21 giugno 2018 |
Interpretazione estensiva vs divieto di analogia: una problematica tradizionale in una recente (e criticabile) pronuncia della Corte di cassazione
Osservazioni a margine di Cass., sez. III, 22 novembre 2017 (dep. 12 febbraio 2018), n. 6726, Pres. Di Nicola, Est. Mengoni
Contributo pubblicato nel Fascicolo 6/2018
Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.
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Abstract. La sentenza n. 6726/2018 della Terza Sezione della Corte di Cassazione affronta la questione della rilevanza penale o meno di una determinata condotta in concreto posta in essere che, dal tenore letterale della norma incriminatrice, non appare prima facie in essa sussumibile. Nel ritenere penalmente rilevante il fatto, la Corte utilizza i parametri della tutela anticipata del bene giuridico e dell’interpretazione sistematica e teleologica. Il contributo analizza criticamente tale impostazione, provando ad evidenziare i profili di difficile compatibilità di un approccio estensivo siffatto con riferimento ai principi costituzionali, in particolare di legalità e tassatività/determinatezza e cercando di offrire una logica di ragionamento che sia idonea a garantire un corretto bilanciamento tra le esigenze di politica criminale e i principi fondamentali del diritto penale.
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La fattispecie concreta e le argomentazioni della Corte di Cassazione. – 3. Primo profilo critico: l’anticipazione della tutela quale strumento determinativo delle condotte penalmente rilevanti. – 4. Secondo profilo critico: l’interpretazione sistematica quale strumento determinativo delle condotte penalmente rilevanti. – 5. Considerazioni conclusive.