ISSN 2039-1676


23 febbraio 2015 |

Sentenza dichiarativa di fallimento e bancarotta: davvero incolmabile il divario fra teoria e prassi?

Il contributo è pubblicato nel n. 4/2015 della nostra Rivista trimestrale. Clicca qui per accedervi.

 

Abstract. Giurisprudenza e dottrina sono storicamente divise sul ruolo da assegnare alla dichiarazione giudiziale d'insolvenza rispetto ai delitti di bancarotta. Le Corti annoverano la sentenza dichiarativa di fallimento tra gli elementi costitutivi del reato, senza però trarne tutte le implicazioni di carattere sistematico e giungendo talvolta a risultati interpretativi eccentrici. L'impostazione prevalente in dottrina, secondo cui il fallimento è condizione obiettiva di punibilità, non soltanto risulta più coerente sotto il profilo dogmatico, ma a ben vedere si sottrae anche alle possibili criticità concernenti l'individuazione del tempus e del locus commissi delicti.

SOMMARIO: 1. La tradizionale impostazione giurisprudenziale e il dibattito innescato dalla "sentenza Ravenna Calcio". - 2. Il fallimento come condizione obiettiva di punibilità della bancarotta in ragione del bene giuridico protetto. - 2.1. Condotte di bancarotta e meritevolezza di pena. - 3. La compatibilità delle condizioni obiettive di punibilità con l'art. 27 Cost. - 3.1. Bancarotta e principio di colpevolezza. - 4. La rilevanza delle condizioni obiettive di punibilità nell'ottica del tempus e del locus commissi delicti.