4 aprile 2017 |
La persistente ambiguità dell’abuso d’ufficio. Alcune (amare) riflessioni a margine del 'caso termovalorizzatore'
Nota a Cass., Sez. VI, sent. 13 settembre 2016 (dep. 21 febbraio 2017), n. 8395, Pres. Conti, Est. Fidelbo, Imp. De Luca ed altri
Contributo pubblicato nel Fascicolo 4/2017
Il presente contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.
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Abstract. Una recente decisione della Suprema Corte in tema di abuso d’ufficio stimola la rinnovata riflessione sullo stato dell’arte dell’art. 323 c.p. a distanza di vent’anni dall’ultima modifica. Il contributo, prendendo spunto dalla vicenda giudiziaria, sottoporrà l’archetipo normativo dell’abuso d’ufficio e la sua interpretazione da parte del c.d. diritto vivente a prova di resistenza rispetto alle esigenze di precisione tipica, fondamentali per limitare le ingerenze del giudice penale nel merito amministrativo e riservare lo stigma del procedimento e della sanzione penale ai fatti realmente offensivi.
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La ricostruzione giudiziaria della vicenda. – 3. L’inquadramento sistematico e strutturale del delitto di abuso d’ufficio. – 4. (segue) l’interpretazione giurisprudenziale dei limiti dell’art. 323 c.p. – 5. Le criticità evidenziate dalla vicenda in commento: la persistente ambiguità. – 6. Conclusioni.