ISSN 2039-1676


27 gennaio 2012 |

Punire per ristabilire la pace? La Corte penale internazionale sui crimini commessi in Kenya durante le elezioni presidenziali del 2007/2008

Le decisioni del 23 gennaio 2012 di "conferma delle accuse" da parte della Camera preliminare a carico di quattro cittadini kenioti per crimini contro l’umanità (Prosecutor v. William Samoei Ruto, Henry Kiprono Kosgey and Joshua Arap Sang e Prosecutor v. Francis Kirimi Muthaura, Uhuru Muigai Kenyatta and Mohammed Hussein Ali).

1. Quattro rinvii a giudizio

Lunedì 23 gennaio scorso la Camera Preliminare (Pre-Trial Chamber) II della Corte Penale Internazionale (ICC) ha emesso la decisione di “conferma delle accuse” nei confronti di sei cittadini kenioti, indagati in merito ai crimini commessi in Kenya, a seguito delle elezioni presidenziali di fine dicembre 2007, ove più di 1200 persone furono uccise, e molte altre sottoposte a stupri, violenze e costrette a fuggire dalle loro case.

I giudici, tra cui l’italiano Cuno Tarfusser, hanno deciso di confermare le accuse, e quindi disporre il rinvio a giudizio di quattro dei sei indagati; l’accusa per cui si procede è di crimini contro l’umanità.

Si tratta di indagati di ‘alto profilo’: il vice primo ministro (in carica) Uhuru Muigai Kenyatta; il capo dei servizi civili (in carica) Francis Kirimi Muthaura; l’ex ministro William Samoei Ruto; ed il radio giornalista Joshaua Arab Sang. Tali soggetti sono a vario titolo accusati di avere organizzato le violenze che hanno martoriato il Kenya dopo le lezioni del dicembre 2007.

Significativamente la decisione è stata presa a maggioranza (di 2/3) in quanto il giudice tedesco Peter Kaul, come motivato nella sua dissenting opinion, non ha ritenuto fondata la competenza ratione materiae della Corte. Il giudice, infatti, non ha ravvisato che le fattispecie di crimini contro l’umanità - che ai sensi dell’art. 7 Statuto ICC richiedono il contesto di un attacco esteso o sistematico contro la popolazione civile - siano state integrate, bensí solo gravi crimini ‘comuni’ di competenza della giustizia keniota.

Nel dettaglio, la Camera Preliminare, presieduta dalla giudice Ekaterina Trendafilova, ha emesso due decisioni separate, ai sensi dell’art. 61 Statuto ICC nei confronti di: (1) William Samoei Ruto, Henry Kiprono Kosgey e Joshua Arap Sang; e (2) Francis Kirimi Muthaura, Uhuru Muigai Kenyatta e Mohammed Hussein Ali.

Nel primo caso il Procuratore aveva formulato 6 capi di imputazione per omicidi, deportazioni e trasferimento forzato della popolazione e persecuzione (persecution), integranti crimini contro l’umanità.

Nel secondo caso, oltre alle accuse di cui sopra, il Procuratore contestava agli indagati anche stupri, violenze sessuali e altri atti inumani, sempre integranti crimini contro l’umanità.

Le indagini nella situazione in Kenya erano state avviate dal Procuratore proprio motu nel 2010. Nel 2011 la Camera Preliminare aveva emesso i mandati di comparizione nei confronti degli indagati, apparsi per la prima volta davanti alla Corte il 7 e 8 aprile 2011.

La decisione di conferma delle accuse giunge – nella procedura adottata davanti alla ICC - all’esito della relativa udienza (“confirmation of charges hearing”), che si è svolta nell'arco di diversi giorni, e separatamente per i due casi, a settembre 2011.

Occorre chiarire che la decisione in questione non rappresenta un verdetto di colpevolezza: si tratta per l’appunto solo di una prima verifica giudiziale della fondatezza prima facie delle accuse, sulla base delle quali i sospetti colpevoli sono rinviati a giudizio. Il parametro di riferimento a cui i giudici debbono attenersi in tale fase ai sensi dello Statuto è verificare che – alla luce delle (finora parziali) prove prodotte dall’accusa - vi siano motivi sostanziali per credere (“substantial grounds to believe”) che crimini (di competenza della Corte) siano stati commessi e che gli indagati ne siano responsabili (cf. art. 61 Statuto ICC).

