ISSN 2039-1676


02 dicembre 2014

Codice antimafia e delle misure di prevenzione: in cantiere una riforma organica

Relazione e progetto della Commissione antimafia approvati il 22.10.2014 

La Commissione antimafia ha licenziato e trasmesso al Parlamento, con il voto unanime di tutti i gruppi politici, un corposo e tecnicamente ben congegnato progetto di "revisione organica" del Codice antimafia (dlgs. 129/2011), che può leggersi in allegato. E ciò all'esito di un articolato percorso istruttorio volto a individuare gli aspetti della disciplina in materia di misure di prevenzione e destinazione dei beni confiscati rivelatisi bisognosi di interventi correttivi alla luce di quanto emerso nei primi tre anni di prassi applicativa. Percorso che ha impegnato la Commissione in numerose audizioni di operatori e esperti nell'arco degli ultimi sei mesi e le cui conclusioni - racchiuse in una prima relazione - hanno già ricevuto l'avallo delle Camere con ordini del giorno approvati a giugno scorso.

Preceduto da una relazione illustrativa, il progetto si compone di due parti contenenti, rispettivamente: disposizioni suscettibili di immediata introduzione nell'ordinamento (all. 1); principi e criteri direttivi per conferire delega legislativa al Governo (all. 2).

A una prima lettura, ci si limita a segnalare - tra le altre - le seguenti proposte innovative:

a) applicabilità delle misure di prevenzione personali e patrimoniali anche agli indiziati di uno dei reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione previsti dal Titolo II, Capo I del Codice penale;

b) istituzione di sezioni specializzate del Tribunale per le misure di prevenzione a competenza distrettuale, con l'obbiettivo di accrescere la competenza interdisciplinare dei magistrati impegnati nel settore;

c) regole dirette a rendere più trasparenti le nomine degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati, tra cui l'obbligo di motivare adeguatamente la scelta del professionista;

d) misure volte a facilitare la prosecuzione dell'attività delle aziende sequestrate, tra cui l'anticipata autorizzazione giudiziale a pagare i creditori "strategici" entro un mese dall'emissione del provvedimento interinale e una più compiuta disciplina della proposta di prosecuzione o ripresa dell'attività imprenditoriale da avanzare entro i successivi cinque mesi;

e) potenziamento dell'Agenzia nazionale (ANBSC), mediante l'incremento della pianta organica e la concentrazione delle competenze gestionali esclusivamente sulla fase della destinazione dei beni dopo la confisca definitiva;

f) riformulazione degli istituti dell'amministrazione giudiziaria (art. 34 cod. ant.) e del controllo giudiziario (art. 34 bis cod. ant.) sul fronte del contrasto all'inquinamento criminale delle attività imprenditoriali e all'insegna di un modello di intervento il più rapido e meno invasivo possibile rispetto alle forme di contiguità tra imprese e organizzazioni mafiose connotate da minore gravità;

g) sospensione automatica degli effetti dell'interdittiva prefettizia a seguito di spontanea sottoposizione dell'impresa raggiunta dal provvedimento all'istituto del controllo giudiziario.

Com'è agevole avvedersi, si tratta di proposte che cercano di dare risposte ben meditate, sia pure ovviamente di per sé discutibili, alle varie criticità emerse nelle prassi giudiziarie degli ultimi tempi. L'auspicio, adesso, è che sull'insieme del progetto varato dalla Commissione antimafia attecchisca un dibattito pubblico e parlamentare serio e approfondito, in modo da pervenire finalmente a una riforma davvero organica del Codice antimafia in un settore cruciale per la lotta alla criminalità del profitto qual è certamente l'aggressione all'accumulazione delle ricchezze e all'infiltrazione nell'economia da parte delle organizzazioni mafiose.

(Costantino Visconti)