ISSN 2039-1676


15 dicembre 2017 |

Rivista italiana di diritto e procedura penale n. 3/2017

Abstract dei contributi

Con l'autorizzazione dell'editore Giuffrè anticipiamo di seguito gli abstract dei lavori pubblicati nell'ultimo numero della Rivista italiana di diritto e procedura penale (n. 3/2017).

 

NECROLOGI

Pisani M., Ricordo di Cherif Bassiouni, pag. 917 ss.

 

DOTTRINA

ARTICOLI

Ruggieri F., Reati nell’attività imprenditoriale e logica negoziale. Procedimenti per reati d’impresa a carico di persone ed enti tra sinergie e conflitti, pag. 921 ss.

L’Autrice si interroga circa il nesso che esiste tra la peculiarità dell’accertamento dei reati di impresa e il ricorso a logiche processuali negoziali. L’analisi è sviluppata entro il perimetro dettato dal d.lgs. n. 231/2001, ove è lo stesso legislatore a individuare sia la categoria dei “crimini di impresa” sia i caratteri delle indagini dei relativi illeciti commessi da persone fisiche e da persone giuridiche.  Oggetto dello studio sono le modalità di tali investigazioni, in cui diritti dei singoli e interessi di impresa sono strettamente intrecciati, e frequenza dell’istituto del patteggiamento da parte di imputati e società nei pochi dati resi disponibili dalle Procure delle Repubblica. Le risultanze dell’una e dell’altra indagine consentono di rappresentare specifiche scelte di politica criminale da parte dei rappresentanti dell’accusa italiani, sulla falsariga di quanto accade nel sistema statunitense, ove pure l’azione penale è discrezionale.

Centonze F., Responsabilità da reato degli enti e agency problems. I limiti del d. lgs.vo n. 231 del 2001 e le prospettive di riforma, pag. 945 ss.

La regolamentazione della responsabilità degli enti in Italia ricorda il dilemma del prigioniero. I due principali attori, lo Stato e l’impresa privata, sono entrambi interessati a cooperare per soddisfare i rispettivi fini, ma in mancanza di un patto credibile le strade finiscono per divergere. L’articolo analizza la disciplina delle responsabilità degli enti attraverso la relazione di agenzia, l’economia dell’informazione e la teoria degli incentivi e propone alcuni essenziali correttivi all’attuale normativa. L’obiettivo è rendere quanto più possibile proficua la partnership nella cogestione dei rischi legati alla criminalità d’impresa e giungere alla più efficace prevenzione dell’illecito economico con i minori oneri possibili, rispetto allo scopo, a carico delle organizzazioni private. Il legislatore è dunque chiamato a progettare una disciplina «credibile» che possa creare un’interazione positiva tra le parti, allineare gli obiettivi, promuovere l’adesione alla comune meta della prevenzione e la condivisione delle informazioni rilevanti.

Manes V., Profili e confini dell’illecito para-penale, pag. 988 ss.

Il concetto di “materia penale” — centrale per definire il perimetro applicativo di talune garanzie della Convenzione EDU — appare particolarmente sfuggente ed affidato a criteri plurivoci. Se ne analizzano il profilo e i confini, muovendo dalle diverse stagioni attraversate dal concetto sostanziale di reato (dal nominalismo del codice Rocco alla teoria costituzionalmente orientata del reato, sino all’ingresso della nozione autonoma di matière pénal), concludendo per ravvisare la “natura intrinsecamente penale” al cospetto di ogni sanzione che contenga un coefficiente di afflittività legato ad una componente di rimprovero, in una prospettiva ultracompensativa e non squisitamente preventiva. Ne emerge un sistema a più livelli, dove all’apice della piramide sta un illecito formalmente e sostanzialmente penale, legato ad uno statuto garantistico forte (offensività, presunzione di innocenza, etc.); un livello intermedio, dove la natura intrinsecamente penale rimanda al peculiare statuto di garanzie ricavabile dagli artt. 6 e 7 CEDU; un livello minimale, dove ogni ingerenza pubblica sulla sfera dei diritti individuali deve rispettare, comunque, i requisiti qualitativi della prevedibilità e l’istanza di proporzionalità.

