17 febbraio 2015 |
P. Gianniti (a cura di), La CEDU e il ruolo delle Corti, Commentario Scialoja-Branca-Galgano, Bologna, 2015
Recensione
Questo volume è e resterà certamente un punto di riferimento per gli studiosi e gli operatori del diritto che si occupano dei meccanismi di tutela dei diritti fondamentali. L'attenzione dell'Autore principale, nonché Curatore dell'opera, la cui penna di Magistrato si coglie a prima lettura, è soprattutto rivolta al sistema instaurato con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), ma si estende anche, opportunamente, alla Carta delle Nazioni Unite e a sistemi meno conosciuti ma di altrettanto interesse scientifico e pratico. È data in questo modo al lettore la possibilità di avere un quadro completo della tutela dei diritti fondamentali nel mondo intero, tanto più rilevante in quanto si tratta di una materia che investe non poche disomogeneità di cultura e quindi di sensibilità a seconda della latitudine presa a riferimento, disomogeneità che proprio il movimento convenzionale tende progressivamente a ridurre.
Le due parti che compongono il volume, la prima generale sui meccanismi di tutela e la seconda sui singoli diritti fondamentali, offrono al lettore un panorama completo della materia.
L'attenzione è dedicata, in primo luogo, al processo di globalizzazione della vita di relazione internazionale e di progressiva legittimazione dei singoli a far valere i rispettivi diritti fondamentali, anche nei confronti dei rispettivi Stati di appartenenza, dunque in un contesto giuridico plurinazionale di controllo, di natura all'occorrenza giurisdizionale. Le regole della Comunità internazionale hanno ormai superato la dimensione esclusivamente interstatuale e la estraneità della posizione del singolo. La Dichiarazione universale in ambito Nazioni Unite è dunque il rilevante momento di espressa soddisfazione dell'esigenza di attribuire anche alla Comunità internazionale complessivamente considerata il compito di far emergere il problema della tutela dei diritti fondamentali della persona, non a caso al termine di un periodo sotto tale profilo, ed in particolare della dignità dell'uomo, da dimenticare. Il lettore viene guidato non solo nei meccanismi predisposti in quel contesto generale, ma anche in quelli che fino ad oggi sono stati creati, sia pure con diversi livelli di concretezza e di effettività, in regioni del mondo tradizionalmente oggetto di minore considerazione. Interessante è ad esempio il grado di giurisdizionalizzazione raggiunto nell'America del Sud, nel continente africano ed anche nel mondo islamico.
Oggetto di specifica analisi è il contesto europeo, nel quale la maggiore omogeneità della cultura dei diritti del singolo ha consentito di pervenire a risultati di rilievo sotto il profilo della tutela giurisdizionale piena ed effettiva dei diritti fondamentali della persona. Anzitutto, viene in rilievo il sistema dell'Unione europea, cioè l'Europa comunitaria, nata nei primissimi cinquanta del secolo scorso, con il Trattato CECA, consolidatasi poi con il Trattato di Roma istitutivo della Comunità europea e dell'Euratom del 1957. Paradossalmente, il tema della tutela dei diritti fondamentali è rimasto nella penna dei redattori dei Trattati, nessun cenno potendosi ivi trovare ad una qualche competenza comunitaria o ad un meccanismo di tutela. Eppure, fin dal 1969, la Corte di giustizia dell'allora Comunità, oggi Unione, anche sulla spinta delle Corti costituzionali italiana e tedesca, si lanciò nella ben nota affermazione che i diritti fondamentali dell'uomo, propri delle tradizioni costituzionali degli Stati membri e della CEDU, sono parte dei principi generali del diritto comunitario che la Corte è tenuta a garantire, con riguardo agli atti comunitari e agli atti degli Stati membri che ne siano l'attuazione. Una giurisprudenza ricchissima si è sviluppata in materia, tanto da suggerire agli Stati membri di consolidarla anche nella forma e dunque di sancirne convenzionalmente il rilievo e la portata (Trattato di Maastricht), fino alla proclamazione della Carta di Nizza, successivamente elevata allo stesso rango dei Trattati con la denominazione di Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
La politica delle istituzioni comunitarie e la giurisprudenza della Corte di giustizia hanno contribuito allo spostamento del baricentro del sistema comunitario dalle libertà prettamente economiche (libera circolazione dei prodotti e dei fattori della produzione) alla circolazione delle persone, prima economicamente qualificate, poi delle persone in quanto tali. La giurisprudenza sulla tutela giurisdizionale effettiva e sui profili più rilevanti del processo, i diritti connessi alla famiglia, all'informazione, al principio di eguaglianza in tutti i suoi aspetti, al lavoro, all'assistenza e previdenza, in definitiva sul complesso dei diritti fondamentali in una moderna democrazia, ha accompagnato il consolidarsi del processo di integrazione. È un aspetto meno conosciuto, purtroppo, dalla pubblica opinione, investita da molta retorica anticomunitaria dovuta principalmente alle criticità e alle conseguenze di una crisi economica, ma non solo, che negli ultimi anni ha investito il mondo intero. Sotto tale profilo, pertanto, il lavoro che ci occupa può dare un contributo di chiarezza sull'Europa che c'è e che, pur non potendosi identificare in un ente di beneficienza come molti vorrebbero, è certamente una realtà che almeno sotto il profilo della civiltà giuridica e del vivere insieme tra diversi con regole comuni è un modello di cooperazione tra Stati sovrani.
Subito dopo il capitolo sulla difesa dei diritti fondamentali nell'ordinamento italiano, l'attenzione si rivolge poi alla CEDU, la cui importanza nella materia è andata progressivamente aumentando, fino a diventare oggi, con la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, un riferimento necessario per il giudice nazionale. Importante è l'approfondita analisi del sistema di tutela prefigurato nella Convenzione ed attuato dalla giurisprudenza della Corte, nonché il rapporto con l'ordinamento italiano, prima e dopo la riforma costituzionale del 2001, che ha portato alla copertura in Costituzione (art. 117, 1° comma) dei trattati internazionali e dunque della stessa CEDU. Non manca l'analisi della giurisprudenza più recente della Corte costituzionale e, più in generale, del dialogo tra la Corte di Strasburgo e la Corte di giustizia dell'Unione, da una parte, e le Corti nazionali, dall'altra, a distanza con la prima e a mezzo del rinvio pregiudiziale con la seconda. Né sono trascurati gli effetti della prevista adesione dell'Unione alla CEDU, che, se realizzata, potrebbe aprire degli scenari nuovi di collaborazione e quindi di sinergia a tutto vantaggio della migliore tutela dei diritti fondamentali della persona.
La seconda parte del lavoro è dedicata ai singoli diritti fondamentali, trattata da Autori diversi. Ne è esaminata in modo approfondita la relativa giurisprudenza, con grande vantaggio per l'operatore e lo studioso.
In definitiva, si tratta di un'opera di sicuro valore, che va salutata con favore e molto utile.