ISSN 2039-1676


16 novembre 2015 |

A. Bell, Pericolo e incolumità  pubblica, Maggioli Editore, 2015

Prefazione al volume

 

Per accedere alla scheda del volume, pubblicato nella Collana "Scienze penalistiche e Criminologia", diretta da Raffaele Bianchetti, Giuseppe Gennari, Luca Lupària e Francesco Viganò, clicca qui.

 

Il lavoro di questo giovane studioso, che costituisce la rielaborazione della tesi di dottorato da me seguita e discussa qualche anno fa presso l'Università degli Studi di Milano, non ha l'ambizione di porsi come un commento sistematico ai reati contro l'incolumità pubblica, che si aggiunga a quelli - pregevoli e autorevoli - anche di recente pubblicati. Piuttosto, questo volume restringe l'analisi a un requisito chiave che compare, esplicitamente o implicitamente (perché racchiuso in nozioni come quella di "disastro" o di "avvelenamento"), in pressoché tutte queste fattispecie criminose, la cui importanza sul piano prasseologico è enormemente cresciuta negli ultimi anni.

Nonostante il proliferare di processi penali in materia di disastri, di omissione o rimozioni dolose di cautele contro infortuni sul lavoro, ovvero di avvelenamenti e/o adulterazione di acque, i precisi connotati del requisito del "pericolo per la pubblica incolumità" o "per la salute pubblica" evocati da tutte queste norme restano in larga parte controversi; così come ancora tutta da chiarire resta la tipologia delle prove che la pubblica accusa, o le stesse parti civili, dovrebbero ragionevolmente fornire a supporto di una pronuncia di condanna.

Il lavoro di Bell getta luce su questi problemi, individuando anzitutto con precisione le questioni aperte nella prassi (ma spesso nascoste tra le pieghe delle argomentazioni delle sentenze, che sono solite 'scivolare' sui nodi davvero difficili), e fornendo spunti preziosi in vista di possibili risposte. Il tutto attraverso uno sforzo costante di ragionare in termini di categorie unitarie e 'trasversali' all'intera parte speciale - e comunque alle fattispecie regolate dal titolo VI -: evitando la scorciatoia di soluzioni 'tatbestandsspezifisch', e cioè frammentate ed appiattite sulla logica di tutela delle singole fattispecie, secondo un modo di ragionare particolarmente frequente in giurisprudenza, ma che costituisce - in definitiva - la negazione dello stesso pensiero sistematico.

Preliminare alla ricerca di soluzioni 'trasversali' al problema di che cosa sia, e come si accerti, il pericolo per la pubblica incolumità è, allora, l'analisi dello stesso concetto di pericolo, svolta nel primo capitolo del volume. Un concetto, certo, ampiamente esplorato dalla dottrina italiana, oggetto di monografie 'classiche' che ancora restano fondamentali; ma sul quale - benché il dato rischi di suonare sorprendente - la giurisprudenza e la stessa manualistica sono ancora ben lungi dall'essere approdati a conclusioni definitive, come dimostrano le perduranti incertezze circa la precisa distinzione tra reati di pericolo "concreto", "astratto" e "presunto" (e le molte categorie intermedie escogitate in relazione a questa o quella classe di fattispecie), ovvero circa la natura di autentico "evento" (ma in senso solo giuridico, o anche 'naturalistico?) del pericolo come requisito di fattispecie - incertezze, queste ultime, che immediatamente si riverberano sulle questioni dell'individuazione del locus e del tempus commissi delicti, con tutti i loro riflessi in tema di prescrizione e di calcolo del termine prescrizionale. L'analisi di Bell è qui particolarmente preziosa, nel suo sforzo di chiarificazione e semplificazione delle categorie, con l'aiuto del mai abbastanza lodato rasoio di Occam, in funzione della costruzione di concetti dogmaticamente solidi ma il più possibile semplici da afferrare e, per questo, facili da maneggiare per la prassi. Uno sforzo, peraltro, del quale chiunque abbia - come il sottoscritto - la responsabilità di insegnare ai giovani i rudimenti del diritto penale non potrà che essere grato all'autore di questo volume.

Il lavoro era già concluso quando è entrata in vigore, dopo una lunga e sofferta gestazione, la legge n. 68/2015 sui c.d. ecoreati, che - in particolare tramite la previsione di un inedito art. 452-quater c.p. - incide non poco, anche sul piano sistematico, sull'assetto complessivo delle incriminazioni esplorate in quest'opera. La corposa appendice che conclude il volume si fa carico di analizzare l'impatto della riforma sul tema dell'accertamento del pericolo, evocato proprio dalla norma di cui all'art. 452-quater c.p., fornendo al tempo stesso una serie di prime risposte ai principali nodi esegetici che non mancheranno di affaticare gli interpreti nel prossimo futuro.