Ruga Riva C., L’avvelenamento delle acque da fonte industriale al banco di prova dei maxi-processi ambientali: qualche spunto su criteri di accertamento e quantificazione del pericolo, pag. 1008 ss.

L’Autore prende le mosse da una sintetica rassegna dei più recenti casi giurisprudenziali in tema di avvelenamento delle acque; successivamente si interroga sulle questioni più controverse, concernenti, in particolare, la natura del delitto, la nozione di pericolo e i criteri del suo accertamento, il momento consumativo e la permanenza. Infine, preso atto della inadeguatezza della fattispecie di avvelenamento delle acque a sanzioni gravi fenomeni di inquinamento idrico da fonte industriale, si analizza il fenomeno alla luce delle nuove fattispecie di inquinamento ambientale e di disastro ambientale, che parrebbero garantire una tutela più lineare.

Tripodi A.F., Cumuli punitivi, ne bis in idem e proporzionalità, pag. 1047 ss.

Il saggio muove dall’analisi della portata contenutistica e categoriale del ne bis in idem sostanziale e di quello processuale per poi soffermarsi sull’evoluzione giurisprudenziale delle Corti europee in materia. Di questa evoluzione parabolica è fornita una lettura in controluce, che pone in evidenza l’ingresso e la sovrapposizione, nella trama argomentativa, del parametro della proporzione sanzionatoria. Dal principio di proporzionalità vengono, infine, derivati alcuni percorsi argomentativi volti a contenere il ricorrente fenomeno del cumulo punitivo.

Carriero M.F., Lo statuto scientifico delle leggi di copertura. Un catalogo di criteri tra causalità ed epidemiologia, pag. 1087 ss.

L’Autore mette in luce le difficoltà della prova nei processi penali in cui si coinvolgono studi scientifici e, in particolare, l’epidemiologia, per l’accertamento di nessi causali. Scopo ultimo dell’epidemiologia è quello di acquisire dati su cui basare decisioni razionali per la prevenzione e il controllo delle malattie. Tuttavia, poiché la maggior parte degli studi epidemiologici sono per loro natura osservazionali e non sperimentali, occorre prendere atto della possibilità di avere a che fare con mere associazioni statistiche, e non invece con reali spiegazioni causali. Tale problema può essere, però, superato distinguendo, in base a come vengono “pensate” e “costruite”, le leggi scientifiche in diverse categorie.

Corso S.M., Patteggiamento versus risarcimento: condizione meramente processuale di ammissibilità del rito speciale, pag. 1123 ss.

Subordinare il c.d. patteggiamento alla condotta risarcitoria/riparatoria equivale a porre una condizione meramente processuale, immediatamente applicabile nei procedimenti pendenti. Subordinare la sospensione condizionale ad analoga condotta equivale ad introdurre un trattamento sanzionatorio in peius, non retroattivo in forza dell'art. 2 c.p.

 

NOTE A SENTENZA

Masullo M.N., La sentenza dichiarativa di fallimento è condizione obiettiva di punibilità: quando affermare la verità non costa nulla, pag. 1151 ss.

Nella pronuncia in commento la Corte di Cassazione, superando un consolidato orientamento giurisprudenziale, risolve la questione della natura giuridica della sentenza dichiarativa di fallimento, ritenendola una condizione obiettiva di punibilità (estrinseca). Nel commento, dopo aver chiarito le ragioni della decisione, che sul tema accoglie la posizione della prevalente dottrina, ci si interroga, in senso critico, sugli effetti indiretti della pronuncia. In particolare, si osserva come la mancata considerazione della diversa (ma connessa) questione sul ruolo da assegnare, nell’economia della fattispecie, allo stato d’insolvenza, che del fallimento costituisce il necessario presupposto fattuale, possa determinare il rischio di vanificarne ogni rilievo in un’ottica di delimitazione della tipicità/offensività della bancarotta.

