ISSN 2039-1676


15 giugno 2015 |

A Roma una mafia c'è. E si vede...

Editoriale

 

Con le due sentenze qui pubblicate, rese nei rispettivi procedimenti de libertate, la Cassazione ha avallato l'impianto generale dell'ormai notissima indagine condotta dalla magistratura romana denominata "Mafia capitale", legittimando l'operato dei giudici inferiori anche sul versante che ha sollevato più discussioni nel dibattito pubblico: ossia l'inquadramento entro la cornice del delitto di associazione mafiosa dei fatti contestati agli indagati. A detta della Corte, infatti, nulla osta al riconoscimento, in fatto e in diritto, che a Roma abbia operato negli ultimi anni un'organizzazione criminale che seppur costituita e sostenuta da soggetti "autoctoni", si sia avvalsa della "forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici",  secondo quanto prescrive il 3° comma dell'art. 416 bis c.p. Una mafia, dunque, peculiarmente romana, generata dal cuore criminale della città: che di per sé sfida la narrazione corrente volta a descrivere i fenomeni mafiosi magari dilaganti e pervasivi in Italia, e però pur sempre racchiusi entro determinate coordinate etnico-regionalistiche [...].

 

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Clicca qui per scaricare un estratto di Cass., sez. VI pen., 10 marzo 2015 [dep. 9 giugno 2015], n. 24535 Pres. Agrò, Rel. De Amicis.

Clicca qui per scaricare un estratto di Cass., sez. VI pen., 10 marzo 2014 [dep. 9 giugno 2015], n. 24536, Pres. Agrò, Rel. Mogini.