ISSN 2039-1676


08 ottobre 2018 |

Un nuovo network internazionale per accademici e pratici della giustizia penale

All’inzio di una nuova avventura, qualche parola di introduzione a Criminal Justice Network

Siamo lieti di pubblicare qui il post inaugurale del blog del neonato progetto “Criminal Justice Network”, liberamente accessibile all’indirizzo www.criminaljusticenetwork.eu.

 

Una delle cose più belle che può accadere durante la vita professionale di un accademico è la possibilità di condividere le proprie idee con colleghi e amici di tutto il mondo. Io stesso ho avuto la fortuna di provare più volte questa straordinaria esperienza, essendo stato invitato a partecipare a conferenze o seminari in molti paesi del mondo, in particolare in Spagna e America Latina – dove mi ostino a esprimermi in un bizzarro misto di italiano e spagnolo, che sviluppai nel corso del mio lungo soggiorno di ricerca a Monaco di Baviera allorché, giovane studente di dottorato, ebbi la fortuna di conoscere numerosi giovani colleghi ispanoparlanti.

Recentemente, mi è capitato più volte di pensare quanto affascinante sarebbe avere maggiori opportunità di continuare a discutere con i miei interlocutori, dopo i nostri incontri internazionali. Certo, ci sono molte prestigiose riviste nelle quali ciascuno di noi pubblica i propri lavori; ma ogni professore si rende conto della difficoltà di tenersi aggiornato su tutto ciò che viene pubblicato all’estero, anche dai propri amici più cari. Le nostre università spesso non hanno (o non hanno più) le risorse economiche per acquistare nemmeno le più importanti riviste estere – e le nostre vite, comunque, sono troppo occupate per consentirci di rimanere sempre informati su ciò che viene pubblicato, ad esempio, in Germania, Spagna, Stati Uniti o Cile, solo per menzionare alcuni dei paesi in cui i colleghi che più ammiro pubblicano abitualmente i loro lavori.

Da queste riflessioni gradualmente è nata l’idea di creare un sito internet che potesse operare come uno spazio comune di dibattito per i penalisti di tutto il mondo, e che al tempo stesso potesse costituire uno strumento per disseminare (come oggi si usa dire) i risultati delle ricerche. Condivisi allora questa idea con un gruppo di colleghi e amici italiani – Gian Luigi Gatta, dell’Università degli Studi di Milano; Luca Luparia, dell’Università di Roma Tre; Guglielmo Leo, vice direttore della Scuola Superiore della Magistratura –, con i quali avevo a lungo cooperato nell’ambito della rivista elettronica Diritto penale contemporaneo, che io stesso avevo fondato assieme a Luca Santa Maria nel 2010. Quell’esperienza era stata, d’altra parte, coronata da un successo a dir poco lusinghiero: la rivista, diretta essenzialmente al pubblico italiano di accademici e pratici del diritto penale, registra oggi una media di circa 150.000 visite al mese. Dobbiamo solo creare qualcosa di analogo per un pubblico internazionale, pensammo allora.

Due altri colleghi – Francesco Mucciarelli dell’Università Bocconi, nella quale io stesso prestavo servizio sino alla mia recentissima chiamata alla Corte costituzionale, ed Antonio Gullo dell’Università Luiss di Roma – assieme ad alcuni altri professori dell’Universitat de Barcelona – Joan Queralt, Jaume Alonso-Cuevillas, Sergi Cardenal, David Carpio – e dell’Universidad Diego Portales di Santiago del Chile – Jaime Couso, Héctor Hernández, Mauricio Duce, Fernando Londoño –  aderirono entusiasticamente al nostro progetto, che le nostre rispettive università accettarono di sostenere.

Una delle prime questioni che il nostro piccolo gruppo si trovò ad affrontare concerneva la scelta della lingua da adottare per la nostra iniziativa. Per un sito internazionale, l’inglese rappresentava una specie di opzione di default. Tuttavia, concordammo immediatamente che sarebbe stato un peccato rinunciare a priori a usare le nostre lingue materne, nelle quali ciascuno di noi è più a proprio agio scrivendo di questioni giuridiche. D’altra parte, riflettemmo sul fatto che la maggior parte degli accademici è in grado oggi, quanto meno, di leggere testi in varie lingue straniere. E ciò è particolarmente vero in quella vasta parte del globo che va dall’Italia alla penisola iberica, e di lì all’America Latina – un immenso territorio le cui lingue sono così vicine l’una all’altra da consentire a un professore italiano di essere facilmente inteso in Guatemala o in Brasile, anche se non ha mai (come il sottoscritto) seguito una sola lezione di spagnolo o di portoghese nella propria vita.

