ISSN 2039-1676


26 gennaio 2017 |

I "fratelli minori" di Bruno Contrada davanti alla Corte di Cassazione

Considerazioni su Cass., Sez. I, sent. 11 ottobre 2016 (dep. 18 ottobre 2016), n. 44193, Pres. Mazzei, Rel. Magi, Ric. Dell’Utri

Contributo pubblicato nella Rivista Trimestrale 2/2017

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Abstract. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di cassazione affronta la complessa questione relativa alle concrete ricadute applicative nel nostro ordinamento della sentenza Contrada c. Italia, negando a Marcello Dell’Utri la possibilità di avvalersi dei principi di diritto da essa espressi per ottenere la revoca ex art. 673 c.p.p. della propria condanna. In questo modo, i giudici di legittimità interpretano restrittivamente la portata precettiva della sentenza europea in relazione ai c.d. “fratelli minori” del ricorrente vittorioso, e cioè a coloro che, pur non avendo essi stessi proposto ricorso a Strasburgo, assumono di aver subito la medesima violazione riscontrata dalla Corte europea. La vicenda qui all’esame sollecita ancora una volta gli interpreti a interrogarsi su quali siano i meccanismi processuali più idonei ad assicurare il rispetto dell’obbligo di conformarsi alle sentenze definitive della Corte EDU, gravante sullo Stato in forza dell’art. 46 CEDU; più in radice, però, invita a riflettere circa la reale necessità di un’estensione erga omnes della ratio decidendi della sentenza Contrada, anche alla luce di una sua lettura nel più ampio contesto della giurisprudenza di Strasburgo in materia di legalità penale.

 

SOMMARIO: 1. Premessa. — 2. L’antefatto: l’ordinanza della Corte d’appello di Palermo del 18 novembre 2015. — 3. La Cassazione Dell’Utri del 18 ottobre 2016. — 3.1. Le premesse in diritto: le possibili vie processuali di adeguamento al giudicato europeo di nuovo al vaglio dei giudici di legittimità e i limiti entro i quali può operare il rimedio dell’incidente di esecuzione a tale scopo. — 3.2. L’applicazione dei criteri Ercolano al caso di specie. — 4. Spunti per una valutazione critica della pronuncia: in generale, sui rimedi processuali per eseguire gli obblighi discendenti dalle pronunce di Strasburgo. — 5. (Segue): sull’identità o diversità della situazione dell’attuale ricorrente rispetto a quella di Bruno Contrada. — 6. (Segue): sui limiti dell’obbligo, a carico dei giudici italiani, di estendere erga omnes il “giudicato europeo”. — 7. (Segue): la “prevedibilità della condanna penale” nella giurisprudenza di Strasburgo: una nozione ancora in corso di consolidamento? — 8. La problematica eredità della sentenza Contrada per l’ordinamento italiano. — 9. Conclusioni.