ISSN 2039-1676


08 giugno 2018 |

Kai Ambos, Internationales Strafrecht, 5. Aufl., C.H. Beck Verlag, München, 2018

Recensione

1. Da alcuni decenni il diritto penale vive una progressiva europeizzazione ed internazionalizzazione che può essere osservata da diversi punti di vista. Il panorama delle fonti attualmente si presenta quanto mai vario e multilivello. Il lavoro del Prof. Ambos si propone di offrire una trattazione completa e organica di tali diversi livelli di internazionalizzazione del diritto penale. Nonostante formalmente nella sua quinta edizione il manuale non presenti capitoli “nuovi” rispetto all’edizione precedente del 2014, sotto il profilo contenutistico sono molte e rilevanti le novità legate allo sviluppo del diritto penale internazionale ed europeo degli ultimi quattro anni: si pensi ad esempio all’attivazione della giurisdizione della Corte Penale Internazionale sul crimine di aggressione ed a tutta la giurisprudenza della stessa Corte nel frattempo intervenuta, soprattutto su questioni di carattere processuale, od agli effetti dell’approvazione ed attuazione della direttiva 2014/41/UE sull’ordine di indagine penale, appena introdotta all’epoca della scorsa edizione, nonché alla più recente approvazione del regolamento UE 2017/1939 relativo all’attuazione di una cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura europea, che si collega alla nuova direttiva 2017/1371 relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione (che sostituisce la c.d. Convenzione PIF del 1995), contenendo norme minime sulla definizione dei reati e sulle sanzioni penali applicabili, per cui è stabilita la competenza della stessa Procura.

Il manuale si apre con l’ambito che storicamente rappresenta il primo terreno di scambio tra i sistemi penali di Paesi differenti, quello del diritto nazionale (tedesco) applicabile a fatti che presentano elementi di estraneità (il c.d. Strafanwendungsrecht, termine con cui si indicano le condizioni alle quali si applica, a fatti commessi all’estero, il diritto penale tedesco). A diverso livello invece si colloca il sistema del diritto penale internazionale (Völkerstrafrecht), che diversamente propone la costruzione di un sistema penale autonomo, sovranazionale e complementare, dotato di regole proprie, al fine di perseguire i c.d. crimini internazionali, frutto di un’elaborazione iniziata dopo la seconda guerra mondiale e che presenta il suo maggiore punto di sviluppo nell’istituzione della Corte Penale Internazionale e nell’entrata in vigore dello Statuto di Roma. Il lavoro di Ambos si occupa successivamente del diritto penale europeo (Europäisches Strafrecht), materia non facilmente inquadrabile all’interno delle categorie tradizionali, sia perché coinvolge diversi ambiti istituzionali (sia l’Unione Europea che il Consiglio d’Europa), sia perché riguarda temi disomogenei quali la tutela dei diritti umani, il diritto penale sostanziale e quello processuale. A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge il fatto che le stesse norme coinvolte hanno ranghi diversi nella gerarchia delle fonti e sono caratterizzate da tecniche di formulazione differenti, senza contare il contributo decisivo delle Corti di Strasburgo e di Lussemburgo per lo sviluppo del diritto penale europeo.

 

2. La prima sezione dell’opera è dedicata al menzionato Strafanwendungsrecht, e si concentra in sostanza sull’efficacia extraterritoriale del diritto penale nazionale. Ambos chiarisce come sia in realtà improprio ed anzi errato ricondurre questo settore del diritto penale interno alla definizione di “internationales Strafrecht”, attenendo piuttosto ad un aspetto del più specifico ambito del diritto penale transnazionale (transnationales Strafrecht). Nonostante tale precisazione, appare apprezzabile l’inserimento di questa sezione all’interno del manuale, in quanto illustra quello che, per molto tempo, è stato l’unico “occhio” degli ordinamenti penali nazionali rivolto all’esterno. La prospettiva dei codici penali nazionali è normalmente fondata sul principio di territorialità, volto a sancire lo stretto legame che intercorre tra il suolo su cui il reato è commesso e la norma penale applicabile. Al fine di garantire la massima estensione alle norme interne, tuttavia, spesso il principio di territorialità è integrato da altri criteri, non meno importanti quali quello della materialità, della personalità attiva e della personalità passiva, cui si aggiunge, in alcuni ordinamenti, quello di universalità. Va detto che, almeno nello spazio europeo, queste prospettive nazionalistiche tendono a ridursi, a vantaggio di una regolamentazione sovranazionale del diritto penale transnazionale, che possa dirsi veramente efficace alla luce del fatto che i confini nazionali hanno assunto una totale irrilevanza per la criminalità. Nonostante ciò, le norme che regolano l’applicazione del diritto penale nazionale nello spazio rimangono di grande importanza, in quanto strumento fondamentale che consente di intervenire in settori come quelli della criminalità organizzata, terroristica od economica.