Decidemmo, così, di pensare al nostro progetto come a un foro plurilingue, in cui ciascuno fosse libero di esprimersi in una delle lingue più familiari ai professori di materie penalistiche in tutto il mondo. Strutturammo allora il nostro sito in tre diverse versioni – in inglese, la koiné contemporanea degli accademici, ma anche in italiano e spagnolo, le lingue madri del piccolo drappello dei nostri fondatori –; tenendo però la porta aperta a contributi in altre lingue importanti nella discussione penalistica internazionale, come il francese, il tedesco e il portoghese.

Nella fase di preparazione del sito, siamo stati lieti di accogliere nel nostro progetto un numero davvero notevole di autorevoli professori di numerosi paesi (Italia, Spagna, Cile, ma anche Germania, Francia, Argentina, Stati Uniti, Perù, Grecia, Portogallo, Svezia, Regno Unito, Uruguay), ciascuno dei quali con forti legami a livello internazionali, e con i quali avevamo in genere già lavorato in passato.

E finalmente, il nostro Criminal Justice Network è venuto alla luce, e potrà ora cominciare a operare.

Ogni argomento potenzialmente interessante per un pubblico internazionale di esperti nelle materie penalistiche potrà essere discusso nel nostro network. Solo per menzionare alcuni esempi, potremo discutere assieme su come conciliare la necessità di un contrasto efficace alla criminalità con il rispetto dei diritti riconosciuti dalle costituzioni nazionali e dalle carte internazionali dei diritti dell’uomo; su come costruire forme di responsabilità della persona giuridica per fatti che chiamano in causa, accanto alla responsabilità degli individui, la responsabilità dell’organizzazione; su come assicurare un efficace contrasto alla corruzione e alla criminalità degli affari, attraverso gli strumenti penali ‘classici’, strategie preventive e il recupero dei profitti illeciti; su come disciplinare gli strumenti di indagine penale alla luce di una evoluzione tecnologica e scientifica che offre nuove straordinarie potenzialità di accertamento dei fatti ma che al contempo rischia di incidere profondamente sui valori fondamentali; su come mantenere saldi i tradizionali principi del processo penale rispetto ai fenomeni della giustizia negoziata, dei binari processuali differenziati, dell’abbassamento degli standard di prova e della valorizzazione del ruolo della vittima; e ancora, su come assicurare che la pena detentiva operi quale strumento di risocializzazione del condannato, e non si trasformi in uno strumento di sopraffazione e di violazione della dignità umana. Ma siamo certi che molti altri temi dovranno presto essere aggiunti alla nostra lista.

Per dare spazio a tutte queste discussioni, abbiamo pensato di ospitare nella nostra home page un blog (che sarà prestissimo dotato di classificazione ISSN) dedicato, in linea di principio, a brevi e informali post che – ad esempio – commentino a prima vista nuove sentenze o nuove leggi, o che semplicemente gettino sul tavolo nuove idee. Altre tipologie di contributi saranno peraltro benvenute, come working papers o testi di conferenze che i rispettivi autori desiderino condividere con un pubblico più ampio prima di trasformarli in veri e propri articoli, nei quali potranno poi tener conto dei commenti e delle critiche ricevute nel blog. Tutti questi materiali non saranno sottoposti ad alcuna peer review, ma saranno semplicemente vagliati dai nostri managing directors per verificare il loro potenziale interesse per i lettori del sito.

Abbiamo poi deciso di incorporare nel nostro progetto, in un’area speciale del sito, il già esistente e-journal Diritto penale contemporaneo – Rivista trimestrale, recentemente classificato in classe A dall’ANVUR ai fini della valutazione dei prodotti della ricerca, e che abbiamo trasformato nel frattempo in una rivista internazionale (e anch’essa plurilingue), riservata alla pubblicazione di articoli sottoposti a una procedura di peer review conforme agli standard internazionali.

Abbiamo altresì creato delle sezioni speciali dedicate alla pubblicazione di e-books a libera consultazione, nonché di video di eventi internazionali, interviste, etc. di potenziale interesse per i nostri lettori internazionali.

E, naturalmente, i lettori potranno restare periodicamente informati di tutte le novità pubblicate su Criminal Justice Network e sulla Rivista trimestrale iscrivendosi al servizio newsletter, a cui si accede dall'apposito pulsante collocato nella barra orizzontale in alto nella homepage.

Ma, mi pare, conviene fermarci qui nella nostra presentazione. Anche perché siamo ben consapevoli che il successo della nostra iniziativa dipenderà interamente dai nostri lettori, e dalla loro propensione a divenire essi stessi autori, partecipando attivamente alle nostre discussioni e proponendo nuovi temi al dibattito collettivo attraverso i loro post e i loro paper. Ci auguriamo davvero che il nostro nuovo Criminal Justice Network possa contribuire a rendere più facilmente accessibili i risultati delle nostre ricerche al pubblico internazionale, e assieme a rafforzare i legami scientifici e personali tra gli accademici e i pratici della giustizia penale, al di là delle nostre sempre più anguste frontiere nazionali.