ISSN 2039-1676


10 maggio 2019 |

Libertà di espressione o vilipendio della religione islamica? A proposito di due discutibili titoli giornalistici

Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.

 

Abstract. Due recenti sentenze del Tribunale di Milano si interrogano sulla liceità di contenuti espressivi adoperati in articoli giornalistici, riportando all’attenzione il problema di eventuali limiti penali alla libertà di espressione. Viene contestata l’offesa a una religione mediante vilipendio di coloro che la professano: l’esito del processo è l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Al di là di tale esito processuale, entrambe le sentenze rimarcano, con motivazioni particolarmente incisive e stigmatizzanti, il disvalore delle espressioni pubblicate, spostando il focus del discorso sul tema delle offese discriminatorie e del discorso d’odio.

SOMMARIO: 1. I fatti. — 2. L’inapplicabilità dell’art. 403 in un caso ‘facile’. — 2.1. Fatti penalmente atipici ma offensivi? — 3. La tutela della dignità del soggetto religioso: quali strumenti? — 4. Il messaggio della sentenza.