Il punto di partenza dell’Autore è dunque l’analisi delle norme tedesche che regolano l’applicazione del diritto tedesco, ed in particolare i §§ 3-7 StGB (capitolo 1). Dopo averne evidenziato la duplice natura sostanziale e processuale (e la conseguente sottoposizione al principio di legalità), l’Autore le qualifica giuridicamente quali “objektive Bediengungen der Strafbarkeit” (condizioni obiettive della punibilità) e fornisce anche al lettore che non abbia una dettagliata conoscenza del diritto penale tedesco una panoramica delle norme (ad es. §§ 8, 9 e 11 StGB) e dei concetti essenziali per la loro comprensione.

Il capitolo 2, rispettando il punto di vista internazionalista adottato dall’opera, richiama i principi di diritto internazionale che si pongono a fondamento del potere punitivo statale, validi quindi per tutti gli ordinamenti, ed in particolare si sofferma sul principio di non ingerenza, che altro non è se non un corollario del principio della sovranità statale. Tramite un rinvio alla giurisprudenza della Corte Internazionale di Giustizia in materia di tutela diplomatica, che statuisce come l’esistenza di un reale e genuino rapporto tra uno Stato ed una persona fisica costituisca un criterio di collegamento tra due soggetti tale da non portare alla violazione del principio di non ingerenza, Ambos si sofferma sui criteri di collegamento elaborati dal diritto internazionale. Essi sono riconducibili al diritto penale transnazionale e vengono analizzati singolarmente e nel dettaglio nel capitolo 3: i principi di territorialità, della bandiera, della personalità attiva e passiva, della materialità. Anche in questo caso, con grande profitto del lettore non tedesco, l’Autore illustra innanzitutto i fondamenti internazionalistici di ogni criterio, facendo ampio riferimento alla casistica e all’approccio adottato dall’Unione Europea. Non meno utile in un’ottica di comparazione è l’approfondimento ermeneutico dedicato all’ordinamento tedesco, che non si limita ad una sterile descrizione dei §§ 3-7 StGB, ma ne approfondisce ogni aspetto in maniera sistematica ed esaustiva. L’esame dei principi di universalità e complementarietà, suscettibili di interessanti sviluppi futuri, chiude il capitolo.

 

3. La seconda parte del manuale, evidenziando l’autonomia della disciplina, è interamente dedicata al diritto penale internazionale inteso quale Völkerstrafrecht. In particolare, i capitoli 5 e 6 hanno carattere sostanzialmente introduttivo ed affrontano rispettivamente l’ambito della materia e le sue fonti, da un lato, e lo sviluppo storico da Norimberga fino ai giorni nostri, dall’altro. Sono i capitoli 7 ed 8, aventi rispettivamente ad oggetto il diritto penale sostanziale e quello processuale, i pilastri della sezione.

Il capitolo 7, rovesciando l’approccio seguito dallo Statuto di Roma, si sofferma innanzitutto sulle norme di “parte generale”: la disciplina della responsabilità penale, il concorso di persone, la responsabilità oggettiva, l’elemento soggettivo del reato, il tentativo, le cause di esclusione della responsabilità. In molti casi il notevole livello di dettaglio delle norme dello Statuto della Corte Penale Internazionale rende inevitabile un precipuo riferimento alla loro formulazione, tuttavia appare pregevole l’approccio di Ambos che non si limita all’analisi di tali norme, come se queste avessero cristallizzato il diritto penale internazionale, ma dà respiro anche alle elaborazioni dei tribunali ad hoc istituiti dalle Nazioni Unite e dei tribunali speciali (ad es. il Tribunale Speciale della Cambogia, il Tribunale Speciale per il Libano, la Corte Speciale per la Sierra Leone ecc.). Analogo discorso vale con riferimento alla successiva analisi di “parte speciale”, vale a dire dei crimini di genocidio, contro l’umanità, di guerra e di aggressione, in cui l’apporto della giurisprudenza, soprattutto dei Tribunali Penali per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda, ha giocato un ruolo fondamentale.  Anche il capitolo 8, interamente dedicato all’analisi delle varie fasi del diritto processuale, tiene conto delle procedure dinnanzi a giurisdizioni ulteriori rispetto a quella della Corte Penale Internazionale, nonostante questa benefici, per ragioni legate alla sua natura permanente, di specifici approfondimenti, come quello sulle regole che disciplinano l’esercizio della sua giurisdizione.

 

4. La terza sezione del volume si occupa del diritto penale europeo, inteso in senso lato. Ambos tratta sia degli strumenti rilevanti dell’Unione Europea sia di quelli del Consiglio d’Europa. A livello di Unione Europea evidenzia l’erosione del potere statale nelle scelte di criminalizzazione delle condotte penalmente rilevanti e nella scelta dei beni giuridici da tutelare attraverso le tecniche dell’armonizzazione, dell’assimilazione e del mutuo riconoscimento. Parallelamente, i diritti fondamentali rilevanti in materia penale sono caratterizzati da un’evoluzione significativa ad opera della giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e, in parte, anche degli strumenti eurounitari di tutela dei diritti umani. Tutto ciò fa del diritto penale europeo, come afferma Ambos, una Querschnittmaterie che si trova cioè al crocevia tra diritto penale, diritto dell’Unione Europea, diritto internazionale e diritto costituzionale.

