ISSN 2039-1676


12 dicembre 2017 |

Neuroscienze e diritto penale: le questioni sul tappeto

Contributo pubblicato nella Rivista Trimestrale 4/2017

Abstract. Da qualche anno anche in Italia si sono affacciate sulla scena del diritto e del processo penale le c.d. neuroscienze, vale a dire quel complesso di discipline che indaga sulle connessioni neuronali dei comportamenti umani. A livello teorico, e de iure condendo, la dottrina penalistica si è, quindi, interrogata sulla possibilità di una “rifondazione” del diritto penale che faccia tesoro delle acquisizioni neuroscientifiche (per quanto riguarda, in primis, il possibile superamento del dogma della volontà libera e non determinata). A livello pratico, e de iure condito, si registrano, intanto, alcune applicazioni delle neuroscienze finalizzate a fornire la prova di questo o quell’elemento del reato: questo secondo approccio, indubbiamente più prolifico del primo, dopo aver riscosso un iniziale favore presso la giurisprudenza di merito, sembra, tuttavia, ora scontrarsi con un profondo scetticismo da parte della giurisprudenza di legittimità.

 

 

 

SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. Che cosa sono le neuroscienze? – 3. Una “rifondazione” su basi neuroscientifiche del diritto penale? – 4. Una “collaborazione” delle neuroscienze al diritto penale? – 4.1. “Collaborazione” in sede di accertamento della in-imputabilità. – 4.2. “Collaborazione” in sede di accertamento della immaturità psichica del minore ultraquattordicenne. – 4.3. “Collaborazione” in sede di accertamento della pericolosità sociale. – 4.4. “Collaborazione” in sede di verifica della attendibilità delle dichiarazioni rese nel processo. – 4.5. “Collaborazione” in sede di accertamento del dolo. – 5. Una strada spianata o un percorso irto di ostacoli alla “collaborazione” tra diritto penale e neuroscienze? – 5.1. Gli ostacoli frapposti dalla legge penale. – 5.2. Gli ostacoli frapposti dallo stesso dibattito neuroscientifico. – 6. Considerazioni conclusive.