ISSN 2039-1676


8 febbraio 2012 |

Scheda sul volume: F. Palazzo (a cura di), Corruzione pubblica. Repressione penale e prevenzione amministrativa

Firenze University Press, 2011, pp. 1-102

 

Sommario del volume: Fenomeni corruttivi e pubblica amministrazione: più discipline, un unico obiettivo (Carlo Marzuoli) - Possibilità e limiti del diritto penale nel contrasto alla corruzione (Francesco Cingari) L'accertamento giudiziario della corruzione nell'attuale realtà delle amministrazioni pubbliche (Alessandro Crini) - Il conflitto di interessi dei pubblici funzionari (Bernardo Giorgio Mattarella) - La corruzione nei lavori pubblici (Alfredo Fioritto) - Conclusioni. Per una disciplina "integrata" ed efficace  contro la corruzione (Francesco Palazzo).

 

Il volume raccoglie gli atti del seminario svoltosi a Firenze il 6 maggio 2011 nell'ambito di un Progetto di ricerca di rilevanza nazionale finanziato dal Miur. L'obiettivo ispiratore principale è trovare una sinergia tra diritto penale e diritto amministrativo nell'azione di contrasto alla  corruzione.

Gli interessi 'finali' pregiudicati dalla corruzione sono fondamentali, al punto da richiedere la stigmatizzazione e l'efficacia deterrente  proprie dello strumento penale. In effetti, le nuove forme di manifestazione della corruzione non si limitano a pregiudicare la legalità, il buon andamento e l'imparzialità dell'azione amministrativa, e a produrre effetti dannosi  sistemici di carattere economico, ma mettono in pericolo finanche l'incolumità pubblica, come dimostrano le stime tra il livello di corruzione e il numero dei decessi per eventi sismici, secondo le quali nel mondo (negli ultimi trent'anni) circa l'83% delle morti per eventi sismici  si sono verificate in Paesi ad altissimo tasso di corruzione.

Sennonché, il potenziamento a tutti i costi della disciplina penale rischia di svincolare pressoché totalmente l'illecito penale dal suo substrato amministrativo - e dal reale riferimento ai  beni del buon andamento e dell'imparzialità dell'amministrazione - per concentrarlo tutto ed esclusivamente sul semplice mercimonio, spingendo verso una volatilizzazione del contenuto offensivo del reato, tutto esaurito nell'offesa al prestigio o alla dignità delle funzioni pubbliche. Da questo punto di vista, esemplare è la proposta di sostituire  l'articolato sistema di delitti di corruzione con un'unica  macrofattispecie di corruzione nell'ambito della quale ricondurre, oltre alle forme di corruzione attualmente previste, anche altre tipologie di illeciti latamente corruttivi.

Ecco allora che, ad evitare questi inconvenienti, rafforzando nel contempo l'azione di contrasto  alla corruzione, potrebbe concorrere il potenziamento del fronte preventivo, raccomandato dalle istituzioni europee ed internazionali, e realizzabile mediante il potenziamento degli strumenti amministrativi quali la prevenzione del conflitto d'interessi, la revisione della disciplina dei lavori pubblici, il rafforzamento del sistema disciplinare e della disciplina della trasparenza  della pubblica amministrazione. Ma  un siffatto potenziamento, oltre a  dover essere reale ed effettivo, non dovrà  esonerare da quei rafforzamenti della disciplina penale che paiono comunque necessari e che debbono toccare i punti di criticità del sistema repressivo penale evidenziati dalle trasformazioni criminologiche del fenomeno corruttivo. In particolare, tre sono le direttrici lungo le quali dovrebbe muoversi la riforma del sistema repressivo penale contro la corruzione: a) introduzione di nuove fattispecie incriminatrici quali la corruzione per la funzione (o per "asservimento") e il traffico di influenze indebite;  b)  revisione delle fattispecie diverse da quelle di corruzione ma ad esse  contigue come i reati societari e l'abuso d'ufficio; c)  rafforzamento del  sistema sanzionatorio (specie delle pene accessorie) e degli strumenti di accertamento della corruzione.