ISSN 2039-1676


20 luglio 2018 |

M. Chiavario, Diritto processuale penale, VII ed., Utet, Torino 2017

Recensione

1. Nel 2004, Mario Chiavario apriva in maniera piuttosto inattesa la prima edizione del suo «Diritto processuale penale». Le righe iniziali della prefazione, infatti, non venivano dedicate – come spesso accade – a riflessioni generali sulla disciplina vigente, ma si rivolgevano direttamente agli «allievi del corso istituzionale», con un suggerimento e una promessa: «cercate di leggere una volta (dunque, non di studiare) l’intero libro» – scriveva il Professore –, «per poi concentrarvi nello studio delle sole parti ‘in corpo grande’ (circa la metà dell’intero volume), sulle quali prendo l’impegno di concentrare, a mia volta, le domande di esame».

Tale chiara indicazione di metodo, che fu di certo molto apprezzata dagli allora studenti, esprimeva perfettamente lo spirito dell’Opera, poi perpetuatosi in tutte le edizioni successive, compresa l’ultima del 2017. Da un lato, infatti, la prima preoccupazione di questo Volume è – ed è sempre stata – quella di fornire agli studenti universitari una solida preparazione di base, cui sono appunto deputate le parti “in corpo grande”. Dall’altro lato, però, i ricchi approfondimenti, contenuti nei paragrafi di dimensioni ridotte, si pongono un obiettivo ulteriore, ossia rendere fruibile questo strumento anche a livelli e per fini diversi, come, ad esempio, la preparazione delle più impegnative prove di accesso alla magistratura e all’avvocatura.

In altre parole, grazie a questa ormai tradizionale veste grafica, sin dall’inizio della consultazione, il lettore ha la preziosa facoltà di dosare lo studio in base ai suoi bisogni, o più semplicemente ai suoi interessi; tuttavia – non lo si può certo tacere – soffermare l’attenzione sulla sola parte “istituzionale” rappresenterebbe sicuramente un’occasione perduta: come anche ricordato nella prefazione a quest’ultima edizione, infatti, è proprio nei paragrafi “in piccolo”, che – oltre ad approfondimenti di carattere storico e comparatistico – si addensano la più parte delle «opinioni […] di carattere interpretativo» e «valoriali» del Professor Chiavario, elaborate nel corso di decenni di docenza, ricerca e collaborazione con il legislatore. Insomma, la primaria importanza attribuita alla funzione didattica ha inciso anche su questo profilo; cosicché, per «rendere il più possibile immune da artificiosi condizionamenti l’apprendimento di base», le idee personali sono state raccolte nelle parti del testo di minor risalto immediato. Non per questa ragione, però, sembra opportuno privarsene, almeno per chi desideri addentrarsi a piene mani nella materia processuale.

 

2. Per quanto riguarda più in particolare i contenuti, l’edizione del 2017 si distingue anzitutto per il recepimento dei consistenti interventi legislativi che hanno recentemente interessato il procedimento penale. In essa, infatti, trovano specifica trattazione le innovazioni apportate dalla l. 23 giugno 2017, n. 103, la cosiddetta “riforma Orlando”, che si presenta come una delle più vaste degli ultimi anni.

Peraltro – sempre nel solco di quella fruibilità “multilivello”, cui prima si è accennato – oltre all’analitica illustrazione di ogni novella, possono leggersi riflessioni più approfondite, volte a enucleare, per ciascuna modifica, i principali nodi esegetici. Così, in merito alla rinnovata disciplina della conclusione delle indagini preliminari, viene segnalato il rischio di «un ulteriore aumento del numero dei procedimenti destinati ad arenarsi senza alcun esito, almeno se non si riuscirà a realizzare, senza sottrazione di forze alle procure di primo grado, un forte rafforzamento e un’adeguata riqualificazione delle risorse personali e materiali a disposizione delle procure generali» (p. 526); inoltre, solo per fare un altro esempio, all’analisi del “nuovo” concordato sui motivi di appello ex art. 599 bis c.p.p., seguono parole di vivo rammarico per il mancato recepimento di una disciplina ancor più efficiente in termini «di tempi e di risorse», «più volte affacciata (velleitariamente, almeno da parte di chi scrive) ma mai accolta da un testo di legge» (p. 698).

Altrettanto spazio è stato comunque riservato alle ulteriori novità, quali i profili processuali della legge introduttiva del reato di tortura (l. 14 luglio 2017, n. 110), la riforma della magistratura onoraria (d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116) e l’attuazione italiana della direttiva 2014/41/UE sull’ordine europeo di indagine penale (d.lgs. 21 giugno 2017, n. 108), la cui disamina è addirittura racchiusa in un nuovo capitolo ad hoc (cap. XLI). Sono stati inoltre inseriti diversi richiami allo schema di decreto legislativo di modifica del Libro XI in materia di rapporti giurisdizionali con autorità straniere.

