ISSN 2039-1676


11 marzo 2015 |

Pubblicati i nuovi rapporti del Consiglio d'Europa su carcere e misure alternative alla detenzione (con un focus sui detenuti stranieri e sulla mediazione in materia penale, e una sovrastima del sovraffollamento in Italia)

I rapporti Space-I e Space-II 2013

 

1. Segnaliamo ai lettori la pubblicazione del Rapporto "Space I-2013" del Consiglio d'Europa (clicca qui per accedere al testo del Rapporto, corredato da una versione riassuntiva), contenente le statistiche annuali relative alla popolazione carceraria degli Stati membri, e del Rapporto "Space II-2013" (clicca qui per accedervi), sulle sanzioni non detentive. 

Entrambi i Rapporti, aggiornati al 2013, sono stati redatti nell'ambito del progetto "THE SPACE" (Statistiques Pénales Annuelles du Conseil de l'Europe), che si occupa di raccogliere dati di rilievo penale, provenienti dai vari Stati membri del Consiglio d'Europa. Sulla base di questi studi statistici sono stati pubblicati in passato altri Rapporti, tra i quali, con riferimento all'anno 2012, i Rapporti "Space I-2012" e "Space II-2012", già segnalati in questa Rivista.

L'obiettivo del Consiglio d'Europa è quello di raggruppare e comparare le informazioni provenienti dai diversi Stati membri, e di fornire, quindi, una dettagliata panoramica in materia di popolazione carceraria, e non solo.

2. Le analisi statistiche vengono elaborate sulla base di questionari che gli Stati membri compilano ogni anno su richiesta del Consiglio. L'adesione a tale iniziativa per l'anno 2013 è stata molto alta: i dati raccolti nel Rapporto Space I si riferiscono al 96% delle amministrazioni penitenziarie coinvolte; al Rapporto Space II ha contribuito, invece, il 90% delle amministrazioni stesse. Sotto questo profilo si registra un progressivo aumento della partecipazione degli Stati alla raccolta dei dati: addirittura dell'88% dal 2007 ad oggi.

Ogni anno, poi, la Ricerca prevede un approfondimento su questioni specifiche di particolare interesse. Nel 2013, il Consiglio ha scelto di concentrare la propria indagine su due tematiche fondamentali: la presenza di detenuti stranieri negli istituti penitenziari e le loro caratteristiche da una parte, l'esistenza e l'incidenza degli istituti della mediazione tra la vittima e il reo dall'altra. I dati raccolti sono poi stati elaborati e allegati rispettivamente al Rapporto Space I e al Rapporto Space II.

 

3. Il Rapporto Space I-2013, di oltre 190 pagine, si divide in quattro parti principali.

La prima parte (pp. 19-119) riporta i dati generali sulla popolazione carceraria, sia da un punto di vista quantitativo, che qualitativo. Vi sono raccolte, infatti, le principali informazioni sull'età, sul sesso e sulla nazionalità dei detenuti, oltre che sul numero di immigrati sottoposti alla detenzione amministrativa. Vengono poi indicate le tipologie di reato maggiormente perseguite, anche in relazione all'età dei soggetti trattenuti. Ancora, sono riportati i dati sui condannati a titolo definitivo: la durata della pena inflitta e le tipologie di reato per cui vi è il maggior numero di condanne.

Uno dei dati di maggiore interesse è quello relativo al tasso di detenzione, ossia il numero di detenuti ogni 100.000 abitanti: il tasso medio europeo è di 134 detenuti su 100.000 abitanti, in leggero aumento rispetto a quello del 2012 (che era di 127 detenuti su 100.000 abitanti).

Per quanto riguarda in particolare l'Italia, si conferma un dato che già emerge nei Rapporti degli anni precedenti, che cioè il nostro tasso di detenzione (che nel 2013 era di 107 detenuti ogni 100.000 abitanti) è nettamente al di sotto della media europea.

Un altro dato di rilievo è quello relativo all'andamento della popolazione carceraria nel corso del 2013. Sotto questo profilo dalle statistiche emerge una leggera flessione nel numero di soggetti detenuti nelle carceri europee: circa il 3,3% in meno rispetto al 2012.

Tale flessione riguarda anche l'Italia, ove nel 2013 si registra una diminuzione di presenze del 2,2% rispetto all'anno precedente.

Nonostante la leggera flessione nel numero di detenuti, le carceri in Europa continuano ad essere occupate al massimo delle loro capacità (96%), come negli anni precedenti. Secondo quanto emerge dalle statistiche, anche il sovraffollamento degli istituti penitenziari continua ad essere un grave problema: sono ben 21, sul totale delle 47 oggetto dell'indagine, le amministrazioni che ne sono afflitte.

Il dato più allarmante riguarda proprio l'Italia: con un tasso di sovraffollamento pari al 148%, in aumento rispetto al 2012 (+3%), il nostro Paese si "classifica" in prima posizione. Abbiamo superato persino la Serbia che nel 2012 aveva un tasso di sovraffollamento pari al 160%, che tuttavia nel 2013 è sceso al 109%.

Deve però osservarsi che tale dato non corrisponde a quello ricavabile dalle statistiche nazionali, dalle quali si desume - al contrario - una decisa diminuzione della popolazione carceraria e del sovraffollamento. In effetti, già alla fine del 2012 il tasso di sovraffollamento era dato al 139,6%, assestandosi poi al 135,8% a settembre del 2013, periodo a cui fanno riferimento i dati raccolti nel Rapporto: una cifra nettamente inferiore rispetto al 148% stimato nel Rapporto.