 

COMMENTI E DIBATTITI

Mantovani F., Lo smembramento dei controlli sociali e i degenerativi aumenti e peggioramenti della criminalità e del diritto penale, pag. 1167 ss.

Tra le incertezze del futuro un dato appare certo: l’aumento e il peggioramento della criminalità e del diritto penale, perché le moderne società lamentano gli effetti penali e potenziano le cause criminogene. E ciò perché, disattendendo le tre fondamentali leggi criminologiche, procedono allo smantellamento del primario controllo socio-culturale e del sussidiario controllo penale. Onde la drastica alternativa: il ripristino, improbabile, del primario controllo socio-culturale o la rassegnazione ad un aumento e peggioramento della criminalità, del diritto penale e della disgregazione sociale.

Gatta G.L., Il dramma della pena carceraria e il cattivo stato della giustizia penale in un bestseller statunitense. A proposito di B. Stevenson, “Just Mercy. A Story of Justice and Redemption”, Spiegel & Grau, New York, 2015, pag. 1174 ss.

In uno stimolante e avvincente bestseller statunitense — “Just Mercy. A Story of Justice and Redemption” — Bryan Stevenson — civil rights lawyer e professor of clinical law alla New York University — racconta la storia della Equal Justice Initiative (EJI), un'organizzazione no-profit da lui fondata circa trent'anni fa in Alabama, nel profondo Sud degli Stati Uniti, e dedicata alla difesa legale e gratuita di poveri, innocenti erroneamente condannati e, in genere, di coloro che, tra ‘gli ultimi' della società, sono rimasti intrappolati nella rete di un sistema giudiziario iniquo, che vede in loro dei ‘clienti privilegiati’. La storia della EJI è raccontata, in modo avvincente, attraverso le vicende umane e giudiziarie degli uomini e delle donne difese da Stevenson e dall'organizzazione stessa. La vicenda principale è quella di Walter McMilliam, un afro-americano condannato a morte e rinchiuso per sei anni nel death row per un omicidio che non ha commesso e che gli è stato attribuito pretestuosamente, da autorità che, in cerca di un colpevole, in un contesto sociale segnato dalla discriminazione razziale — lo stesso Alabama nel quale è ambientato “Il buio oltre la siepe”, romanzo americano simbolo della lotta alla discriminazione razziale —, hanno avuto buon gioco a trovarlo in un uomo di colore. Le altre storie attorno alle quali si sviluppa il libro, altrettanto toccanti e inquietanti, riguardano adolescenti trattati come adulti e condannati all'ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale, nonché persone affette da disturbi mentali e, nondimeno, rinchiuse in carcere. Chiude il libro una profonda riflessione sullo stato della ‘giustizia' penale e sulla pietà e il perdono come chiavi per un approccio più umano al problema della pena.

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Tra gli ulteriori contributi presenti nel fascicolo della Rivista, oltre alle consuete rassegne di giurisprudenza costituzionale e di giustizia penale sovranazionale, si segnalano, nella Rassegna bibliografica, le recensioni delle seguenti monografie:

Bernardi A., Cupelli C. (a cura di), Il caso Taricco e il dialogo tra le Corti. L’ordinanza 24/2017 della Corte costituzionale, Jovene, Napoli, 2017, pp. 494 (G. Amarelli)

Bosworth M., La “galera amministrativa” degli stranieri in Gran Bretagna. Un’indagine sul campo, trad. it. a cura di M. Pifferi, M. Pigozzi, Editoriale Scientifica, Napoli, 2016, pp. 392 (S. Santini)

Ingrassia A., Ragione fiscale vs “illecito penale personale”. Il sistema penale-tributario dopo il d.lgs. 158/2015, Maggioli, Santarcangelo di Romagna, 2016, pp. 214 (S. Cavallini)

Zabel B., Die Ordnung des Strafrechts. Zum Funktionswandel von Normen, Zurechmung und Verfahren, Mohr Siebeck, Tübingen, 2017, pp. 831 (L. Staffler)