ISSN 2039-1676


9 giugno 2014 |

Confisca urbanistica e prescrizione: a Strasburgo il re è nudo (a proposito di Cass. pen., sez. III, ord. 30 aprile 2014)

Editoriale

Il presente contributo è ora pubblicato nel n. 3-4/2014 della nostra Rivista trimestrale. Clicca qui per accedervi.

 

L'ordinanza che qui brevemente si commenta (clicca qui per scaricarla) rappresenta un esempio quasi scolastico delle difficoltà incontrate dalla nostra Suprema Corte nel comprendere il punto di  vista della Corte europea dei diritti dell'uomo. Difficoltà di comprensione, per il vero, favorite da una sentenza - Varvara c. Italia, dell'ottobre dello scorso anno - supportata da una motivazione non del tutto perspicua, che forza entro l'alveo del principio di legalità penale di cui all'art. 7 CEDU principi che avrebbero avuto la propria naturale collocazione nell'ambito del principio (processuale) della presunzione di innocenza di cui all'art. 6 § 2 CEDU, rendendo così non immediatamente afferrabile una ratio decidendi che dovrebbe invece apparire di cristallina evidenza: l'inflizione di una pena presuppone una dichiarazione di colpevolezza dell'imputato consacrata in una sentenza di condanna, emessa in esito a un processo integralmente rispettoso delle garanzie convenzionali. Ergo, e specularmente, una pena non può essere infitta mediante una sentenza di proscioglimento dell'imputato, che non presuppone strutturalmente alcun accertamento della sua colpevolezza idoneo a ribaltare la presunzione della sua innocenza, imposta dall'art. 6 § 2 [...]