11 gennaio 2016 |
Diritti viventi a confronto: a proposito della questione di legittimità costituzionale nel processo Eternit bis
Il presente contributo prende spunto dall'ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale nel noto processo Eternit bis (clicca qui per leggere il testo dell'ordinanza) per interrogarsi sull'opportunità dell'intervento della Consulta in casi - come quello di specie - in cui ad ostare all'interpretazione convenzionalmente conforme della disposizione non sia il tenore letterale della stessa, bensì la sua costante interpretazione da parte della Corte di cassazione. Cosa può (o cosa deve) fare il giudice comune, stretto nella morsa di due 'diritti viventi' contrapposti? Deve assolvere l'obbligo di interpretazione convenzionalmente conforme - pur nella consapevolezza delle elevate probabilità che la sentenza da lui pronunciata venga riformata - o può sollevare questione di legittimità costituzionale? Può, in altri termini, riconoscersi alla Consulta un ruolo nella composizione dell'inevitabile conflitto che si genera qualora la Cassazione - organo deputato alla funzione nomofilattica - sia restia ad 'abbandonare' una interpretazione della disposizione di legge che sia manifestamente in contrasto con la CEDU, così come interpretata dalla Corte di Strasburgo?
SOMMARIO: 1. Premessa. - 2. L'ordinanza del G.u.p. di Torino. - 2.1. Il medesimo fatto storico e i problemi di bis in idem. - 2.2. La necessità della rimessione alla Consulta. - 3. Diritti viventi a confronto. - 4. Un primo significato: diritto vivente come limite al potere interpretativo del giudice in favore della certezza del diritto. - 5. Un'analogia fruttuosa: la nascita del diritto vivente europeo. - 6. Tornando alla fattispecie concreta: un caso facile? - 7. L'altra faccia del diritto vivente: espressione del self restraint della Corte costituzionale rispetto alle prerogative delle Cassazione. - 8. Le peculiarità del neonato diritto vivente europeo e una proposta di soluzione. - 9. Conclusioni.