ISSN 2039-1676


09 febbraio 2015 |

Rischi criminali e risposte internazionali nell'industria globale dello sport

Relazione di sintesi alla conferenza internazionale organizzata da ISPAC e CNPDS in cooperazione con lo UNODC, UNICRI e il Department of State ed il National Institute of Justice degli Stati Uniti d'America (Milano, 12-13 dicembre 2014).

 

1. Nelle giornate del 12 e 13 dicembre 2014, si è svolta a Milano la conferenza internazionale su "Rischi criminali e risposte internazionali nell'industria globale dello sport", organizzata dall'International Scientific and Professional Advisory Council of the United Nations Crime Prevention and Criminal Justice Programme (ISPAC) e dal Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale (CNPDS) in cooperazione con lo United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), lo United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute (UNICRI), il Department of State ed il National Institute of Justice degli Stati Uniti d'America. La conferenza ha avuto ad oggetto il tema della crescente infiltrazione della criminalità nel mondo dello sport e, soprattutto, delle sue manifestazioni a livello globale quali il riciclaggio, la manipolazione di risultati, la corruzione, il doping ed il traffico di esseri umani. Nell'ambito dell'attività di supporto a forme di cooperazione intergovernativa svolta dall'ISPAC, pertanto, si è inteso stimolare l'elaborazione di strategie comuni di contrasto a tali fenomeni criminali, coinvolgendo diversi attori quali organizzazioni internazionali, autorità di polizia, istituzioni accademiche e culturali, nonché vari attori privati, atteso che la necessità di un'azione coordinata a livello internazionale risulta oggi evidenziata nelle raccomandazioni conclusive di diverse conferenze internazionali, nei numerosi rapporti scientifici e nei documenti adottati dalle diverse istituzioni nazionali ed internazionali, tra cui le Nazioni Unite.

 

2. La seduta inaugurale si è aperta con i saluti di Stefano Manacorda, professore di diritto penale della Seconda Università di Napoli e vice-presidente dell'ISPAC, il quale ha sottolineato come la conferenza abbia inteso richiamare l'attenzione soprattutto sui fenomeni criminali che hanno una rilevanza globale e sistemica. Tra questi, sono stati annoverati il match-fixing - rispetto al quale è stata segnalata l'importante novità rappresentata dall'adozione nel settembre 2014 di una specifica Convenzione da parte del Consiglio d'Europa - e la corruzione, nonché altre manifestazioni criminali di matrice economica (come il riciclaggio) o politica (in particolare, terroristica). È stato sottolineato, in particolare, come uno degli interrogativi centrali concerna la sufficienza di mezzi ordinari o, viceversa, la necessità di nuove forme e risorse per la cooperazione internazionale.

Successivamente, ha preso la parola Stuart Page, Director International Policies & Governance Development dell'International Center for Sport Security (ICSS), il quale ha evidenziato l'esigenza di coordinare gli sforzi e le risorse contro l'infiltrazione del crimine organizzato nello sport, considerate le dimensioni economiche oramai raggiunte dall'industria sportiva e, conseguentemente, la natura globale del fenomeno.

Chiudendo la seduta, infine, è intervenuto Philip T. Reeker, Consul General degli Stati Uniti d'America a Milano, il quale ha ricordato l'importanza e le dimensioni di alcuni eventi sportivi che hanno avuto luogo negli ultimi anni e di altri che sono in programma e sottolineato, quindi, la natura sempre più globale dell'industria dello sport. Citando le parole del segretario di Stato americano John Kerry, è stata sottolineata l'importanza dello sport come fattore di coesione sociale e di promozione di valori etici, così come la sua dimensione economica e la conseguente rilevanza dell'intervento pubblico in tale settore. Il Console ha poi evidenziato la necessità di una cooperazione tra attori pubblici e privati nel contrasto all'infiltrazione della criminalità organizzata nello sport, di cui le scommesse illegali non rappresentano che un aspetto accanto a fenomeni quali il riciclaggio, il traffico di esseri umani e, specialmente in occasione dei grandi eventi sportivi, la corruzione.

