ISSN 2039-1676


12 marzo 2019 |

L'Italia è sotto osservazione dell'ONU con riferimento alla criminalizzazione del soccorso in mare, alla politica dei porti chiusi ed al decreto immigrazione e sicurezza

Comunicazione degli "Special Rapporteurs" dell'ONU al Governi italiano

 

1. Il 21 novembre 2018 dieci Special Rapporteurs delle Nazioni Unite[1] hanno inviato al Governo italiano una comunicazione – pubblicata soltanto pochi giorni fa dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e di cui ha dato notizia anche la stampa nazionale – nella quale manifestano preoccupazione per la situazione dei diritti fondamentali in Italia e chiedono in particolare chiarimenti in merito alle seguenti questioni: i) la criminalizzazione delle attività di ricerca e soccorso di migranti realizzate dalle ONG nel Mediterraneo; ii) i protratti dinieghi di sbarco nei porti italiani delle navi delle stesse ONG e di quelle appartenenti alla Guardia costiera italiana (come la Diciotti); iii) il pregiudizio per i diritti fondamentali dei migranti suscettibile di derivare dall’applicazione del  decreto legge in materia di sicurezza e immigrazione (d.l. 4 ottobre 2018 n. 113, conv. con modif. in legge 1 dicembre 2018, n. 132).

La comunicazione invita il Governo italiano a formulare osservazioni su ciascuna delle questioni sollevate entro sessanta giorni; ad oggi, non risulta esserci stata risposta.

 

2. I Rapporteurs riconoscono che negli anni passati l’Italia ha svolto un importante ed esemplare ruolo nel salvataggio dei migranti in mare, e si mostrano altresì consapevoli che le difficoltà fronteggiate dal nostro Paese sono state acuite dall’assenza di una politica comune dell'Unione europea per il sostegno degli Stati Membri di frontiera; nondimeno, affermano che queste circostanze non possano essere utilizzate dalle autorità italiane come giustificazione per la violazione dei diritti fondamentali dei migranti e per il mancato rispetto degli obblighi internazionali. Le segnalazioni ricevute rispetto agli attacchi (compresi procedimenti giudiziari e campagne diffamatorie) contro i difensori dei diritti dei migranti, tra cui i giornalisti che criticano l’operato del Governo, e contro gli attori della società civile impegnati in operazioni di salvataggio in mare o assistenza umanitaria a terra, producono, secondo gli esperti ONU,  effetti particolarmente gravi: mettono in pericolo migliaia di vite, contribuiscono alla stigmatizzazione degli stranieri, rafforzano sentimenti xenofobi. Inoltre, l’eventale conversione del decreto legge n. 113 del 2018 (poi effettivamente avvenuta) potrebbe determinare gravi conseguenze sulla protezione dei diritti fondamentali, produrre maggiore irregolarità, aumentare la vulnerabilità dei migranti, le tensioni sociali e l’insicurezza.

 

3. La comunicazione passa quindi in rassegna, più nel dettaglio, le informazioni raccolte sul nostro Paese.

In prima battuta vengono ripercorse le tappe delle campagne di diffamazione politico-mediatiche subite dalle organizzazioni non governative, a partire da quando, alla fine del 2016, i media italiani hanno cominciato a pubblicare articoli che accusavano tali ONG di collusione con gli smugglers e di coinvolgimeno nel c.d. "business del traffico di esseri umani". Anche alcune autorità pubbliche hanno accusato le ONG di avere incoraggiato la partenza dei migranti dalla Libia, attraverso le loro attività di salvataggio. In particolare - si legge nel rapporto - l'ex vicepresidente della Camera dei Deputati, ora Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che ha etichettato le ONG "taxi del mare", nonché, l'attuale Ministro dell’Interno, che ha definito le ONG che aiutano i migranti come "vice-trafficanti". Tale narrazione, amplificata dai media, avrebbe prodotto tra l’altro attacchi verbali e minacce nei confronti dei difensori dei diritti umani e delle stesse ONG, le quali hanno registrato una drastica riduzione delle donazioni pubbliche e private, e conseguentemente hanno ridotto la loro capacità operativa sia in mare che a terra. In questo modo, riportano i Rapporteurs, è aumentata la vulnerabilità dei migranti rispetto alla tratta e ad altre forme di sfruttamento.

