2 maggio 2013 |
Il rapporto di causalità nella giurisprudenza penale a dieci anni dalla sentenza Franzese
Relazione all'incontro dibattito svoltosi presso la Corte di Cassazione il 28 novembre 2012
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Un bilancio provvisorio a dieci anni dalla storica sentenza Franzese in materia di nesso causale: alcuni punti fermi, e alcuni problemi ancora sul tappeto, a cominciare dalla difficoltà di trapiantare lo schema di accertamento enucleato dalle Sezioni Unite alle ipotesi di responsabilità per omissione (in particolare nel settore della responsabilità medica), sino alle delicatissime questioni che coinvolgono i processi per esposizione a sostanze tossiche - amianto, CVM, etc. -, che sollecitano la prassi e la stessa dottrina alla ricerca di soluzioni innovative, per lo più fondate sull'utilizzazione in sede processuale di evidenze epidemiologiche che attestano aumenti (a volte drammatici) di incidenza di determinate patologie nella popolazione di soggetti esposti, a supporto di imputazioni ex artt. 434 co. 2 e 437 co. 2 c.p. (come nel processo Eternit e, ora, nel procedimento ILVA), ovvero - secondo una prospettiva affacciatasi recentemente in dottrina - a supporto delle tradizionali imputazioni per omicidio e lesioni personali colpose, anche rispetto a patologie a eziologia tipicamente multifattoriale.
Si ringraziano gli organizzatori dell'incontro per avere gentilmente consentito alla pubblicazione della presente relazione sulla nostra Rivista.
SOMMARIO: 1. Premessa. - 2. Sul rilievo storico della sentenza Franzese. - 3. I problemi ancora aperti. - 3.1. La causalità nel reato omissivo improprio. - 3.2. (Segue): una pseudo-soluzione, e una possibile via d'uscita. - 3.3. Nesso causale e responsabilità da esposizione a sostanze tossiche: i problemi fondamentali ancora sul tappeto. - 3.4. (Segue): e qualche cenno a possibili vie d'uscita alternative. - 4. Conclusioni.