4 novembre 2014 |
Mafie etniche, elaborazione e applicazione delle massime di esperienza: le criticità derivanti dall'interazione tra "diritto penale giurisprudenziale" e legalità
Il contributo è ora pubblicato nel n. 1/2015 della nostra Rivista trimestrale. Clicca qui per accedervi.
Abstract. Il lavoro analizza le problematiche emergenti dall'applicazione dell'art. 416 bis c.p. alle c.d. mafie etniche. L'Autore si occupa principalmente di analizzare le conoscenze cui il giudice, quale interprete del caso concreto, può attingere per trovare conferma della reputazione criminale dell'organizzazione straniera giunta al suo vaglio. Attraverso un raffronto con la giurisprudenza sulle mafie classiche, l'Autore riflette sulla possibilità di introdurre, in questo specifico ambito di incriminazione, "nuove forme" di apporto delle scienze sociali.
SOMMARIO: 1. Introduzione alle mafie etniche: scorci di uno scenario composito - 2. L'associazione di tipo mafioso tra esigenze di adeguamento ed estensione del dato normativo - 2.1. "Associazione di tipo mafioso" e "associazione mafiosa tipo": quale referente per le c.d. nuove mafie? - 2.2. Il metodo mafioso come concetto stilizzato dal punto di vista etnico-culturale. Possibile la sua applicazione estensiva alle "associazioni straniere"? - 3. Mafie classiche tra notorio e massime d'esperienza - 3.1. Il fatto notorio che divine massima d'esperienza nel processo di generalizzazione probatoria - 3.2. Conoscenze meta-giuridiche e processi alle mafie classiche: incertezze metodologiche e possibile composizione di un conflitto interpretativo - 4. Le peculiarità dei fenomeni associativi stranieri tra profili sostanziali e profili processuali - 4.1. La riproposizione di una lettura sub-culturale del metodo mafioso nei processi alle mafie etniche - 4.2. Un possibile ruolo per la perizia: rilievi conclusivi sull'imprescindibilità del dato sociologico nei processi alle mafie etniche