4 marzo 2013
Caso Abu Omar: la Corte d'Appello ribalta per il personale d'ambasciata la decisione liberatoria del primo grado
Corte App. Milano, sez. III, 1.2.2013 (dep. 14.2.2013), Pres. Soprano, Est. Spina, imp. Medero e a.
Pubblichiamo in allegato la sentenza con la quale la Corte di appello di Milano ha definito parte del giudizio di secondo grado relativo al noto caso del sequestro dell'imam Abu Omar, operato a Milano da agenti della CIA con la collaborazione di appartenenti alle forze dell'ordine italiane, in esecuzione della pratica di trasferimento extragiudiziale di sospetti terroristi nota anche come extraordinary rendition.
La sentenza riguarda tre imputati la cui posizione era stata stralciata dal processo di appello principale per questioni di notifica, tutti già appartenenti al personale dell'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, e ritenuti agenti o dirigenti della CIA. Il Giudice di prime cure aveva dichiarato l'improcedibilità dell'azione nei loro confronti, considerando che, al momento dei fatti, risultavano sicuramente incardinati come membri dello staff diplomatico presso l'Ambasciata statunitense. Per questa ragione, l'attività degli interessati era stata considerata pertinente all'esercizio di funzioni diplomatiche o consolari, pur costituendo un illecito.
La Corte di appello ha ribaltato il verdetto, tra l'altro, in base alla considerazione che gli imputati avrebbero commesso i fatti nella loro qualità di agenti della CIA, e non in quanto agenti diplomatici.
Gli imputati, contumaci, sono stati condannati a pene comprese tra i sei ed i sette anni di reclusione.
Sul caso Abu Omar, cfr. altresì gli altri documenti correlati nella colonna di destra a fianco.