 

3. L'allocuzione introduttiva è stata tenuta da Demos Chrysikos, Crime Prevention and Criminal Justice Officer dello United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), il quale ha sottolineato il lavoro svolto nel workshop organizzato a Brasilia nel novembre 2012 dall'U.S. Department of State nell'ambito dell'International Anti-Corruption Conference (IACC), sebbene incentrato soprattutto sull'infiltrazione criminale nel mondo del calcio. Tra i vari aspetti, è stata sottolineata la necessità di una cooperazione internazionale alla luce delle asimmetrie regolative che sussistono nei vari ordinamenti nazionali, tenendo conto del fatto che le scommesse illegali sono oramai organizzate su scala intercontinentale. Tale fenomeno criminale è stato inquadrato come aspetto di un più ampio coinvolgimento della criminalità organizzata nell'industria dello sport, evidenziandone tuttavia gli elementi di peculiarità ed unicità rispetto ad altri illeciti e, in particolare, al confronto della corruzione tradizionale. Uno dei principali problemi nel contrasto a tali pratiche illecite è stato individuato nella difficile relazione con il principio di autonomia dell'ordinamento sportivo, tale da rendere talvolta insoddisfacente la cooperazione con le autorità giudiziarie per via dell'assenza di regole comuni e di forme di armonizzazione delle procedure. Infine, è stata sottolineata l'importanza dell'implementazione di misure preventive anche rispetto ad altre attività criminali (ad es. corruzione e doping), osservando come l'UNODC possa svolgere un ruolo chiave in ragione della sua posizione privilegiata di raccordo e direzione dei vari stakeholders coinvolti (in particolare, regulators ed enforcers).

 

4. La prima sessione è stata presieduta dal Stefano Manacorda, professore di diritto penale della Seconda Università di Napoli e vice-presidente dell'ISPAC.

Ha preso per primo la parola Stanislas Frossard, Executive Secretary dell'Enlarged Partial Agreement on Sport (EPAS) del Council of Europe, il quale si è soffermato sui contenuti della Convenzione recentemente adottata dal Consiglio d'Europa contro il match-fixing, la quale si è aggiunta a quella già adottata nel 1985 contro la violenza negli stadi ed a quella del 1989 contro il doping. Si è sottolineato come la Convenzione sia finalizzata ad implementare le legislazioni nazionali (pur non essendo una convenzione "penale") ed a formalizzare la cooperazione internazionale, a fronte di una realtà in cui sono in progressivo aumento - sia da un punto di vista quantitativo che da un punto di vista delle dimensioni economiche - i casi di alterazione dei risultati nelle competizioni sportive. È stato altresì illustrato il ruolo dell'EPAS nella preparazione della Convenzione, accanto a diversi governi ma anche ad alcune organizzazioni non governative, e la circostanza che la stessa sia aperta alla firma di Stati extra-europei. Quanto ai contenuti, è stato rimarcato come, oltre a misure investigative, siano previsti strumenti preventivi quali limitazioni delle ipotesi di conflitto di interessi, regole sportive, obblighi di denuncia, forme di protezione dei testimoni, percorsi di istruzione degli ufficiali di gara, regolazione delle scommesse (specialmente le più rischiose, anche se il concetto di "risky bet" dovrà essere specificato da future raccomandazioni) ed obblighi di utilizzo di forme di pagamento tracciabili.