 

4. Oltre che attraverso le campagne politico-mediatiche, la criminalizzazione dei difensori dei diritti umani si è concretizzata nell’avvio di procedimenti penali nei confronti delle ONG e dei loro equipaggi, indagati per il delitto di favoreggiamento dell'immigrazione irregolare di cui all’art. 12 del Testo unico immigrazione; fattispecie che, come noto, punisce con pene severe chiunque promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato, ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l'ingresso nel territorio. Vengono menzionate le indagini riguardanti l’equipaggio della nave Iuventa della ONG tedesca Jugend Rettet, l’equipaggio della nave Open Arms della ONG spagnola Proactiva Open Arms, nonché l’indagine relativa all’attività della tedesca Sea Watch.

 

5. Vengono altresì richiamate le ulteriori misure adottate recentemente dalle autorità italiane che hanno avuto come risultato quello di ostacolare l’attività di soccorso ai migranti: in primo luogo il Memorandum d'intesa con la Libia firmato nel febbraio 2017, che ha impegnato le autorità italiane a fornire sostegno alle autorità libiche per incrementarne la capacità di intercettare i migranti e riportarli in Libia, nonostante le torture ed i maltrattamenti notoriamente perpetrati nei centri di detenzione libici e le condotte violente della stessa guardia costiera libica durante le operazioni in mare; in secondo luogo, l’imposizione nel luglio 2017 di un codice di condotta alle ONG impegnate nelle operazioni SAR, che alcune organizzazioni hanno rifiutato di firmare perché concederebbe alle autorità italiane ulteriori poteri invasivi nel loro lavoro.

 

6. Altro tema oggetto dell’indagine degli esperti ONU riguarda la c.d. politica dei porti chiusi adottata dal Governo italiano. Nel giugno 2018 – osservano sul punto i Rapporteurs – il Ministro dell’Interno e il Ministro dei Trasporti hanno rifiutato l'attracco nei porti italiani della nave Aquarius della ONG SOS Méditerranée e Médecins sans Frontières. La nave trasportava oltre 600 migranti che erano stati salvati in mare, tra cui 123 minori non accompagnati, undici bambini e sette donne incinte. Successivamente il Governo italiano ha dichiarato che tutti i porti italiani sarebbero rimasti chiusi per le ONG battenti bandiere straniere che effettuavano operazioni SAR. Nell’agosto 2018 è inoltre scoppiato il caso della nave della Guardia costiera italiana Diciotti, alla quale, raggiunto il porto di Catania con 177 migranti a bordo, non è stato permesso di attraccare. Secondo i Rapporteurs, i migranti (compresi i minori non accompagnati) sarebbero stati privati della loro libertà personale per giorni. Sulla base delle stesse dichiarazioni rese dal Ministro dell’Interno – conclude la comunicazione – la situazione è stata utilizzata come strumento di pressione sull'Unione Europea per ottenere il sostegno degli altri Stati membri nel condividere la responsabilità dei flussi migratori. È appena il caso di aggiungere che il Rapporto è stato scritto ed inviato prima che si definisse la procedura parlamentare culminata con il diniego dell’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno.

 

7. Anche l’azione di singoli membri della società civile e di attivisti sarebbe stata oggetto di criminalizzazione. Vengono espressamente richiamati alcuni episodi: il divieto di fornire cibo e acqua a migranti e richiedenti asilo (Ventimiglia, agosto 2016), l’allontanamento dalla Città di Como degli attivisti ("No Borders") che avevano fornito scorte di cibo ai migranti e partecipato a un'assemblea pacifica per l'apertura delle frontiere, fino ai procedimenti penali a carico degli attivisti solidali ai migranti (Félix Croft).

 

8. Infine, la missiva analizza criticamente le modifiche alla normativa sull'immigrazione introdotte dal già richiamato d.l. n. 113 del 2018

Sul punto, viene espressa preoccupazione in primo luogo per l’abolizione della protezione umanitaria (e la relativa introduzione dei nuovi “casi speciali”), che restringerà sia il numero di potenziali beneficiari di permesso di soggiorno, che la durata degli stessi; in secondo luogo, per la riforma dell’accesso al sistema SPRAR (Sistema per la protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati), che determinerà di livelli di accoglienza più bassi per richiedenti asilo e altri gruppi vulnerabili; in terzo luogo, per l’estensione della durata massima della detenzione amministrativa nei CPR, che passa da 90 a 180 giorni; infine, per l’estensione dei casi e dei luoghi di privazione della libertà personale dello straniero, vuoi negli hotspot (dove potranno essere trattenuti i richiedenti asilo fino a 30 giorni a fini identificativi), vuoi nelle altre strutture “idonee”.