La trattazione della materia inizia con il necessario capitolo introduttivo dedicato alla definizione e alla delimitazione dell’oggetto del diritto penale europeo e delle sue fonti, sia a livello di produzione normativa sovranazionale, sia a livello di diritto nazionale “europeizzato” (capitolo 9). Tale approfondimento è preceduto da un’essenziale panoramica storica sull’evoluzione della materia. A seguire, l’Autore dedica un lungo capitolo al tema della tutela dei diritti umani in Europa (capitolo 10), che vede come protagonisti sia il sistema della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sia quello dell’Unione Europea. Oltre alla trattazione delle garanzie in materia penale, sia processuali che sostanziali, particolare attenzione viene dedicata, da un lato, alle peculiarità del sistema di protezione dei diritti umani nell’ambito dell’Unione Europea, dall’altro al tema del ne bis in idem, principio che si colloca a cavallo tra Accordi Schengen, Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e Convenzione europea dei diritti dell’uomo, con relativo Protocollo addizionale.

Successivamente Ambos dedica il capitolo 11 al diritto penale sostanziale oggetto di europeizzazione, in un’originale prospettiva di ampio respiro. Il tema non è infatti affrontato solo dal punto di vista delle competenze penali dell’Unione Europea, dato che l’Autore riesce a fornire un quadro unitario del diritto europeo (in senso lato) in ambito penale. Dopo uno sguardo iniziale agli strumenti pattizi elaborati in seno al Consiglio d’Europa, passa ad analizzare i singoli settori di adeguamento europeo in materia penale. In particolare, è centrale l’analisi dell’influenza del diritto primario e secondario dell’Unione, attraverso i concetti fondamentali di rinvio del diritto nazionale a quello eurounitario (assimilazione) e viceversa, da un lato, e di armonizzazione attraverso direttive e altri principi (leale cooperazione, primauté, interpretazione conforme), dall’altro.

A ragione, il capitolo 12 è riservato al diritto processuale, in particolare alla cooperazione giudiziaria e di polizia. Tale ambito attualmente costituisce uno dei terreni più fertili di sviluppo del diritto penale europeo, reso necessario dalla natura ormai transnazionale della criminalità e dalle sempre maggiori proporzioni della circolazione di persone e di capitali tra gli Stati Membri, cui si accompagnano le relative conseguenze giuridiche, non solo in ambito penalistico. Alla base della cooperazione giudiziaria e di polizia in ambito europeo sta la tradizionale cooperazione giudiziaria fra gli Stati, fortemente connotata in senso politico e basata su norme pattizie. Da questo terreno comune si è sviluppato il modello europeo, basato sul principio del reciproco riconoscimento. Banchi di prova sono stati, anzitutto, l’estradizione e la creazione del mandato d’arresto europeo, che viene diffusamente trattato dall’Autore anche con riferimento alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in materia. In tempi più recenti l’attenzione viene rivolta invece alla raccolta transnazionale delle prove, il cui esito più recente è stato la già citata direttiva sull’ordine di indagine europeo 2014/41/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio. Infine, un ultimo sguardo è dedicato alla materia dell’esecuzione penale.

L’ultimo capitolo affronta la materia del diritto penale europeo in un’ulteriore prospettiva: quella istituzionale. Tra i diversi approcci alla materia, oltre a quello per principi o per settori, è anche possibile dare uno sguardo d’insieme all’europeizzazione del sistema penale latamente inteso, attraverso l’analisi delle istituzioni e degli organi progressivamente creati per favorire la cooperazione sia in ambito giudiziario che di polizia, nonchè delle istituzioni dell’Unione che abbiano una diretta incidenza sull’europeizzazione dei sistemi penali nel loro operato. Tra questi Ambos si occupa di illustrare OLAF (European Anti Fraud Office, Office européen de lutteantifraude), Europol, Eurojust, la stessa Corte di Giustizia dell’Unione Europea e la nuova Procura Europea.

 

5. In conclusione l’opera risulta molto ben strutturata e completa negli aspetti che si prefigge di affrontare, in grado di condensare in poco più di 700 pagine tre interi cruciali settori del moderno diritto penale. Questa nuova edizione mantiene la struttura sistematica delle precedenti, ma fornisce ampi ulteriori approfondimenti, oltre a beneficiare ovviamente dei rilevanti sviluppi giurisprudenziali nell’ambito del diritto penale internazionale e delle novità legislative nell’ambito del diritto penale europeo. Ogni questione trattata è accompagnata da casi esemplificativi, che traggono origine dalla prassi e di cui viene sempre fornita la soluzione. Queste accortezze, unite a tabelle che schematizzano le norme e le procedure più articolate, offrono anche al lettore che non sia di madrelingua tedesca un valido aiuto nella comprensione e nell’inquadramento sistematico di concetti che potrebbero apparire a prima vista complessi. Si tratta dunque di un’opera immancabile nella biblioteca degli studiosi di “internationales Strafrecht” per come esso si è sviluppato fino ad oggi.