pubblicazione del volume che vince il concorso, a cui si può partecipare presentando il proprio libro entro il mese di gennaio. È un concorso vero, in cui i giudici non conoscono i concorrenti e viceversa.

 

L'esperimento sta dando i suoi frutti. I concorrenti sono aumentati e così anche la qualità dei testi presentati. L'idea di vincere piace a chiunque, la possibilità di comunicare al proprio dipartimento che i suoi soldi non servono qualche soddisfazione la dà: e poi si scopre un altro vantaggio. Essere giudicati non fa mai piacere, ma essere letti attentamente, commentati e consigliati per la migliore riuscita dell'opera da persone che - benché sconosciute - hanno sicuramente titolo per farlo è un grande regalo che si riceve. È il frutto di quella collaborazione tra studiosi di cui purtroppo, per la ristrettezza dei tempi o la chiusura delle "scuole", i giovani studiosi non sempre possono godere. Neppure in quella che si continua a chiamare università.

 

In allegato potete leggere il bando per il Concorso di quest'anno.