ISSN 2039-1676


23 giugno 2015 |

Wartime Sexual Violence as an International Crime (tesi di laurea)

Università: Università  degli Studi di Milano

Prof. Relatore: Chantal Meloni

 

Abstract. Few days ago, on April 13, 2015, the UN Secretary-General Ban Ki-moon presented to the UN Security Council the annual report on conflict-related sexual violence. It emphasizes that, during 2014, in 19 countries sexual violence has been widespread. Moreover, such a form of violence is a core element of the ideology and operation of extremist groups such as Boko Haram and Islamic State.

This work tries to give an explanation to the increasing use of sexual violence in conflict by militarized parties; in particular, it is sustained the fact that it is not inevitable, but a choice. A choice made by political and military leaders in order to achieve their objectives. Indeed, it is a cheap and effective weapon of war because, exploiting social norms that tend to blame the victims and not the perpetrators, the result is that the victims are isolated and, considering the wide scale of the phenomenon, the society is shattered and terrorized, loses its self-perception to be a people, a community; therefore, it is easy to be conquered.

"Sexualized violence is no longer considered an inconsequential feature of war's absurdity", this is the important acknowledgement at the basis of the previous and the current efforts to stop it, especially by means of bringing to justice those who ordered, solicited and committed such an offence. In fact, at present, the attention of the international community is focused especially on the activities of the International Criminal Court.

 

Abstract. Pochi giorni fa, il 13 Aprile 2015, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il report annuale sulla violenza sessuale durante i conflitti. Lo stesso ha evidenziato che nel 2014 la violenza sessuale fosse molto diffusa. Peraltro, questo tipo di violenza è uno degli elementi fondamentali delle ideologie e delle operazioni dei gruppi estremisti come Boko Haram e lo Stato Islamico.

Questo lavoro cerca di dare una spiegazione al crescente utilizzo della violenza sessuale da parte dei gruppi armati durante i conflitti; in particolare, si sostiene che la violenza sessuale non sia inevitabilmente interconnessa con la guerra, ma si tratti di una scelta. Una scelta fatta dai leaders militari e politici per raggiungere i propri fini. Infatti, si tratta di un'arma di guerra efficace ed economica perché, sfruttando quelle norme sociali che tendono ad attribuire la colpa della violenza subita alla vittima, porta ad un isolamento delle vittime, con la conseguenza che la società è terrorizzata e divisa, perde la propria auto-percezione di essere un popolo, una comunità ed è facilmente conquistabile.

"La violenza sessualizzata non è più considerata un'irrilevante conseguenza dell'assurdità della guerra", questo è il riconoscimento che sta alla base dei passati e degli attuali sforzi per fermarla, soprattutto cercando di assicurare alla giustizia coloro che hanno ordinato, sollecitato e commesso tali atrocità. Infatti, l'attenzione della comunità internazionale è attualmente concentrata soprattutto sull'attività della Corte Penale Internazionale.