29 novembre 2012 |
La riforma dei delitti di corruzione: limiti della normativa vigente ed obblighi internazionali in materia (TESI DI LAUREA)
Università: Università degli Studi di Milano
Prof. Relatore: Francesco Viganò
Prof. Correlatore: Stefano Zirulia
Si è stimato che la corruzione costi al nostro Paese circa 60 miliardi di euro l'anno. Questo dato, da solo, pare idoneo a giustificare il grande clamore che si è innalzato in questi mesi intorno alla c.d. legge anticorruzione. Proprio la riforma dei delitti di corruzione costituisce il filo conduttore di questa tesi: essa intende fornire alcuni strumenti necessari per la comprensione dei contenuti della novella legislativa (l. 6 novembre 2012, n. 190).
In questa logica, la tesi qui pubblicata - discussa nel periodo di gestazione della citata riforma - si sviluppa prendendo le mosse dall'analisi della normativa penale in materia, della quale sono delineati i profili fondamentali e messe in evidenza le principali criticità, oltre che gli aspetti e le problematiche comunque toccate dalla riforma. L'analisi non si concentra esclusivamente sui classici delitti di corruzione pubblica (concussione, corruzione per un atto d'ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione in atti giudiziari, istigazione alla corruzione), ma comprende anche la corruzione nel settore privato (in particolare, l'infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità) e il millantato credito (fondamentale per il confronto con il nuovo delitto di traffico di influenze illecite), oltre che alcuni reati che, pur non essendo toccati dalla riforma, risultano collegati ai delitti di corruzione, come le false comunicazioni sociali, il riciclaggio e l'abuso d'ufficio (capitolo I).
Dopo aver così delineato il quadro normativo interno, l'elaborato individua i contenuti delle principali fonti internazionali in materia di corruzione (ben undici, sviluppate nell'ambito dell'Unione europea, dell'OCSE, del Consiglio d'Europa e dell'ONU), foriere di obblighi di incriminazione per il nostro legislatore (capitolo II).
Viene poi dato conto dei primi interventi legislativi realizzati in Italia per recepire nella nostra normativa gli obblighi incriminatori internazionali e per migliorare il nostro sistema di repressione della corruzione (capitolo III).
La parte successiva dell'elaborato (che ha costituito il nucleo fondamentale di un altro contributo pubblicato su questa stessa rivista: clicca qui per accedere al documento) si concentra sui giudizi sviluppati dai principali organismi sovranazionali preposti alla valutazione dell'adeguamento delle legislazioni dei singoli Stati agli obblighi incriminatori internazionali: in particolare, l'analisi inizia dando conto della struttura e dei meccanismi di funzionamento di detti organismi, per poi procedere all'esame dei contenuti dei vari rapporti internazionali di valutazione riguardanti l'Italia, elementi assolutamente fondamentali per la comprensione della riforma dei delitti di corruzione (capitolo IV).
A testimonianza degli sforzi della dottrina volti a partecipare al miglioramento della formulazione delle norme incriminatrici dei fatti di corruzione, sono poi esposti gli interessanti risultati a cui sono pervenuti un gruppo di studiosi e di magistrati, autori della c.d. "Proposta di Cernobbio", uno dei più rilevanti contributi dottrinali in materia (capitolo V).
Infine, una volta acquisiti gli strumenti necessari per la comprensione e la valutazione della riforma dei delitti di corruzione, sono analizzati i contenuti del disegno di legge S. 2156-B , sfociato nella l. n. 190/2012, cit. (la tesi è aggiornata al 14 settembre 2012): ad una rapida enucleazione delle principali novelle di natura preventiva-amministrativa, segue poi l'esame delle modifiche apportate al delitto di concussione e ai delitti di corruzione, nonché l'analisi del nuovo delitto di traffico di influenze illecite e del riformato delitto di corruzione tra privati, oltre che delle altre innovazioni di natura penalistica. E' questa l'occasione per evidenziare le principali problematiche che affliggono la riforma e per apprezzare al contempo le numerose novità positive in essa contenute (capitolo VI).