ISSN 2039-1676


09 giugno 2015 |

Il ne bis in idem convenzionale e comunitario alle prese con la litispendenza

Spunti per una soluzione dell'"arcano'" nel paradigmatico ambito degli abusi di mercato

Abstract. Il lavoro affronta una delle problematiche più spinose e di maggiore impatto pratico correlate al divieto del doppio giudizio nel medesimo ordinamento sancito a livello convenzionale e comunitario (problematica affine ma distinta da quella inerente la portata transnazionale del divieto nei rapporti tra Stati membri dell'Unione europea). Quid iuris, ci si domanda infatti, in caso di litispendenza? Allorché il giudice "adito" per secondo in relazione alla eadem persona e alla eadem res - normalmente quello penale - non trovi il suo cammino sbarrato da un precedente provvedimento definitivo emanato nel procedimento parallelo, magari nel frattempo giunto alle soglie del suo approdo finale - normalmente quello amministrativo -, sono prefigurabili itinerari esegetici attraverso cui elaborare percorsi giuridici volti a evitare l'inutile dispendio di energie umane ed economiche collegato alla celebrazione di un processo destinato a sicura "perenzione" nel momento in cui la procedura iniziato per prima pervenga al suo esito irreversibile? Per testare l'esistenza di soluzioni al problema è stato scelto come campo d'indagine quello degli abusi di mercato perché qui hanno sinora trovato sfogo le più minute e diffuse discussioni intorno all'incidenza del divieto al bis in idem internazionale nel nostro sistema, essendo stato concepito tale comparto giuridico in ossequio alla logica del doppio binario penale/amministrativo; logica esaltata dalla precisa scelta del legislatore, scolpita nell'art. 187-duodecies del t.u.f., di eliminare qualsiasi rapporto di pregiudizialità tra procedimento penale e amministrativo e inoculando così il virus di una futura, certa, cronica e latente violazione della direttiva del ne bis in idem.

 

SOMMARIO: 1. Inquadramento della questione. - 2. Prima opzione operativa: la possibile disapplicazione di disposizioni interne "geneticamente" incompatibili con l'art. 50 CDFUE. - 3. Segue: l'esempio paradigmatico dell'art. 187-duodecies t.u.f. - 4. Seconda opzione operativa: mutando l'ordine degli addendi il risultato non cambia: la diretta disapplicazione dell'art. 187-duodecies t.u.f. - come di altre disposizioni analoghe - perché contrastante con il livello di tutela offerto al diritto al ne bis in idem dall'art. 4 Protocollo n. 7 CEDU. - 5. La connessa necessità di procedere alla disapplicazione anche dell'art. 649 c.p.p. - 6. Terza opzione operativa: rimessione dell'arcano, ai sensi degli artt. 19, § 3, lett. b), del Trattato sull'Unione Europea (T.U.E.) e 267, § 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (T.F.U.E.), al giudice naturalmente competente a valutare la compatibilità di una disciplina nazionale con il diritto comunitario. - 7. Quarta opzione operativa: il raffronto diretto tra il principio del ne bis in idem convenzionale e disposizioni interni configgenti; gli impedimenti a interpretazioni convenzionalmente orientate della normativa sugli abusi di mercato in tema di litispendenza. - 8. Segue: l'impraticabilità di un'interpretazione convenzionalmente orientata del combinato disposto degli artt. 187-duodecies t.u.f. e 649 c.p.p. e la consequenziale esigenza di sollevare questione di legittimità costituzionale. - 9. Riflessioni conclusive.