9 ottobre 2014 |
Il punto e l'accapo sull'autoriciclaggio dei proventi delle consorterie criminali di stampo mafioso dopo le SS.UU. n. 25191 del 2014
A proposito di Cass. pen., Sez. Un., 27 febbraio 2014 (dep. 13 giugno 2014), n. 25191, Pres. Santacroce, Rel. Cassano, ric. Iavarazzo
Abstract. La recente pronuncia a Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sentenza n. 25191 udienza del 27 febbraio - depositata il 13 giugno 2014) enuncia, con rigore ricostruttivo e chiarezza espositiva, le modalità e i limiti dell'intervento repressivo in materia di occultamento e reimpiego dei proventi generati dal delitto di cui all'art. 416-bis c.p., allorquando sia l'intraneo o il concorrente esterno a ricoprire il ruolo di soggetto attivo. L'analisi di questa dotta sentenza fornisce al giurista preziosi indicazioni ermeneutiche, ed apre a problematiche di prima importanza ed attualità, sia sul piano tecnico-giuridico che politico-criminale. Nello scritto che segue ci si propone di dar conto degli snodi principali di questa decisione, nel quadro dei contributi dottrinali e giurisprudenziali ritenuti più significativi, senza esimersi dal segnalare, in chiave critica, alcune questioni irrisolte o aperte dall'intervento del giudice di legittimità.
SOMMARIO: 1. Considerazioni introduttive. - 2. Le problematiche applicative del c.d. privilegio dell'autoriciclaggio in materia di criminalità organizzata di stampo mafioso. - 3. L'evoluzione della normativa codicistica e la cangiante natura della clausola di riserva. - 3.1. La ricerca di una nitida distinzione tra concorso nel reato e condotta di riciclo o reimpiego di proventi illeciti. - 4. Reato associativo e reato fine in rapporto alla capacità di generare risorse illecite. - 4.1. Le conseguenze giuridiche dell'itinerario ermeneutico prescelto dalla Corte di Cassazione. - 5. La chiarificazione dei rapporti tra gli artt. 648-bis e ter, e gli artt. 416-bis, VI comma e 12-quinquies D.L. n. 306 del 1992. - 6. Il punto delle Sezioni Unite e l'accapo che si prospetta all'orizzonte. - 6.1. L'apofantica nozione delle operazioni compiute in modo da ostacolare l'identificazione. - 6.2. La lettura causale della condotta concorsuale nella riedizione di un paradigma ormai obsoleto. - 6.3. Il frastagliato scenario giuridico dell'autoriciclaggio tra esigenze di riforma e timori di eccessi repressivi.
La sentenza è già stata oggetto, su questa rivista, di una scheda di Alessandra Galluccio. Per accedere alla scheda e scaricare la sentenza clicca qui.