Successivamente, ha ripreso la parola Stuart Page, direttore del settore International Policies & Governance Development dell'International Center for Sport Security (ICSS), mostrando e commentando un filmato prodotto dall'ICSS sul fenomeno del "child grooming" e riconoscendo che il Consiglio d'Europa ha avuto il merito di sottolineare la dimensione transnazionale del fenomeno. Sono state indicate alcune cifre concernenti le dimensioni economiche raggiunte dal match-fixing ed osservate le difficoltà nelle attività investigative dovute alla presenza di una pluralità di autorità nazionali e internazionali che non sempre agiscono in maniera coordinata. A fronte della crescita esponenziale delle compravendite di giocatori e, in generale, dell'industria dello sport, è stata evidenziata la necessità di istituire una piattaforma di intelligence internazionale, così come di forti ed affidabili collaborazioni. Quanto alla risposta penale, è stata indicata la scelta della Nuova Zelanda di introdurre severe pene detentive per le condotte di match-fixing come esempio da seguire da parte dei Paesi europei, i quali sono stati chiamati altresì ad una maggiore cooperazione (anche attraverso l'adesione alla menzionata Convenzione del Consiglio d'Europa).

È quindi intervenuto Emanuel Macedo de Medeiros, anch'egli a nome dell'International Center for Sport Security (ICSS), il quale si è soffermato nuovamente sulla rilevanza delle dimensioni economiche dell'industria dello sport che, evidentemente, costituisce la principale causa dell'infiltrazione delle organizzazioni criminali. Tra i fattori scatenanti tale fenomeno, d'altra parte, è stata citata anche l'eccessiva esposizione finanziaria delle società sportive, pur talvolta indebitamente sottovalutata, e, di conseguenza, è stata segnalata la necessità di uno sforzo per implementare la financial integrity delle società sportive, sulla quale l'ICSS vorrebbe pubblicare nel settembre 2015 alcune raccomandazioni tra cui divieti di proprietà dei diritti da parte di terzi, di trasferimenti dei giocatori a cifre alterate e di investimenti off-shore.

A seguire, è intervenuto il Stefano Palazzi, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), il quale ha chiarito in via preliminare il ruolo della procura federale - che, all'esito delle recenti riforme legislative, è divenuta organo di indagine oltre che di rappresentanza dell'accusa nel giudizio disciplinare - ed i caratteri della giurisdizione sportiva (con particolare riferimento alla natura privata, alla terzietà ed alla estensione funzionale). Quanto alle regole di condotta, è stato sottolineato il ruolo dell'art. 1-bis del codice disciplinare che, dal 2014 che prevede la rilevanza disciplinare di tutte le condotte "contrarie a lealtà, probità e correttezza" purché connesse all'attività sportiva (sorta di "norma disciplinare in bianco"), accanto a fattispecie espressamente tipizzate tra cui figura la "frode in manifestazione sportiva", la quale presenta una tutela anticipata sanzionando la minaccia o l'offerta corruttiva idonea ad alterare il risultato (mentre l'effettiva alterazione configura esclusivamente un'ipotesi aggravata). Le sanzioni disciplinari risultano severe ed adeguate e, in effetti, i problemi principali emergono soprattutto sul piano della procedura, dato che la natura privata della FIGC comporta poteri istruttori limitati della procura federale, incentrati essenzialmente sull'obbligo di denuncia e sull'ottenimento di copie degli atti di indagine dell'autorità giudiziaria (il che, negli ultimi tempi, ha favorito una certa collaborazione tra inquirenti). La prospettiva di riforma più interessante è stata individuata nell'introduzione di modelli organizzativi con funzione esimente o attenuante per le società sportive che li adottano (analogamente a quanto previsto nell'ambito della responsabilità "da reato" delle persone giuridiche) e finalizzati specificamente al contrasto della frode sportiva.

La sessione è proseguita sotto la presidenza di Emilio Viano, professore del Department of Justice, Law and Society della American University di Washington D.C.