Che le rilevazioni statistiche europee relative all'Italia presentino qualche profilo di incongruenza emerge anche dalla contraddizione tra i dati relativi all'andamento della popolazione carceraria (che risulta in diminuzione) e quelli relativi al sovraffollamento (che risulta, invece, in aumento). A conferma della maggiore attendibilità del dato nazionale, si può peraltro aggiungere che il trend di riduzione della popolazione carceraria e del sovraffollamento registrato dalle statistiche nazionali per il 2013 è proseguito sino ad oggi:  attualmente, infatti (secondo dati del 28 febbraio 2015), la popolazione carceraria è di 53.982 detenuti, con un tasso di sovraffollamento del 108%. 

 

La seconda parte del Rapporto (pp. 120-154), raccoglie i dati relativi ai flussi di ingresso e di uscita dagli istituti penitenziari europei nel 2012. Questa parte della ricerca riporta anche le statistiche sul numero di suicidi in carcere. Sotto questo profilo, dal Rapporto emerge un dato significativo: in media il 17% delle morti in carcere avviene per suicidio, che è la seconda causa di morte dopo quella naturale.

Per quanto riguarda l'Italia, il dato è ancora più preoccupante: nel nostro Paese, infatti, un terzo delle morti che avvengono negli istituti penitenziari sono suicidi

 

La terza parte del Rapporto (pp. 155-169) è dedicata ad un'accurata analisi dell'organizzazione del personale penitenziario. In particolare sono interessanti i dati che riguardano il rapporto tra numero di detenuti e personale preposto: in Italia il rapporto è di 1,7 detenuti ogni agente penitenziario. Questo dato è nettamente inferiore a quando indicato per altri Stati membri, quali, ad esempio, la Repubblica Ceca e la Russia, che presentano un rapporto tra detenuti e agenti rispettivamente di 12,9  a 1 e 11,3 a 1.

Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra detenuti e altro personale di servizio, diverso dalla polizia penitenziaria - si fa riferimento a medici, psicologi, educatori e altri responsabili di attività -, le informazioni sono molto più deludenti, infatti i dati indicano un rapporto di 66,4 a 1.

 

La quarta parte (pp.170-193) è rappresentata dall'approfondimento sui detenuti stranieri. In media la presenza di stranieri tra i detenuti è del 15%, ma dal Rapporto si desume una forte disomogeneità tra i dati forniti dai diversi Paesi coinvolti dall'indagine.

In particolare, vi sono alcuni Stati, tra cui l'Italia, che sono caratterizzati da un elevato numero di stranieri far i detenuti: a settembre del 2013  questi rappresentavano il 35,2% della popolazione carceraria italiana, un valore nettamente superiore al tasso medio.

 

4. Secondo quanto emerge dal Rapporto Space II-2013 trova conferma il trend degli ultimi anni che ha visto un forte incremento nell'utilizzazione delle 'misure alternative alla detenzione', (espressione utilizzata in senso ampio, in quanto ricomprende anche le misure non detentive da applicarsi in fase pre-processuale a titolo di misura cautelare). In effetti, il ricorso a tali misure nel 2013 è aumentato del 24%, rispetto all'anno precedente; da registrare, però, che solo nel 7,8% dei casi esse vengono utilizzate prima del processo.

Dal Rapporto si evince che in Italia vi è un sempre maggiore ricorso alle misure alternative alla detenzione: durante il 2013 sono stati ammessi a queste misure il 12% di persone in più (52.876), rispetto al 2012 (46.659). Nel Rapporto non sono, però, indicati casi in cui si sia fatto ricorso alle misure non detentive prima della fase processuale. I dati italiani si riferiscono esclusivamente agli adulti, non considerando i minori (soggetti tra i 14 e i 17 anni).

Un trend di crescita nell'uso delle misure alternative si registra anche in Turchia (345.107 casi nel 2013, contro un totale di 219.633 nel 2012), in Spagna (da 164.965 a 207.147), in Belgio (da 31.275 a 34.283) ed in Romania, dove però il numero di soggetti ammessi a queste misure rimane sempre molto contenuto (da 2.837 del 2012 a 7.048 nel 2013). Al contrario, in altri Paesi si registra un calo nell'utilizzazione delle misure alternative; è questo il caso della Polonia (349.999 applicazioni nel 2012 e 326.281 nel 2013) e della Francia (da 140.209 a 136.741).

 

Infine, per quanto attiene all'indagine sugli istituti relativi alla mediazione vittima-reo, dal Rapporto in esame si evince che essi sono previsti solo nella metà degli Stati coinvolti e che, genericamente, si tratta di strumenti poco utilizzati. Uno degli Stati in cui si fa maggior ricorso a questi istituti è la Francia: solo nel 2013 sono stati utilizzati 16.384 volte.

Dal Rapporto emerge che in Italia, nel corso del 2013, la mediazione è stata utilizzata solo in un caso, riguardante un soggetto adulto. A questo proposito possiamo conclusivamente osservare che la recente introduzione nell'ordinamento della sospensione del procedimento con messa alla prova (prima previsto solo nel sistema della giustizia minorile) da parte della l. 28 aprile 2014, n. 67, prelude auspicabilmente ad un ricorso a tali procedure anche nel nostro ordinamento.