ISSN 2039-1676


24 giugno 2016 |

Elisabetta Lamarque, Prima i bambini. Il principio dei best interests of the child nella prospettiva costituzionale, con prefazione di Livia Pomodoro, FrancoAngeli, Milano, 2016, pp. 150

Segnalazione bibliografica

Il principio del superiore interesse del minore si ritrova ovunque: nelle carte internazionali e sovranazionali dei diritti, nella legislazione, nel dibattito parlamentare, nei discorsi giornalistici e in ogni provvedimento giurisdizionale che si occupa della situazione di un bambino o di un adolescente.

È un argomento efficace, perché basta richiamarlo per mettere tutti a tacere. Chi oserebbe sostenere che il bene degli adulti viene prima di quello dei bambini?

È un abito buono per tutte le stagioni e per tutte le occasioni, perché su ciò che è davvero meglio per un bambino le opinioni sono le più varie. Il principio non serve forse a sostenere una soluzione e anche il suo contrario?

È, infine, un ottimo pretesto per giustificare decisioni che realizzano anche o soprattutto interessi diversi, sui quali tuttavia sarebbe molto più difficile raccogliere consenso.

L'uso disinvolto e dirompente del principio dei best interests of the child, dunque, può mettere in imbarazzo qualsiasi giurista, e forse più di tutti il penalista. Ciò nonostante, anche il diritto penale e il diritto processuale penale ne conoscono moltissime e controverse applicazioni.

Si pensi alla sentenza della Corte costituzionale che ha utilizzato per la prima volta come parametro interposto ai sensi dell'art. 117, primo comma, Cost. un vincolo internazionale diverso dalla Cedu (la Convenzione Onu del 1989 diritti del fanciullo, ratificata e resa esecutiva in Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176) dichiarando incostituzionale proprio per violazione del principio dei best interests of the child la norma del codice penale che stabiliva che in caso di condanna pronunciata contro il genitore per il delitto di soppressione di stato conseguisse di diritto la perdita della potestà genitoriale, così precludendo al giudice ogni possibilità di valutazione dell'interesse del minore nel caso concreto (sul punto V. Manes, La Corte costituzionale ribadisce l'irragionevolezza dell'art. 569 c.p. ed aggiorna la "dottrina" del "parametro interposto" (art. 117, comma primo, Cost.), in questa Rivista n. 2/2013).

L'autrice di questo volume ritiene che una corretta interpretazione costituzionale non contempla la tirannia di un diritto o di un valore su tutti gli altri e guarda con sospetto la retorica dei diritti dei bambini che fa leva sul principio del superiore interesse del minore.

Le armi con cui il volume affronta e combatte l'uso retorico del principio sono l'analisi del paradigma dei best interests of the child nella tradizione anglo-americana dei childrens's rights, l'indagine circa la sua possibile collocazione all'interno della tradizione europeo-continentale dei diritti e la descrizione di come esso effettivamente opera presso le corti di Strasburgo e di Lussemburgo.

Il primo capitolo del volume è dedicato al confronto tra la tradizione europea continentale dei diritti dei bambini e la tradizione anglo-americana dei children's rights. Il secondo e il terzo capitolo esaminano invece criticamente la giurisprudenza delle due corti europee sul principio dei best interests of the child.