Ha preso quindi la parola Philipp Müller-Wirth, Executive Officer for Sport dello Youth and Sport Section Social and Human Sciences Sector dell'UNESCO, il quale ha sottolineato l'importanza delle politiche dell'UNESCO in ambito sportivo, sebbene meno note rispetto ad altre azioni dell'organizzazione. In particolare, è stata citata la dichiarazione di Berlino del 2013, il cui tema III concerne specificamente il tema dell'integrità nello sport e che risulta il frutto del lavoro di più di cento esperti e policy makers. Rispetto a tali politiche, è stata sottolineata l'importanza del leadership role dei ministri dello sport, della cooperazione internazionale e della predisposizione di risorse economiche adeguate, così come di un supporto degli Stati membri all'implementazione della Convenzione del Consiglio d'Europa contro il match-fixing. Il relatore ha menzionato altresì il problema del doping, anche alla luce dell'impatto che tale pratica ha sulla salute pubblica, osservando come uno strumento internazionale sia una pre-condizione necessaria ma debba essere affiancato dalla destinazione di risorse adeguate (anche attraverso la creazione di un fondo specifico), dallo sviluppo di forme di governance e da una maggiore protezione dei dati personali. Tra le responsabilità dei ministri dello sport, sono state segnalate soprattutto quelle di accertamento dei rischi criminali, di coordinamento delle piattaforme nazionali e di promozione di regolamentazioni efficaci.

Successivamente, è intervenuto John Abbot, Chair dell'Integrity in Sports Steering Group dell'INTERPOL, il quale ha evidenziato l'importanza dell'attività svolta dall'agenzia insieme a diversi governi, tra cui il programma IMEST sui major events, la task force impegnata nel contrasto al match-fixing, la FIFA training education and prevention initiative, la cooperazione con il comitato olimpico internazionale e l'operazione SOGA contro l'illegal gambling, la quale ha già prodotto risultati importanti soprattutto in Asia con l'arresto diverse migliaia di persone ed il sequestro di decine di milioni di dollari. L'approccio che accomuna le varie attività è la prevenzione, individuata come fattore-chiave nel contrasto all'infiltrazione delle associazioni criminali nello sport. Tali programmi hanno coinvolto diversi Paesi e si fondano su politiche di pro-activity, partnerships, prevention e information. Quanto alle partnership, in particolare, è stato sottolineata l'opportunità di coinvolgere governi, autorità sportive, agenzie di scommesse, autorità investigative e, soprattutto, gli stessi tesserati (arbitri, amministratori, ecc.), oltre che le associazioni non governative. È stato inoltre ancora come l'INTERPOL stia rilasciando una guida sui reporting mechanisms volta a proteggere i soggetti denuncianti, anche considerando che il betting monitoring ha mostrato delle insufficienze rispetto all'accertamento delle singole responsabilità. A livello di pro-activity e prevention, poi, è stata segnalata la necessità di regolamentazioni effettive e poteri adeguati dei law enforcers. Infine, è stato osservato come, rispetto a tali azioni, il principio della "autonomia dello sport" non possa tradursi in una pretesa di auto-sufficienza, la quale non può portare ad alcun risultato.

 

5. La seconda sessione è stata presieduta da Duncan Chappel, professore em. di diritto penale e criminologia dell'Università di Sydney e membro del Board dell'ISPAC, il quale ha sottolineato l'importanza di un recente report pubblicato in Australia sulla corruzione nel mondo dello sport.

Ha preso inizialmente la parola Thomas Feltes, professore di criminologia, politica criminale e scienza di polizia della Ruhr-Universität di Bochum, il quale ha sottolineato la progressiva espansione del fenomeno delle scommesse illegali nello sport, tale da raggiungere un "costo sociale" di diversi miliardi di euro all'anno in Paesi come Germania ed Italia (in particolare, nell'ambito dell'organizzazione dei grandi eventi). Sono stati esaminati, inoltre, i diversi problemi implicati dalla regolamentazione del match-fixing - dalla determinazione del bene giuridico tutelato all'individuazione della persona offesa ed al calcolo del danno prodotto -, osservando tuttavia come siano soprattutto le azioni concrete a rivelarsi più efficaci delle leggi. Nell'ordinamento tedesco, una delle vicende maggiormente sintomatiche è stata individuata nell'inchiesta su Ante Sapina, iniziata nel 2008 e poi allargatasi fino a mostrare una struttura complessa ed internazionale nell'organizzazione delle scommesse illegali, il che rende le attività di indagine particolarmente complicate a causa delle differenze di regole, lingue e culture.

