ISSN 2039-1676


26 marzo 2018 |

L'incostituzionalità di alcune ipotesi della legge Merlin e i rimedi interpretativi ipotizzabili

A proposito di Corte App. Bari, Sez. III, ord. 6.2.2018, Pres. De Cillis, Est. Blattmann D'Amelj, ric. Tarantini e altri

Contributo pubblicato nel Fascicolo 3/2018

Il presente contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.

Il contributo del Prof. Alberto Cadoppi, qui pubblicato, sviluppa alcune tesi espresse in un parere pro veritate nell'ambito del noto procedimento penale contro Giampaolo Tarantini e altri, pendente davanti alla Corte d'Appello di Bari, e nell'ambito del quale – come segnalato in questa Rivista – il 6 febbraio 2018 è stata sollevata una questione di legittimità costituzionale riguardante alcune disposizioni della legge Merlin, nella parte in cui puniscono il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione esercitata in modo volontario e consapevole. ​Per leggere il testo dell'ordinanza della Corte d'Appello di Bari, clicca qui.

 

Abstract. L’autore parte dalla premessa secondo cui vi sono varie tipologie di prostitute e di “prostituzioni”, e ai due estremi si pongono da un lato la prostituzione coattiva, e dall’altro il fenomeno delle c.d. “escort”, persone che per libera scelta decidono di concedere favori sessuali a pagamento al di là di ogni costrizione. Relativamente a questa tipologia, l’a. si domanda se sia giusto punire il reclutamento ed il favoreggiamento della prostituzione. Se nel 1958, quando fu varata la legge Merlin, il bene giuridico dei reati in materia doveva ritenersi la moralità pubblica, col passare dei decenni e l’evolversi della società e dell’assetto dell’ordinamento, si deve oggi ritenere che il bene giuridico consista nella libertà di autodeterminazione sessuale della prostituta nell’ambito della sua scelta di fornire sesso a pagamento. Tale inquadramento – del resto condiviso da tutta la dottrina e da gran parte della giurisprudenza più recente – porta a ritenere contrastanti con una serie di principi costituzionali i predetti reati. Infatti, si tratta di condotte che non comportano né induzione né sfruttamento, ma solo ausili all’esercizio della prostituzione. La repressione penale di tali condotte comporta dunque una lesione del principio di offensività (perché nessun danno producono al bene giuridico, anzi avvantaggiando il possibile soggetto passivo del reato), ma anche una lesione del diritto di autodeterminazione sessuale della prostituta, tutelato dall’art. 2 Cost. Le predette fattispecie integrano anche altre violazioni costituzionali: al principio di legalità, per la insanabile indeterminatezza delle stesse; e di conseguenza al principio di uguaglianza, e al principio di proporzionalità della pena. L’a. si mostra dunque pienamente d’accordo con l’Ordinanza della Corte d’Appello di Bari del 6 febbraio 2018. Nella parte conclusiva del contributo, si domanda peraltro se sia possibile ipotizzare interpretazioni “secondo Costituzione” delle norme relative: forse si potrebbe pensare di restringere interpretativamente le predette fattispecie ai casi di prostituzione non libera e non volontaria; oppure, si potrebbe dar rilievo in materia alla scriminante del consenso dell’offeso.

 

SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Il tema. – 3. “Prostituzioni”. – 4. La legge Merlin nella sua genesi: brevi cenni. – 5. Le fattispecie della legge Merlin. – 6. Il bene giuridico: evoluzione. – 7. Conseguenze della ridefinizione del bene giuridico. – 7.1. L’incostituzionalità del reato di favoreggiamento e di altri delitti della legge. – 7.1.1. Le violazioni del principio di legalità. – 7.1.1.1. La nozione di “prostituzione”. – 7.1.1.2. L’incostituzionalità delle fattispecie di prostituzione per la indeterminatezza dello stesso concetto di prostituzione. – 7.1.1.3. La mancata definizione della fattispecie di reclutamento. – 7.1.1.4. L’incostituzionalità della norma di cui all’art. 3 n. 4 prima parte legge Merlin per contrasto con il principio di legalità. – 7.1.1.5. La mancata definizione del favoreggiamento e la sua indeterminatezza. – 7.1.1.6. L’incostituzionalità del favoreggiamento per violazione del principio di legalità. – 7.1.1.7. Possibili obiezioni alla tesi dell’incostituzionalità per violazione del principio di legalità. – 7.1.2. Il principio di offensività e (alcuni) delitti di prostituzione. – 7.1.2.1. La “dignità”: dignità “oggettiva” e “soggettiva” – 7.1.2.2. Il concetto di “vittima. – 7.1.2.3. Dignità”, “vittima”, e “paternalismo morale” nella prospettiva della legge Merlin. – 7.1.2.4. Repressione della prostituzione come libera scelta e violazione del principio di offensività. – 7.1.3. Libere scelte di prostituirsi e violazione del diritto costituzionalmente garantito di autodeterminazione sessuale. – 7.1.4. Il diritto di esercitare la prostituzione come lavoro in condizioni di salute e sicurezza. – 7.1.5. Altre violazioni costituzionali della legge Merlin relativamente ai reati in esame. – 7.1.6. Quale pronuncia si richiederebbe alla Corte costituzionale? – 7.2. La questione della reinterpretazione “costituzionalmente orientata” di alcune delle fattispecie della legge. – 7.2.1. La ridefinizione del bene giuridico: possibili ricadute interpretative. – 7.2.2. Il favoreggiamento e una sua possibile reinterpretazione. – 7.2.3. Il reclutamento e sue possibili reinterpretazioni. – 7.2.4. Il ruolo del consenso dell’avente diritto nei reati di prostituzione. – 8. Conclusioni. – 9. Osservazioni finali.