ISSN 2039-1676


11 marzo 2013 |

Sui supposti guasti della riforma della concussione

Editoriale

Il presente contributo è ora pubblicato anche nel n. 2/2013 della nostra Rivista trimestrale. Clicca qui per accedervi.

Dopo una prima fase caratterizzata da reazioni complessivamente positive nei confronti della proposta governativa di riforma dei reati di corruzione, poi sfociata nella legge n. 190/2012, paiono ora moltiplicarsi le voci scettiche e/o apertamente critiche nei suoi confronti (si veda, da ultimo l'intervista rilasciata qualche giorno fa dall'ex Procuratore antimafia Grasso, La norma Severino sulla concussione produce solo guasti, in Repubblica dell'8 marzo 2013). Tra le molte critiche formulate contro la riforma, due ricorrono con particolare frequenza: quella contro lo 'spacchettamento' della vecchia concussione nelle due attuali figure delittuose di cui agli artt. 317 e 319 quater c.p.; e quella che denuncia perniciosi effetti di azzeramento dei processi in corso per delitti di concussione - tra i quali si annovera notoriamente anche uno dei processi milanesi a carico dell'ex Presidente del Consiglio dei Ministri. Vorrei qui cercare di spiegare perché queste critiche non mi persuadono, nonostante l'indubbia autorevolezza ed esperienza di chi le ha anche di recente formulate. 

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