ISSN 2039-1676


26 febbraio 2016 |

Musumeci C. - Pugiotto A., Gli ergastolani senza scampo. Fenomenologia e criticità  costituzionali dell'ergastolo ostativo, Editoriale Scientifica 2016

Recensione

 

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Non nutro nessuna simpatia per gli ergastolani. Si tratta di persone che hanno commesso - secondo la verità processuale, stabilita dalle sentenze che li hanno condannati alla pena perpetua - crimini odiosi, spesso efferati. Hanno, molti di loro, lasciato dietro di sé una scìa di sofferenze. Ferite che stentano, anche a distanza di decenni, a rimarginarsi nella memoria delle vittime o dei loro congiunti. Non faccio fatica a comprendere le ragioni che umanamente esigono per essi una giusta pena. Ma, proprio per questa ragione, riesce difficile comprendere e ancor meno condividere il luogo comune per cui, in Italia, l'ergastolo esiste solo sulla carta, perché "i giudici non condannano nessuno all'ergastolo" e perché "tanto anche gli ergastolani, presto o tardi, escono tutti di galera, con gli sconti di pena e i benefici". Stando a questi mantra, ripetuti tante volte da essere diventati verità assodata per il comune sentire (secondo l'infallibile tecnica di goebbelsiana memoria), ci troveremmo di fronte a un libro scritto da un impostore e da uno sprovveduto: l'uno, un detenuto che si definisce "ergastolano senza scampo" (ma come! Tanto, prima o poi, sarà liberato!); l'altro, un costituzionalista talmente ingenuo da credere ancora alla bufala che esistano condannati che non usciranno mai dal carcere, dovendo scontare per davvero una "pena fino alla morte". L'ergastolo ostativo? "Un'invenzione di moda nei dibatti!" tanto per riprendere il titolo di una pubblicazione citata da questa coppia di soggetti - il carcerato e il professore - così apparentemente male assortita....  

Poi però capita, sfogliando le prime pagine di questa guida appassionata e scomoda all'inferno sulla terra, di imbattersi nei dati forniti dal Ministero della giustizia: dati ufficiali, ripresi e analizzati dagli autori, che ci mettono di fronte ad una realtà di oltre mille e cento ergastolani ostativi: persone, cioè, per le quali è giuridicamente impossibile uscire dal carcere se non da morti. Viene, allora, la curiosità, forse un po' morbosa, di sapere di più, sapere ad esempio come vive un condannato a vita. Per me si va tra la perduta gente... E del primo contatto tra il lettore con questo limbo si incarica Carmelo Musumeci. E' una descrizione in toni di grigio, una prosa introspettiva e dolente, quasi distaccata da sé, che racconta una giornata qualsiasi - uguale a mille sempre uguali - della sua esistenza (ché vita non è più) di carcerato "senza scampo". Durante le ore interminabili della giornata, scandite quasi a ricordare i ritmi di un convento di clausura (alba, mattino, pomeriggio, sera, notte), scorre un tempo in realtà immobile e, insieme al tempo, fuggono per sempre le occasioni e le emozioni di una vita irrimediabilmente perduta. Svanisce anche la speranza e, con essa, la possibilità di sognare durante il breve sonno notturno: Switch off the Right to Hope. Aggancio riuscito, il piano emozionale si ribella all'idea stessa di una sofferenza inflitta senza altro scopo se non quello di placare le Erinni, i cui graffi sono descritti con la cruda freddezza dei dati clinici riportati nell'Appendice (che tale è solo di nome) curata da Davide Galliani. E pure - lo si sa in partenza - il saldo è sempre negativo, perché da quel male non potrà mai più nascere il bene: né per il con-dannato (come direbbe Giostra), per il quale non c'è nemmeno la speranza; né per la vittima: factum infectum fieri nequit ... 

Ma anche il piano razionale cerca risposte. E allora, Gaetano Silvestri nella Prefazione inizia quella riflessione sulla compatibilità della pena senza fine con i valori scolpiti nella nostra Costituzione che poi Andrea Pugiotto sviluppa nella seconda parte del libro, fino a di-mostrare che l'ergastolo ostativo è  - per sua stessa natura - incompatibile con i valori fondanti non solo della nostra società, ma di quella stessa Europa sorta dalle macerie dei totalitarismi che oggi aspira a porsi come modello di giustizia e di tutela dei diritti fondamentali della persona umana. Non è per caso che proprio un progetto di ricerca europeo sull'ergastolo nelle realtà giuridiche degli Stati UE abbia sostenuto la nascita di questo volume (il quarto della collana Diritto penitenziario e Costituzione, nata in parallelo all'omonimo master promosso da Dipartimento di Giurisprudenza dell'ateneo di Roma Tre). Possiamo, allora, leggere il libro, oppure - con gli stessi soldi -  uscire per l'aperitivo, che "tanto alla fine li mettono fuori tutti ".