 

2. La decisione ICC-01/09-01/11-373 

Il caso ‘Prosecutor v. William Samoei Ruto, Henry Kiprono Kosgey and Joshua Arap Sang’ riguarda i crimini asseritamente commessi a Turbo, nell’area Eldoret, a Kapsabet e a Nandi Hills a partire dal 30 dicembre 2007 fino alla fine di gennaio 2008.

La Corte ha ritenuto che vi siano prove sufficienti per ritenere che, come specificato dal Procuratore nell’atto di accusa, crimini contro l’umanità siano stati commessi nel contesto di un attacco diretto contro la popolazione civile, ed in specie contro i gruppi Kikuyu, Kamba e Kisii, per via della loro affiliazione politica, che portò alla morte di centinaia di civili e il trasferimento forzato di migliaia di essi.

La responsabilità dei tre indagati è stata diversamente trattata dai giudici. La posizione di Ruto è stata inquadrata dai giudici come quella di un “indirect co-perpetrator”, ossia di co-autore mediato ai sensi dell’art. 25(3)(a) Statuto ICC;  la (presunta) responsabilità di Sang è stata invece inquadrata sotto una forma di complicità residuale, per avere "altrimenti contribuito ai crimini", ai sensi dell’art. 25(3)(d)(i) dello Statuto. Nei confronti di Kosgey, infine, i giudici non hanno ritenuto che le prove addotte dall’accusa fossero sufficienti per rinviare l’indagato a giudizio; la Camera non ha dunque confermato le accuse nei suoi confronti.


3. La decisione ICC-01/09-02/11-382-Red

Quanto al caso ‘Prosecutor v. Francis Kirimi Muthaura, Uhuru Muigai Kenyatta and Mohammed Hussein Ali’, la Corte ha ritenuto che vi siano prove sufficienti per credere che tra il 24 ed il 28 gennaio 2008, vi sia stato un attacco contro la popolazione civile composta da determinati gruppi etnici (Luo, Luhya e Kalenjin), residenti a Nakuru e Naivasha, per via della loro affiliazione  politica, opposta a quella di cui al caso precedente, come meglio specificato nell’atto di accusa del Procuratore.

Tali attacchi, come quelli precedenti, ebbero come conseguenza moltissimi omicidi, migliaia di sfollati, vittime di violenze, stupri ed altri maltrattamenti fisici e psichici.

Rispetto alla responsabilità personale di Muthaura e Kenyatta, la Camera preliminare ha ritenuto di accogliere l’impostazione della Procura, inquadrandoli come co-autori indiretti (o mediati) dei crimini, ai sensi dell’art. 25(3)(a) Statuto ICC, nel senso che, congiuntamente, avrebbero controllato la commissione dei crimini da parte di altre persone.

Invece, rispetto alla responsabilità di Ali, la Camera non ha ritenuto sufficienti le prove prodotte dal Procuratore in merito alla partecipazione della polizia agli attacchi avvenuti a Nakuru e Naivasha, ai quali l’indagato avrebbe secondo l’accusa collaborato. I giudici pertanto non hanno confermato le accuse nei suoi confronti.

 

4. Provvedimenti cautelari

La Corte ha infine disposto che gli indagati in attesa di giudizio, nei confronti dei quali vige naturalmente la presunzione di innocenza, potranno per ora restare in libertà. Si tratta di una assoluta anomalia rispetto alla prassi per cui gli imputatati dei gravi crimini di competenza della Corte restano generalmente in carcere per tutta la durata delle indagini e del procedimento penale. Nel caso di specie i giudici si sono limitati a ribadire il fatto che la libertà degli accusati è ovviamente soggetta alla condizione che questi rispondano puntualmente ai mandati di comparizione (e quindi partecipino al dibattimento) e che si astengano dall’incitare alla violenza o a diffondere odio nel paese.