A seguire, è intervenuto Duccio Mazarese, Program Officer della Major Events Security dell'UNICRI, il quale ha illustrato i compiti dell'organizzazione ed ha sottolineato l'importanza del programma avviato nel 2002 sulla sicurezza nei grandi eventi, ossia quelle iniziative che, indipendentemente dalle reali dimensioni, richiedono una cooperazione internazionale al fine di garantire la neutralizzazione di manifestazioni criminali. È stato sottolineato, in particolare, come il programma sia riconosciuto dalle Nazioni Unite nella Risoluzione Ecosoc 2006/28 e come anche la global counter terrorism strategy segnali l'importanza di una cooperazione tra attori pubblici e privati nella prevenzione di attacchi terroristici durante grandi eventi. Tra i rischi "coperti" dal programma, sono stati indicati reati di matrice terroristica, crimini rilevanti (tra cui il match-fixing) e disordini pubblici, ma anche illeciti minori quali la falsificazione di biglietti, il furto con destrezza ovvero fatti lesivi dell'immagine come le invasioni di campo non autorizzate. A tal fine, il relatore ha segnalato come l'UNICRI abbia adottato un Security planning model, strumento internazionalmente riconosciuto di pianificazione e valutazione postuma della sicurezza di un evento, e un PPP Handbook contenente linee-guida per ottimizzare la cooperazione tra attori pubblici e privati nell'organizzazione dei grandi eventi.

Successivamente, è intervenuto Guillermo Jorge, professore di diritto penale dell'Università di San Andrés di Buenos Aires e già membro dell'Independent Governance Committee della FIFA, il quale ha descritto le attività svolte dal comitato (scioltosi nel 2013) nel campo della promozione dell'integrità in seno alla Federazione, ponendo l'accento soprattutto su due questioni. Anzitutto, è stato evidenziato un problema di responsabilità e trasparenza della FIFA derivante dall'anomala natura di associazione composta da 209 federazioni nazionali che, tuttavia, agisce anche come agente commerciale, il che comporta regole ambigue come quelle stabilite sulla titolarità del patrimonio, le quali implicano diverse problematiche soprattutto in tema di determinazioni sulla redistribuzione dei proventi. In proposito, uno dei risultati più importanti raggiunto dal comitato è stato individuato nella sollecitazione all'inserimento di soggetti professionali e indipendenti in alcune posizioni dirigenziali o di garanzia della federazione. Un secondo profilo problematico è stato individuato nella disciplina penale della Svizzera, in cui diverse decine di federazioni hanno la loro sede, dato che i dirigenti non sono considerati pubblici ufficiali ai fini dell'applicazione di reati come la corruzione e che la corruzione privata spesso non risulta applicabile non ponendosi un problema di tutela della concorrenza; è stata salutata con favore, tuttavia, la disciplina anti-riciclaggio di recente introduzione, in base alla quale i soggetti "politicamente esposti" (tra cui, per l'appunto, i dirigenti delle federazioni, i loro familiari ed i loro collaboratori) saranno sottoposti a stretto monitoraggio da parte delle agenzie anti-riciclaggio.

Ha preso quindi la parola Pim Verschuuren, professore di relazioni internazionali all'ENA preparatory school dell'Università di Montpellier e Research Fellow dell'Institut de relations internationales et stratégiques (IRIS), il quale ha indicato alcune tra le principali cause della natura "criminogena" dello sport in epoca attuale, con particolare riferimento alla necessità di distinguere fenomeni "esogeni" che si manifestano nell'industria dello sport (come il riciclaggio) da illeciti strettamente collegati allo sport (come la frode nei contratti sportivi). Il relatore ha precisato come l'infiltrazione criminale nello sport non sia ancora stata esattamente "misurata" nella sua ampiezza, sebbene ciò risulti arduo in termini assoluti, ed osservato che alcuni recenti episodi sembrano comunque evidenziarne un'importante evoluzione storica e geografica. Alcuni fattori specifici di tale evoluzione sono stati individuati nella più accentuata omertà che si riscontra nel mondo dello sport, nella popolarità degli eventi (tale da rendere spesso le indagini più difficili) e nell'autonomia della giustizia sportiva, che spesso mantiene una natura privatistica invece che pubblicistica.

