21 giugno 2018 |
Senza norme sul lobbysmo difficile abbattere l'illegalità
Con il consenso dell'Autrice, che ringraziamo, pubblichiamo di seguito, per l'interesse e l'attualità, il testo di un articolo a firma della Prof.ssa Paola Severino apparso su Il Messaggero del 15 giugno scorso con il titolo "Senza norme sul lobbysmo difficile abbattere l'illegalità". L'articolo trae spunto dalla giornata di presentazione della Relazione annuale dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, presso il Senato, lo scorso 14 giugno; Relazione che, unitamente alla presentazione del Presidente Raffaele Cantone, è stata pubblicata dalla nostra Rivista nei giorni scorsi (clicca qui).
Per la versione dell'articolo pubblicata ne Il Messaggero clicca in alto su "visualizza allegato".
Non era facile oggi il compito del Presidente Cantone nel presentare la Relazione Annuale della Autorità Nazionale Anticorruzione, ma la passione, il vigore, l’equilibrio con cui ne è stato rivendicato il ruolo e ne sono state elencate le iniziative, consentono di tracciare un bilancio certamente positivo ed una previsione decisamente incoraggiante per il futuro delle istituzioni preposte alla lotta alla corruzione. Non era facile perché la lettura delle recenti notizie sullo scandalo legato alla costruzione del nuovo stadio della Roma ci ha posto di fronte ad una ipotesi di corruzione che la Procura, sempre prudente nel parlare delle indagini in corso, non ha esitato a definire “sistematica”, “insensibile ai mutamenti politici ed istituzionali”, estesa a tutti i principali partiti, a tanti dirigenti di rilievo nella Pubblica Amministrazione, ad alcuni consulenti incaricati di tenere i rapporti con la politica.
Di fronte alle caratteristiche del nuovo caso giudiziario ed alla risonanza mediatica che esso ha suscitato, sarebbe stato facile indulgere alla solita logica demolitrice, denunciando la consueta insufficienza delle (tante) iniziative legislative in materia, ovvero richiedendo un rafforzamento ed ampliamento dei poteri facenti capo all’Autorità. Invece, nonostante la difficoltà del momento, vi è stata, nella bella sala del Senato, gremita di Ministri ed Autorità e sotto lo sguardo attento del Presidente del Consiglio, una giusta rivendicazione dei miglioramenti ottenuti ed una altrettanto condivisibile indicazione su possibili rimedi per il futuro.
Quanto alla rivendicazione, si è sottolineato come le due direttrici finora seguite nella politica anticorruzione, volta a potenziare il momento preventivo in aggiunta a quello, indispensabile, di una seria repressione penale, abbiano già prodotto qualche risultato. Nell’ultimo triennio, infatti, nelle classifiche di Transparency International l’Italia ha scalato ben 15 posizioni: un dato che – ha aggiunto Cantone – “con tutti i limiti di un’indagine fondata sulla percezione, dimostra che i cittadini, pur continuando a ritenere alto il livello di corruzione in Italia, avvertono anche segnali di inversione”.
Da un punto di vista sostanziale, poi, la linea direttrice della prevenzione ha portato alla introduzione di una serie di istituti, riassunti nel Piano Nazionale Anticorruzione; ha consolidato e modificato le tecniche di segnalazione di episodi di illegalità nella Pubblica Amministrazione, nelle società pubbliche controllate e nelle imprese private; ha incentivato politiche di trasparenza; ha fatto varare le linee guida per l’attuazione del codice dei contratti pubblici; ha creato un percorso di attività consultive, ispettive e di vigilanza sugli appalti. Un’ampia gamma di strumenti di prevenzione, dunque, sperimentati con successo su grandi opere come quelle connesse all’Expo di Milano, senza rallentarne il percorso, ma evitando che esse diventassero occasioni per il proliferare di tangenti e favoritismi illeciti.
Quanto all’analisi dei fatti di attualità ed al suggerimento dei possibili rimedi, si è giustamente rilevato come questi ultimi episodi di diffuso malaffare abbiano mostrato una pericolosa commistione tra mondo della politica, mondo dei decisori e mondo delle lobby.
Pur non essendo solita citare episodi personali, non posso non ricordare come, nel concludere il faticoso e difficile percorso della legge anticorruzione, avessi invitato il Parlamento a completare il quadro delle leggi necessarie ad evitare queste commistioni, con una normativa volta a regolamentare il lobbysmo. Con la precisazione che esso non è un fenomeno illecito di per sé, ma va disciplinato in termini di trasparenza e riconoscibilità. Solo così si potranno distinguere episodi di lecita promozione di attività imprenditoriali da episodi di traffico di influenze illecite o di vera e propria corruzione. Se non lo si fa, da una parte si finisce per consentire una commistione equivoca di ruoli, di funzioni e di persone, in cui potranno più facilmente radicarsi fenomeni illegali, da un’altra parte si preclude quella sana dialettica tra imprese e Pubbliche Amministrazioni che il nostro sistema normativo ha voluto giustamente incentivare fin dagli anni ’90.