Nei confronti di Kosgey e Ali, ufficialmente non accusati ma ancora indagati davanti alla Corte, il Procuratore potrà eventualmente portare nuove prove, ai sensi dell’art. 61(8) dello Statuto, ai fini di una (nuova) richiesta di conferma delle accuse.


5. Giustizia internazionale per una riappacificazione nazionale

La situazione politica in Kenya è tuttora molto delicata e l’impatto del procedimento aperto avanti alla Corte dell’Aja è senz’altro considerato uno degli elementi sul tavolo delle trattative volte ad una riappacificazione nazionale. Anche nel caso del Kenya, come in molte altre situazioni in cui vi è o vi è stato in passato l’intervento della giustizia penale internazionale, il dibattito se la Corte internazionale rappresenti un elemento ostativo, piuttosto che costruttivo, rispetto all'obiettivo del ristabilimento della pace è più che mai aperto.

Rendendo pubblica la decisione, la presidente del collegio Trendafilova ha voluto più volte ribadire che è interesse della Corte quello di contribuire alla riappacificazione del Kenya, e che “è fortissimo desiderio che la decisione emessa dalla Camera porti pace alla Repubblica del Kenya”.

Sulla stessa linea il Procuratore il giorno dopo in conferenza stampa, che nell’esprimere la sua soddisfazione per i rinvii a giudizio ottenuti ha posto particolare enfasi sull’auspicato ruolo ‘pacificatore’ della giustizia amministrata dalla Corte Penale Internazionale in Kenya. 

L’attenzione in Kenya per il processo in corso all’Aja è effettivamente altissima. Tutte le televisioni del paese lunedì hanno mandato in onda in diretta la giudice Trendafilova mentre rendeva pubblico il contenuto della decisione, e le trasmissioni si occupavano da ore dei possibili scenari pre- e post decisione ICC. Il Procuratore della ICC si è detto soddisfatto del fatto che nessuna violenza sia scoppiata in Kenya a seguito dei rinvii a giudizio.

La posizione del governo keniota, tuttavia, è di non collaborazione con la ICC. L’attuale presidente Kibaki  ha annunciato che attraverso la nuova costituzione il sistema giudiziario in Kenya (che nel 2008 ha adottato il National Accord and Reconciliation Bill) sta attraversando una fase di totale riorganizzazione e radicale trasformazione; che la procura keniota sarebbe ora un organo indipendente; e che anche la polizia sta affrontando riforme fondamentali. Il Presidente ha annunciato che il team di avvocati in Kenya sta studiando la decisione, prima di decidere il da farsi rispetto alla ICC.

La Corte aveva in precedenza respinto due eccezioni di inammissibilità del procedimento giá sollevate dal governo keniota, sulla base di presunti procedimenti già aperti a livello domestico, che la Corte tuttavia non ha ritenuto essere ostativi alla prosecuzione delle indagini condotte dalla procura dell’Aja, in quanto nessuna prova sarebbe stata fornita della effettiva coincidenza delle condotte e dei fatti per cui si procede.

Un elevato numero di vittime è stato fino ad ora ammesso a partecipare al procedimento davanti alla Corte: 327 nel primo caso, su quasi 400 richieste ricevute, e 233 nel secondo, su 249 ricevute. Tali vittime potranno continuare ad essere rappresentate nel corso del dibattimento, ed altre avranno l’opportunità ora di fare domanda in tal senso, al fine di chiedere la riparazione del danno subito nonché di partecipare attivamene alle successive fasi del processo.

Come notato dal Procuratore, una delle maggiori preoccupazioni ora è proprio quella di garantire la sicurezza di tali vittime, in quanto diversi episodi di violenza  e di attacchi contro di loro sono stati riportati negli scorsi mesi.

 

Le decisioni in parola si trovano sul sito della ICC (in inglese) al seguente link:

http://www.icc-cpi.int/NR/exeres/A8C4E05A-415D-4CEF-AF66-61EDC1C81A8D.htm


Per consultare tutti i documenti relativi alla ICC, incluso lo Statuto:

http://www.icc-cpi.int

 

I documenti sulla situazione politica e delle giustizia interna in Kenya, incluso il National Accord and Reconciliation Bill del 2008, possono essere consultati su:

http://www.icckenya.org/background/timeline/