Peraltro, giova ancora segnalare che tutte le aggiunte e gli aggiornamenti – in questa edizione, come si è detto, particolarmente numerosi – risultano opportunamente evidenziati in grigio, così da renderne più facile e veloce il reperimento.

 

3. Al di là dei nuovi innesti, sono comunque rimaste intatte tutte le ben note peculiarità del “Manuale” del Professor Chiavario, continuativamente perfezionato e arricchito nel succedersi di queste sette edizioni.

Dopo una prima parte introduttiva, in cui vengono presentati i connotati essenziali della giustizia penale, anche in chiave storica (capp. I-III), prende avvio l’illustrazione degli istituti codicistici, la quale, al fine di meglio favorirne la comprensione, non sempre ricalca l’ordine previsto dal legislatore: l’analisi di soggetti (capp. IV-X), atti (capp. XI-XIII) e prove (capp. XIV-XVII) è infatti subito seguita da quella della fase investigativa, dell’udienza preliminare (cap. XVIII) e del giudizio (cap. XIX). I procedimenti speciali vengono esaminati subito dopo (cap. XX), così da non spezzare la continuità del procedimento “ordinario” di primo grado, e, analogamente, slitta anche l’analisi della normativa in materia di arresto, fermo e misure cautelari: tale microsistema è illustrato dopo le impugnazioni (cap. XXIV), il giudicato e l’esecuzione (cap. XXV), quando ormai sono state acquisite tutte le nozioni necessarie per comprenderne compiutamente le complesse dinamiche (cap. XXVI-XXXII). Inoltre, a causa delle consistenti differenze rispetto agli altri procedimenti speciali, la “messa alla prova” è trattata separatamente – da questa edizione insieme all’oblazione –, all’interno di un capitolo sugli «istituti di giustizia penale ‘collaborativa’» (cap. XXIII), mentre revisione e rescissione del giudicato, per la loro capacità di rimuovere la res iudicata, sono accolti nel capitolo in materia di «giudicato ed esecuzione» (cap. XXV).

Singolare risalto assumono anche i temi della documentazione degli atti, delle spese e delle forme di “riparazione”, esaminati a parte, rispettivamente nei capitoli intitolati «’memorie’ della giustizia penale» (cap. XXXIII), «i pesi economici della giustizia» (cap. XXXIV) e «’giustizia ingiusta’ e procedure riparatorie» (cap. XXXV).

Fra i capitoli dedicati alla cooperazione transnazionale, spiccano invece l’ampia e analitica trattazione del mandato d’arresto europeo (cap. XXXIX) e del – già citato – ordine europeo di indagine penale (cap. XLI), nonché le riflessioni in merito ai giudici penali internazionali, che chiudono il Volume (cap. XLIII).

Non mancano infine di essere esaminati il procedimento davanti al giudice di pace e al tribunale monocratico – esposti congiuntamente per affinità di composizione (cap. XXI) – la giustizia penale minorile (cap. XXII) e la procedura per l’accertamento della responsabilità in capo agli enti (cap. XXXVI).

In ogni caso, quale che sia la problematica trattata, si rivengono costanti e articolati riferimenti alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo, temi da sempre cari a Mario Chiavario – a prescindere dalla loro attuale importanza –, che quindi trovano ospitalità ben oltre il solo capitolo relativo alle fonti.

 

4. Da ultimo, vale la pena di ricordare ancora una caratteristica che, forse più delle altre, contraddistingue questo «Diritto processuale penale». L’analisi dei vari istituti si accompagna infatti ad alcune indicazioni – in carattere sottolineato e fra parentesi – tramite le quali l’Autore si rivolge in prima persona a chi legge, consigliandogli, ad esempio, quali disposizioni o argomenti dovrebbe esaminare con più cura. Ebbene, sono proprio espressioni come «vedilo con attenzione» (p. 96), «rivederli, se necessario» (p. 88), o «v. con attenzione almeno le lett. b, e ed e-bis» (p. 97), che meglio consentono di descrivere l’esperienza di chi si avvicini al lavoro del Professor Chiavario: spesso, la sensazione – indubbiamente piacevole – è quella di trovarsi direttamente nell’aula di lezione e di poter accedere a quei chiarimenti che, di solito, sono percepibili soltanto in tale contesto, ossia dalla viva voce del docente.