ISSN 2039-1676


1 giugno 2017 |

Altre "soavi inquisizioni": le tecniche premiali di rinuncia alla pena nella lotta al terrorismo contemporaneo

Contributo pubblicato nella Rivista Trimestrale 1/2017

Abstract. La previsione legislative di un premio per la collaborazione al terrorista pentito è stata parte essenziale della strategia differenziata elaborata durante gli “anni di piombo”. Questa strategia informa ancora il sistema antiterrorismo italiano, nonostante sin dal principio ne siano stati evidenziati i punti di contrasto con un diritto penale costituzionalmente orientato. In relazione al contesto contemporaneo, per un verso, la nuova dimensione criminologica del terrorismo si pone come banco di prova per la utilità dello schema premiale: per altro verso, sul piano della legittimità, la tendenza verso un modello “nemicale” nella legislazione antiterrorismo può condurre a nuove involuzioni. La razionalità politico-criminale della strategia differenziata rischia di essere messa in crisi dalla carenza di armonizzazione internazionale che persiste a dispetto del carattere transnazionale della minaccia terroristica. Da un punto di vista sistematico, il ricorso alla tecnica premiale appare legittimato come strumento di eccezione nell’ambito della guerra al terrore o simili “emergenze” ma non più laddove esteso indiscriminatamente all’intera materia penale.

 

SOMMARIO: 1. La continuità silente della “strategia differenziata” nell’ordinamento penale italiano. – 2. I noti problemi di legittimità (dogmatica e costituzionale) sollevati dalle tecniche premiali impiegate contro il terrorismo. – 3. L’ indubbia efficacia storica dimostrata da tali tecniche nella sconfitta del fenomeno eversivo. – 4. L’innesto della “vecchia” normativa premiale nell’apparato repressivo del “nuovo” terrorismo e il quesito circa la sua perdurante utilità anche a fronte del mutato paradigma criminologico. – 5. I rischi di una ulteriore esacerbazione dei profili problematici del paradigma premiale, connessi al suo possibile incrocio con la logica nemicale e alla multidimensionalità della lotta “senza quartiere” condotta contro la criminalità terroristica. – 6. Il persistente vuoto di armonizzazione in materia nelle fonti sovranazionali antiterrorismo e le sue ricadute negative. – 7. Conclusioni. Un istituto di lotta e di emergenza che deve rimanere tale, nel quadro di un sistema penale in evoluzione.