In seguito, è intervenuto Shenkuo Wu, professore di diritto penale del College for Criminal Law Science dell'Università Normale di Pechino, il quale ha sottolineato come anche in Cina sia sempre più avvertito il problema dei rapporti tra associazioni criminali ed industria dello sport, i quali hanno raggiunto dimensioni economiche estremamente rilevanti. Il relatore si è quindi soffermato sulle disposizioni penali previste nell'ordinamento cinese, sottolineando l'importanza della riforma del 1997 con cui sono state introdotte specifiche fattispecie associative che contemplano anche le attività illecite aventi natura transnazionale. Quanto alla disciplina della corruzione, la medesima riforma ha esteso l'operatività delle disposizioni penali al settore privato - ed ha consentito, quindi, di contrastare anche fenomeni corruttivi che si sono manifestati nel settore dello sport -, mentre secondo un recente disegno di legge i soggetti denuncianti potrebbero essere favoriti mediante un'attenuazione della sanzione. Si è osservato, tuttavia, come sia tuttora necessario un maggior coordinamento con le norme di settore, nonché una più ampia armonizzazione e cooperazione internazionale, eventualmente favorita proprio dall'azione delle Nazioni Unite.

A chiudere la sessione, infine, è intervenuto Emilio Viano, professore del Department of Justice, Law and Society della American University di Washington D.C., che si è soffermato sull'attività sportiva organizzata nei college delle università statunitensi che oggi ha raggiunto un'importante rilevanza mediatica e genera un giro di affari valutato in diversi milioni di dollari. Il relatore ha sottolineato, tuttavia, come il fatto che i giocatori non siano considerati professionisti può avere conseguenze negative sulla loro posizione giuridica, anche considerando che talvolta l'attività formativa si è rivelata sostanzialmente fittizia, il che può esporre tali soggetti al coinvolgimento in attività criminali in misura anche superiore rispetto ai giocatori professionisti.

 

6. La terza sessione è stata presieduta da Maureen McGough, del National Institute of Justice degli Stati Uniti d'America.

Ha preso inizialmente la parola Laurent Vidal, Chairman dell'ICSS-Sorbonne Sport Integrity Program e Research Professor all'Università Paris I Panthéon-Sorbonne, in cui è anche co-direttore del Department of Business Public Law of the Legal Research Institute. Il relatore ha illustrato i contenuti del suddetto programma elaborato dall'università Sorbona e dall'ICSS, il quale è essenzialmente volto a promuovere la creazione di una piattaforma internazionale finalizzata al contrasto della manipolazione dei risultati, considerate le dimensioni raggiunte negli ultimi anni da tale fenomeno criminale.

Successivamente, è intervenuto Demos Chrysikos, Crime Prevention and Criminal Justice Officer dello United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), il quale ha sottolineato come, a livello nazionale, sia necessario studiare il collegamento tra le varie discipline e, in particolare, tra la "lex sportiva" ed il diritto penale, tenendo conto che l'autonomia dell'ordinamento sportivo deve considerarsi espressione del più generale principio di sussidiarietà. In particolare, il relatore ha richiamato l'attenzione sulla necessità di valutare quali sanzioni risultino maggiormente effettive - senza sopravvalutare il ruolo di quelle formalmente penali - e quali parametri debbano orientarne la commisurazione, segnalando altresì l'opportunità di una maggiore implementazione degli strumenti di enforcement. È stato evidenziato, inoltre, l'importante ruolo delle Convenzioni delle Nazioni Unite sul crimine organizzato, sul riciclaggio e sulla corruzione, soprattutto rispetto alle attività illecite aventi natura transnazionale (e nonostante alcune difficoltà applicative che sono emerse nel tempo), anche considerando che queste prevedono soluzioni normative interessanti come la responsabilità delle persone giuridiche ovvero misure efficaci come il sequestro e la confisca dei proventi dei reati.

