14 novembre 2018 |
La detenzione come deterrente dell'immigrazione nel decreto sicurezza 2018
Contributo pubblicato nel Fascicolo 11/2018
Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.
Abstract. Il decreto sicurezza del 2018 mette di nuovo le mani nella disciplina della detenzione degli stranieri irregolari, mostrando chiaramente l’intento del Governo di usare la privazione della libertà come deterrente nei confronti dell’immigrazione. Forte di questo approccio, il decreto non solo si disinteressa dei problemi già presenti nella vigente disciplina, da tempo incapace di delineare i presupposti della detenzione con sufficiente precisione. Introduce anche un nuovo caso di detenzione del tutto arbitrario, mirato a scoraggiare ogni tentativo di sbarcare in Italia per domandare la protezione internazionale. Si tratta di una strategia che, per quanto potrebbe sortire qualche beneficio elettorale nel breve periodo, alla lunga rischia di rivelarsi fallimentare. La carcerazione continuerà a colpire i migranti in modo indiscriminato e capriccioso. Difficilmente, inoltre, produrrà gli effetti sperati, se si tiene conto del fatto che gli stimoli all’immigrazione, nella società contemporanea, appaiono superiori ai controstimoli indotti dal pericolo della privazione della libertà.
SOMMARIO: 1. Una strategia perdente. – 2. L’habeas corpus dei migranti. – 3. Tre difetti capitali. – 3.1. Esemplificazione. – 3.2. Rarefazione. – 3.3. Arbitrarietà assoluta. – 4. Un sovranismo a doppio taglio.