 

9. Alla luce del quadro informativo sopra descritto, gli esperti ONU formulano le seguenti richieste al Governo italiano:

1) fornire ulteriori informazioni e commenti in merito alle questioni sollevate;

2) fornire informazioni dettagliate sulla base giuridico-fattuale su cui poggiano le accuse mosse nei confronti di singoli individui e delle organizzazioni della società civile per il delitto di "favoreggiamento dell’immigrazione irregolare", nonché la loro compatibilità con il diritto internazionale in materia di diritti umani, in particolare con gli obblighi derivanti dall'ICCPR (International Covenant on Civil and Political Rights);

3) indicare in che modo il rifiuto o il ritardo delle autorità italiane nell’autorizzare le navi che trasportano persone soccorse in mare a ormeggiare e sbarcare nei porti italiani sono in linea con gli obblighi internazionali in materia di protezione del diritto alla vita, quali quelli derivanti dall'articolo 6 dell'ICCPR;

4) riferire su come il Governo pensa di adempiere ai propri obblighi di salvaguardare le vite umane nel Mar Mediterraneo, rispettando il principio di non-refoulement, nel coordinare le operazioni di ricerca e salvataggio che coinvolgono la guardia costiera libica;

5) indicare quali misure sono state adottate per garantire che i difensori dei diritti dei migranti siano messi in condizione di svolgere il loro legittimo lavoro, nel rispetto del loro diritto alla libertà d’opinione e d’espressione, alla libertà di associazione, in un ambiente sicuro  e senza timore di ricevere minacce o atti di intimidazione e molestie di alcun tipo;

6) fornire informazioni su come il Governo intende adempiere ai suoi obblighi internazionali in considerazione dell’applicazione del d.l. n. 113 del2018, sulla conformità di tale disciplina alla Costituzione, alla Direttiva 2011/95/UE in materia di protezione internazionale (c.d. Direttiva Qualifiche) ed al diritto internazionale; nonché su come i diritti umani dei migranti, incluse le vittime o potenziali vittime di tratta e di altre forme di sfruttamento, saranno protetti in Italia;

Ancora, con particolare riferimento alla normativa introdotta dal d.l. n.  113 del2018, i Rapporteurs chiedono al Governo di riferire su come intende:

7) regolarizzare lo status dei migranti, consentendo tra l’altro l'accesso al mercato del lavoro come misura per prevenire la tratta di persone e lo sfruttamento del lavoro;

8) garantire l'identificazione dei migranti e l’intervento dei servizi per la protezione delle vittime e delle potenziali vittime della tratta e di altre forme di sfruttamento; chiarire come il trattenimento negli hotspot e la conseguente limitazione della libertà personale dei migranti possa essere considerata in linea con l'obbligo dello Stato di proteggere le vittime e le potenziali vittime della tratta e di altri soggetti vulnerabili;

9) garantire la protezione delle vittime della tratta di persone e vittime di altre forme di sfruttamento, che potrebbero non essere state correttamente identificate all'arrivo; chiarire quali misure intende adottare per evitare che tali persone diventino irregolari e vengano rimpatriate forzatamente, anche quando sono a rischio di persecuzioni e rappresaglie; chiarire quali misure siano messe in atto per garantire alle vittime di tratta e di altre forme di sfruttamento un alloggio e un lavoro dignitoso al fine di facilitare la loro inclusione sociale.

 

10. Come già evidenziato, i rapporteurs hanno chiesto una risposta al Governo italiano entro 60 giorni, da sottoporre alla valutazione da parte del Consiglio Onu per i diritti umani. Nel frattempo, il Governo è stato invitato ad adottare le misure provvisorie (interim measures) necessarie per porre fine alle allegate violazioni, evitarne delle nuove e, nel caso in cui gli accertamenti dimostrassero la fondatezza delle accuse , sanzionarne i responsabili.

 


[1] In particolare la missiva è stata inviata dagli Special Rapporteurs sulla promozione e tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione; sui diritti alla libertà di riunione pacifica e d’associazione; sulla situazione dei difensori dei diritti umani; sui diritti umani dei migranti; sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza; sulle forme contemporanee di schiavitù; sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; sulla tratta di persone, in particolare donne e bambini; sulla violenza contro le donne, le sue cause e conseguenze, nonché dall'Esperto Indipendente in materia di diritti umani e solidarietà internazionale.