ISSN 2039-1676


12 gennaio 2015 |

Una ripresa difficile

Editoriale

 

1. Avremmo voluto riprendere le pubblicazioni dopo la pausa natalizia con un po' più di leggerezza, complice l'atmosfera delle feste appena trascorse: ma i drammatici fatti di Parigi dei giorni scorsi non possono non turbarci profondamente. Non solo in quanto cittadini europei; ma anche nella nostra veste specifica di studiosi del diritto penale, e dunque della branca dell'ordinamento da sempre in prima linea nel contrasto ai terrorismi di ogni specie e natura. Occorrerà riflettere ancora, a quasi quindici anni dalle torri gemelle, sulle terribili sfide lanciate contro l'occidente dal terrorismo di matrice islamica, e sulle risposte più appropriate a tali sfide; ponendo una volta di più al centro dell'attenzione il tema cruciale della ricerca di bilanciamenti sostenibili tra protezione della sicurezza collettiva (che si declina, anzitutto, nella vita e nell'integrità fisica e morale delle vittime innocenti della violenza terroristica) e tutela dei diritti fondamentali di cui anche i terroristi, e a maggior ragione i sospetti terroristi, continuano a essere titolari.

Sarà una riflessione nella quale vogliamo sin d'ora impegnarci, sollecitando da colleghi e amici interventi autorevoli e meditati, come quello - pronunciato a caldo da Robert Badinter, l'ex Ministro della giustizia del primo governo Mitterrand cui si deve l'abolizione, in Francia, dell'orrore della pena di morte - che ci pare opportuno trascrivere qui integralmente:

«Devant un tel crime, préparé et exécuté de sang-froid, c'est d'abord aux victimes que pense chacun d'entre nous. Policiers assumant le risque quotidien auquel les expose leur devoir, journalistes réunis pour accomplir leur mission d'information, sans laquelle la démocratie serait étouffée. Ces journalistes-là sont morts pour nous, pour nos libertés qu'ils ont toujours défendues. Sachons nous en souvenir. L'émotion nous saisit aussi à la pensée de leurs familles, de leurs proches, que le crime frappe au cœur par ricochet et qui vivront désormais comme des invalides, amputés de l'être humain qui était une part d'eux-mêmes.

Au-delà du chagrin et de la pitié s'inscrit le devoir de justice. Nous sommes assurés que les pouvoirs publics mettront tout en œuvre pour identifier et arrêter les auteurs de ces crimes. A la justice de décider de leur sort, en toute indépendance et dans le respect de l'Etat de Droit. Ce n'est pas par des lois et des juridictions d'exception qu'on défend la liberté contre ses ennemis. Ce serait là un piège que l'histoire a déjà tendu aux démocraties. Celles qui y ont cédé n'ont rien gagné en efficacité répressive, mais beaucoup perdu en termes de liberté et parfois d'honneur.

Enfin, pensons aussi en cette heure d'épreuve au piège politique que nous tendent les terroristes. Ceux qui crient "allahou akbar" au moment de tuer d'autres hommes, ceux-là trahissent par fanatisme l'idéal religieux dont ils se réclament. Ils espèrent aussi que la colère et l'indignation qui emportent la nation trouvera chez certains son expression dans un rejet et une hostilité à l'égard de tous les musulmans de France. Ainsi se creuserait le fossé qu'ils rêvent d'ouvrir entre les musulmans et les autres citoyens. Allumer la haine entre les Français, susciter par le crime la violence intercommunautaire, voilà leur dessein, au-delà de la pulsion de mort qui entraîne ces fanatiques qui tuent en invoquant Dieu. Refusons ce qui serait leur victoire. Et gardons-nous des amalgames injustes et des passions fratricides.»

Guardiamoci, ci dice il vecchio saggio della politica francese, dagli stati di eccezione, più o meno mascherati o apertamente dichiarati: gli Stati che hanno percorso questa strada - da ultimi gli Stati Uniti, con le torture di Guantanamo - hanno guadagnato ben poco in termini di efficacia repressiva o preventiva, e molto hanno perso in termini di onore, e di credibilità internazionale. E guardiamoci, soprattutto, dal pericolo delle passioni fratricide: dalle passioni che rischiano di creare fossati tra persone che vivono assieme, lavorano assieme, amano e crescono i loro figli assieme, nelle stesse città e negli stessi paesi, al di là di ogni differenza religiosa; in Francia come in Italia. Perché proprio questo - la creazione di muri di pregiudizi, di sospetti, e poi di odi e di violenza - è l'obiettivo ultimo dei terroristi.

Un messaggio colmo di saggezza, e di vibrante umanità: di quell'umanità che dovrebbe restare anche oggi la stella polare di ogni riflessione sul da farsi, all'indomani dello shock di queste drammatiche giornate.

 

2. Nel frattempo, le nostre pubblicazioni riprendono secondo le linee da tempo pianificate, in particolare con la pubblicazione dell'ultimo numero del 2014 della nostra Rivista trimestrale, come al solito liberamente scaricabile cliccando sull'icona corrispondente nella colonna di sinistra della nostra home page.

In questo fascicolo sono tra l'altro inseriti, oltre a una vasta gamma di articoli già pubblicati in anteprima nella nostra rivista quotidiana nei mesi scorsi, la gran parte degli interventi dei relatori al convegno italo-spagnolo su Economia e diritto penale svoltosi presso l'Università degli Studi di Milano lo scorso maggio e co-organizzato dalla stessa Università, dall'Università di A Coruna e dalla nostra Rivista: interventi ancora del tutto inediti su temi di grande attualità - tra cui quello sempre al centro dell'attenzione politico e mediatica del contrasto alla corruzione, e delle eventuali ulteriori riforme della legislazione penale in materia - che affidiamo senz'altro all'attenzione dei nostri lettori.

Ai quali vogliamo, comunque, formulare i nostri migliori auguri per un sereno e proficuo 2015, pur così traumaticamente avviato.