ISSN 2039-1676


14 gennaio 2014 |

Caporalato, intermediazione illecita e sfruttamento sul lavoro (TESI DI LAUREA)

Università: Università  degli Studi di Padova

Prof. Relatore: Silvio Riondato

Prof. Correlatore: Rocco Alagna

Il fenomeno del "caporalato" consiste nell'attività di intermediazione e sfruttamento posta in essere da taluni soggetti, c.d. "caporali", nei confronti dei lavoratori, spesso particolarmente vulnerabili come stranieri privi del regolare permesso di soggiorno ovvero disoccupati. L'attività dei "caporali" trova l'appoggio di datori di lavoro conniventi che assumono i prestatori così somministrati in nero, e ottengono così ingenti risparmi sotto il profilo fiscale e in materia di sicurezza sul lavoro.

Il "caporalato" è un fenomeno criminoso che attinge con particolare efferatezza al bene giuridico della dignità umana, giacché i lavoratori sono reificati e sono considerati unicamente in quanto fattori materiali del processo produttivo. È ugualmente rilevante l'offesa che tale fenomeno arreca al bene giuridico della concorrenza tra le imprese, poiché le imprese che aderiscono al circuito ed ai meccanismi di sfruttamento riescono a presentarsi sul mercato con maggior competitività e a costo minore rispetto ai concorrenti ossequiosi della legalità.

Il "caporalato" non è quindi il lavoro come consacrato e tutelato a livello costituzionale. Qual è la reazione penale del nostro ordinamento e della comunità internazionale di fronte a questo fenomeno, sempre più dilagante nell'attuale situazione di congiuntura economica sfavorevole?

L'elaborato si propone proprio di analizzare, con proposte di riforma e miglioramento, lo stato della tutela penale e processuale in materia, soprattutto alla luce dell'introduzione del nuovo delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, c.d. "delitto di caporalato" (art. 603-bis c.p.), da parte della c.d. Manovra-bis dell'estate 2011.

La ricerca svolge poi interessanti considerazioni circa il novero delle fonti normative internazionali ed in special modo europee in materia. Nel periodo più recente si fa riferimento in particolare alla Direttiva 2009/52/CE contro lo sfruttamento lavorativo di cittadini stranieri di paesi terzi, nonché alla di poco successiva Direttiva 2011/36/UE, contro il traffico di esseri umani, che ha ad oggetto il riordino della disciplina penale degli Stati membri in materia di tutela della dignità umana e contro lo sfruttamento dei lavoratori tramite le pratiche di tratta internazionale e riduzione in schiavitù.

L'attenzione si rivolge infine ai profili di responsabilità amministrativa degli enti in relazione al fenomeno del "caporalato", attualmente previsto come reato presupposto unicamente con riferimento allo sfruttamento di lavoratori stranieri non in possesso del regolare permesso di soggiorno.

I profili di criticità della nuova fattispecie di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, l'inadempienza rispetto agli obblighi imposti dalle fonti internazionali e con essi la mancata previsione di una responsabilità degli enti costituiscono un fertile terreno di riflessione rispetto al quale l'ordinamento, tramite lo strumento di extrema ratio del diritto penale deve saper individuare soluzioni efficaci ed effettive a tutela della dignità umana, del lavoro e della concorrenza ed a contrasto del lavoro nero e dell'illegalità.