ISSN 2039-1676


30 gennaio 2019 |

La messa alla prova dopo il dictum della Consulta: indenne ma rivisitata e in attesa di nuove censure

Nota a Corte cost., sent. 21 febbraio 2018 (dep. 27 aprile 2018), n. 91, Pres. Red. Lattanzi

Contributo pubblicato nel Fascicolo 1/2019

Il contributo è stato sottoposto in forma anonima, con esito favorevole, alla valutazione di un revisore esperto.

 

Abstract. Con la sentenza n. 91 del 2018, la Consulta ha avuto modo di offrire una rivisitazione “ad ampio raggio” dell’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova, affrontandone diversi aspetti fondamentali. La pronuncia – pur esprimendosi in termini di inammissibilità o di infondatezza delle questioni sollevate – può essere considerata un importante spartiacque nell’elaborazione ermeneutica della fattispecie, risolvendo alcuni problemi interpretativi e, al contempo, ponendone in luce di nuovi.

SOMMARIO: 1. Il doppio volto, sostanziale e processuale, della messa alla prova torna al cospetto della Consulta. – 2. Un rapido sguardo all’esperienza interpretativa dell’istituto. – 3. La valutazione predibattimentale e il materiale probatorio di riferimento: la Consulta ammette l’accesso al fascicolo del pubblico ministero. – 4. Una sanzione senza accertamento, oppure un rito “molto speciale”? Le censure inerenti alla presunzione di non colpevolezza. – 5. Quando l’individualizzazione del trattamento compensa l’indeterminatezza della sanzione. – 6. Verso nuovi equilibri tra poteri del giudice e consenso dell’imputato. – 7. Riflessioni conclusive: capisaldi e debolezze della fattispecie.