A seguire, ha preso la parola Sarah Lacarrière, Membership & Public Affairs Officer della SportAccord di Losanna, organizzazione che riunisce federazioni sportive internazionali e organizzatori di grandi eventi sportivi, la quale ha sottolineato come sia problematica la stessa ricostruzione dei tratti caratteristici dell'infiltrazione della criminalità nello sport - non potendo certamente lo sguardo essere limitato al match-fixing -, così come la determinazione della sua natura organizzata. Accanto al tema della regolamentazione giuridica, è stato posto l'accento sul ruolo dell'educazione - per la quale SportAccord si è adoperata nell'elaborazione di diversi progetti e nell'organizzazione di varie iniziative formative - nonché sulla necessità di stimolare ed assistere i soggetti che denunciano gli illeciti.

Successivamente, è intervenuto Jens Sejer Andersen, International Director di Play the Game, organizzazione volta alla promozione di valori etici, della democrazia, della trasparenza e della libertà di espressione nello sport. Il relatore ha posto l'accento sul fenomeno della dilagante corruzione nell'ambito delle federazioni sportive internazionali, favorita dal loro statuto come organizzazioni private, richiamando soprattutto le vicende che negli ultimi anni hanno riguardato la Fédération Internationale de Volleyball (FIVB), ed ha segnalato la necessità di iniziative governative a livello nazionale ed internazionale che siano finalizzate, tra l'altro, alla protezione dei whistleblowers.

È intervenuto quindi Francesco Baranca, rappresentante della Federbet AISBL di Bruxelles, il quale ha osservato come l'espansione del match-fixing sia proporzionale allo sviluppo dei mezzi di betting, tale da aver dato luogo di recente addirittura a flussi di scommesse rispetto a partite inesistenti ovvero al trasferimento di giocatori tra società sportive soltanto perché "esperti" nella manipolazione dei risultati (soprattutto in alcuni Paesi baltici). In tale scenario, è stata sottolineata l'importanza dell'analisi dei flussi delle scommesse e della segnalazione delle anomalie, nonché il coinvolgimento delle società calcistiche attraverso modelli organizzativi finalizzati alla prevenzione di tali fenomeni.

In conclusione della sessione, è intervenuto Mike O'Kane, Chairman della European Sport Security Association (ESSA) di Bruxelles, illustrando le modalità e l'utilità dell'analisi sui flussi delle scommesse ed il procedimento di segnalazione dei movimenti sospetti agli operatori di betting ed alle autorità sportive. Tra le soluzioni proposte dal relatore, vi è la creazione di una piattaforma comune tra le varie agenzie che monitorano le scommesse (multi agency approach) la quale favorisca la condivisione delle informazioni ed una più efficace individuazione dei flussi illegali.

 

7. La conferenza si è chiusa con le conclusioni e raccomandazioni formulate dagli organizzatori. In primo luogo, Duccio Mazarese (UNICRI) ha sottolineato la priorità di azioni concrete quali l'implementazione ed esecuzione degli strumenti internazionali e nazionali già esistenti e l'importanza della cooperazione internazionale, anche di tipo informale. Successivamente, Stefano Manacorda (ISPAC), ha segnalato la necessità di elaborare studi empirici finalizzati alla comprensione delle reali dimensioni del fenomeno, soprattutto a livello qualitativo, così come l'opportunità di evitare fenomeni di iper-criminalizzazione (dato che le fattispecie penali "tradizionali" sembrano già offrire una tutela adeguata), anche considerata la maggiore efficacia della regolamentazione privata-disciplinare, nella quale si potrebbero introdurre modelli di responsabilità delle società (già previsti nelle convenzioni internazionali), studiare modalità di coordinamento con le indagini dell'autorità giudiziaria ed incoraggiare forme di self-regulation. Infine, Kristen A. Larson (US Department of State) ha evidenziato l'opportunità di adottare un multi-stakeholders approach che coinvolga autorità governative, federazioni e soggetti privati.