27 maggio 2016 |
Pubblicata la prima relazione della Commissione europea sulla lotta alla tratta di esseri umani dall'adozione della Direttiva 2011/36/UE
1. Il documento che può leggersi in allegato costituisce la prima relazione della Commissione Europea sui progressi compiuti nella lotta alla tratta di esseri umani dall'adozione della cd. 'direttiva anti-tratta' (Direttiva 2011/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 aprile 2011 concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI), cui è stata data attuazione nel nostro ordinamento mediante il d.lgs. 4 marzo 2014 n. 24, che ha a sua volta radicalmente modificato la fisionomia degli artt. 600 e 601 c.p.
La relazione - che rappresenta la sintesi dei dati forniti al Coordinatore anti-tratta dell'EU dai singoli Stati membri, a norma degli artt. 19 e 20 della direttiva - persegue la finalità di una maggiore cooperazione fra i singoli Stati allo scopo di definire una strategia coordinata di contrasto al fenomeno in questione, che l'art. 83 TFUE inserisce nel novero dei gravi reati a dimensione europea.
2. Il documento si suddivide in due parti: una prima parte dedicata a tracciare le attuali tendenze della tratta di esseri umani (pp. 4-10) e una seconda parte focalizzata sui risultati ottenuti a seguito delle azioni anti-tratta (pp. 10-15).
3. Sotto il primo profilo - quello relativo alle tendenze assunte dal fenomeno della tratta di esseri umani - la relazione, premesse le difficoltà nelle rilevazioni tipiche di questo genere di fenomeni, evidenzia come sia riscontrabile una tendenziale sovrapponibilità dei dati forniti dalle statistiche del biennio 2013-2014 rispetto a quelle registrate negli anni precedenti.
La tratta ai fini di sfruttamento sessuale si conferma coma le forma traffico più diffusa (67% delle vittime registrate, donne per il 95%) e la più difficile da contrastare; il raffronto dei dati statistici non consente, infatti, di registrare alcun miglioramento su questo fronte: nonostante gli sforzi compiuti - afferma esplicitamente la Commissione - la tratta ai fini di sfruttamento sessuale non è stata contrastata come sarebbe stato opportuno e non se ne registra alcuna diminuzione.
La seconda fattispecie più diffusa di tratta è quella ai fini di sfruttamento del lavoro (21% del totale delle vittime, di cui il 74% uomini), in tendenziale aumento, soprattutto nel settore agricolo, per ragioni che possono ricondursi - secondo la relazione - alla crisi economica e alla conseguente crescente necessità di manodopera a basso costo. Particolarmente difficile da apprezzare è poi la reale portata del fenomeno della servitù domestica, per la particolare situazione di isolamento che caratterizza le vittime, spesso di sesso femminile, e le conseguenti difficoltà nel denunciare la condizione di asservimento.
Il restante 12% è composto dalle vittime di altre forme di sfruttamento: accattonaggio forzato, attività criminali, matrimonio forzato, matrimonio fittizio, espianto di organi, tratta di lattanti e bambini piccoli a fini adottivi, tratta di donne incinte per la vendita di neonati, tratta finalizzata alla coltivazione della cannabis e allo spaccio di sostanza stupefacenti.
In aumento, secondo le statistiche degli Stati membri: lo sfruttamento di persone con disabilità fisiche, mentali e di sviluppo; lo sfruttamento di soggetti di etnia Rom ai fini dell'accattonaggio forzato; il numero dei matrimoni forzati e di quelli fittizi - verosimilmente come conseguenza dell'attuale crisi migratoria - al fine di ottenere un soggiorno legittimo nello stato di immigrazione.
Un focus particolare è dedicato dalla relazione ai minori vittime di tratta, che costituiscono almeno il 15% del totale e il cui numero in crescente aumento è fonte di grande preoccupazione. Si tratta per la maggior parte di minori sottratti a famiglie particolarmente svantaggiate in situazioni non riconducibili alla migrazione - osserva la Commissione - sebbene l'attuale crisi migratoria sia verosimilmente destinata a giocare un ruolo nell'incremento del fenomeno: aumenta esponenzialmente, infatti, il numero di minori non accompagnati che varcano le frontiere europee e che costituiscono un facile bersaglio per il traffico organizzato di esseri umani.
La Commissione sottolinea poi la relazione fondamentale esistente fra il fenomeno della tratta e la criminalità organizzata e la conseguente necessità di perseguire adeguatamente i reati tradizionalmente connessi a quelli di tratta (falsificazione di documenti, traffico di stupefacenti, criminalità informatica, pornografia infantile, traffico di migranti e frode a danno dei sistemi sociali). Fondamentale, inoltre, il ruolo svolto da Internet nell'agevolare i trafficanti e ampliare il bacino di vittime potenziali: sempre più spesso i reclutamenti, infatti, avvengono on-line.
4. Sotto il secondo profilo - quello relativo ai risultati delle azioni intraprese per contrastare la tratta di esseri umani - la relazione evidenzia con preoccupazione il basso numero di azioni penali e condanne per i reati in oggetto a fronte dell'elevato numero di vittime (e dell'imponente cifra nera che caratterizza il fenomeno), cui corrisponde -verosimilmente - l'assenza di strumenti investigativi sufficientemente efficaci.
Preoccupanti anche i dati relativi al trattamento riservato alle vittime del reato, cui spesso non è fornita adeguata assistenza presso le stazioni di polizia o che vengono ritenute erroneamente responsabili del reato, perseguite e condannate. Profili di inefficienza sono poi riscontrati nell'ambito delle indagini finanziarie, con particolare riferimento ai problemi riscontrati nel rintracciare i proventi di reato quando essi siano trasferiti in un paese fuori dall'UE, problemi la cui matrice è verosimilmente da individuarsi in una cooperazione internazionale inefficace.
In senso positivo sono invece valutate dalla Commissione quelle iniziative volte a organizzare indagini congiunte e istituire squadre comuni e, più in generale, a promuovere una maggiore collaborazione fra Stati membri.
Una importanza particolare è infine da riservarsi: ai meccanismi di indentificazione, protezione e assistenza delle vittime, soprattutto minori, e alla prevenzione di tutti i fenomeni di vittimizzazione secondaria ai quali esse possono essere esposte; alla prevenzione del fenomeno.
Da questo ultimo punto di vista la Commissione - riprendendo quanto previsto dall'art. 18 della direttiva - afferma chiaramente che "un approccio basato sui diritti umani dovrebbe garantire che chi trae profitto da tale reato e sfrutta le vittime sia assicurato alla giustizia" e, proprio adottando un tale approccio, la metà degli Stati membri considera reato il ricorrere consapevolmente ai servizi prestati da un soggetto vittima della tratta.La direttiva 2009/52/CE (norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare), pur dotata di un ambito di applicazione più ristretto, già prevede un obbligo di incriminazione del datore di lavoro in tal senso; un'analoga previsione è contenuta - in relazione alla prostituzione minorile - nella direttiva 2011/93/UE (lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile). Si tratterebbe, dunque, di "garantire la coerenza e colmare le eventuali lacune giuridiche esistenti che potrebbero portare all'impunità", soprattutto nell'ambito dello sfruttamento della prostituzione. "Adottare misure, anche di natura legislativa, volte a garantire la riduzione della domanda che sostiene la tratta finalizzata a ogni forma di sfruttamento è fondamentale a tal fine".